venerdì 14 aprile 2017 - UAAR - A ragion veduta

Antiterrorismo e burqa pasquale

Dove a volte non arriva il buon senso arriva l’emergenza terrorismo e le conseguenti contromisure. Malgrado il divieto già previsto dal 1975 di qualunque mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, l’eccezione religiosa è stata da più magistrature e procure considerata sufficiente (il giustificato motivo richiesto dalla normativa) a permettere persino il burqa, quell’indumento cioè che lascia scoperti solo gli occhi.

Ma a fronte di un inasprirsi delle misure di sicurezza non c’è eccezione religiosa che tenga, così come recitano le direttive del Ministro degli Interni per le occasioni speciali. Peccato però che di copricapi integrali ne sia piena anche la tradizione cattolica, soprattutto in periodo di ricca liturgia (di occasioni speciali) come quello pasquale. E pertanto seppur in modo imprevisto ma a rigor di ferrea logica oltre al burqa ne fanno le spese anche le buffe, quei cappucci stile ku klux klan che in segno di fede e penitenza molte confraternite sono solite indossare nelle processioni. Come in Liguria, dove l’entusiastico tentativo di ripristinare vecchie usanze si è brutalmente scontrato con l’insensibilità della Digos.

Incappucciati sì, ma solo in chiesa. A pena non solo di denuncia ma, parrebbe ancor più grave, di “ramanzina” della Curia. Che, sicurezza o non sicurezza, ci ha comunque messo il cappello.

Adele Orioli




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