martedì 30 maggio 2017 - Slow Revolution

Anoressia: Odi et amo, gli scatti di Tatiana Mura

In una società che promuove come valori primari l’ingordigia di cibo e forme da fotomodelli può accadere che i due messaggi entrino in cortocircuito sotto forma di disturbi del comportamento alimentare (Dca). 

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© Tatiana Mura

In Italia a soffrire di patologie alimentari come anoressia e bulimia sono più di 3 milioni di persone, tra i quali 2,3 milioni di adolescenti e sempre più bambini di 8-10 anni. A esserne colpite sono soprattutto le donne (95,9%), vittime di pressanti campagne di immagine per veicolare la bellezza come forma imprescindibile di consenso sociale. L’esito sono gravi conseguenze per corpo e mente che possono sfociare in depressioni o in decessi. Pericoli che hanno indotto il governo francese a seguire l’iniziativa presa in Spagna nel 2006 per la Pasarela Cibeles, il più importante appuntamento della moda iberico, che vieta alle modelle di sfilare o posare per servizi fotografici se sono sottopeso. Stilisti e agenzie, dunque dovranno verificare il certificato medico che attesta il buono stato di salute e il corretto indice di massa corporea delle indossatrici prima di farle salire sulle passarelle di Francia, pena ammende fino a 75.000 euro e detenzioni fino a 6 mesi. L’intento, ha dichiarato un responsabile del ministero della Sanità francese, è “agire sull’immagine del corpo nella società per evitare la promozione di ideali di bellezza inaccessibili e prevenire l’anoressia nelle giovani”.

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© Tatiana Mura

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Riflettere sul rapporto con il cibo

Il difficile rapporto tra cibo e corpo è stato più volte raccontato dai fotografi, per lo più scegliendo immagini forti rappresentanti persone anoressiche o bulimiche capaci di suscitare compassione. Scatti raccapriccianti che possono fare volgere lo sguardo altrove con il rischio di vanificare la sensibilizzazione al problema. A cambiare prospettiva è Tatiana Mura, fotografa del settore food dallo sguardo originale e creativo. Uno stile mantenuto con il progetto “odi et amo” pensato non tanto per denunciare il dramma della Dca, ma per fare riflettere sul rapporto conflittuale tra nutrizione e corpo. Una scelta quasi obbligata per una fotografa “golosa” pagata per creare immagini che esaltino il desiderio per le pietanze. “Siamo bersagliati da immagini di donne ammiccanti con corpi sottili che suggeriscono eterna felicità e consenso sociale senza il quale l’esistenza appare priva di significato. Nel contempo le immagini patinate di pietanze prelibate travolgono la mente e alimentano il desiderio di gustarle senza limiti”. Un dualismo nel quale si rischia di “rimanere intrappolati nelle proprie paure, senza possibilità di spezzare le catene seppure la chiave per liberarsi è a portata di mano”. Basterebbe pensare che dietro gli scatti di giovani seducenti “si nascondono verità scomode, con modelle spesso costrette a una vita di sacrifici difficile da immaginare per rientrare negli standard voluti dai signori della moda. Esistenze lontane dall’aurea felice rappresentata nelle foto e più prossime alla depressione”.

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Le pietanze bramate sono inaccessibili

“Nel progetto odi et amo ho voluto esprimere il mio amore e odio per il cibo, dove al desiderio di poter godere dell’alimento si contrappone un senso di colpa che allontana l’oggetto agognato”. Sensazioni contrapposte simboleggiate con una serie di scatti con protagonista una forchetta prossima a catturare la pietanza sognata, ma impossibilitata a farlo da un filo spinato, un lucchetto o una gabbia invalicabile. Una rappresentazione ironica dove “il cibo tanto bramato risulta sempre inaccessibile, ostacoli che la mente si crea e che non riesce a sormontare, anche se ai più appaiono facilmente superabili. Eppure la razionalità non riesce ad affrancarsi in una continua e inesorabile lotta interiore”. Dal quale non si esce sempre vincenti.

Tatiana Mura

Tatiana vive e lavora in Liguria, la sua passione per la cucina ha fatto sì che il cibo diventasse il soggetto delle sue foto. Il passaggio dalla food photography “tradizionale” a una dimensione più creativa ha portato alla produzione di un portfolio in cui l’immagine dell’alimento assurge a ruolo simbolico. Redattrice de ”La gazzetta del gusto” per la sezione fotografia, vincitrice del premio Artensile 2014, prima classificata al concorso nazionale portfolio fotografico “All’ombra della Torretta” con portfolio still food, nel 2017 ha esposto a Milano e Firenze in rassegne dedicate al cibo. Dal 2017 fa parte del collettivo Zest

Sito: www.muratatiana.wordpress.com    

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