lunedì 28 dicembre 2020 - Pressenza - International Press Agency

Ancora bombe su Gaza. Ma non fa notizia

Nella notte tra Natale e santo Stefano – giorno dedicato al primo martire cristiano, lapidato dagli israeliti nel 36 d.C. a Gerusalemme presso la Porta dei Leoni – il cielo di Gaza ha visto nuovamente missili e caccia terrorizzare le popolazioni locali.

di Patrizia Cecconi

(Foto di al quad camera)

Due razzi sono partiti dalla Striscia verso il sud di Israele. Strani razzi, da nessuno rivendicati come avviene spesso da quando Hamas ha cambiato strategia, ma attribuiti ad Hamas “per default” per cui ne pagherà comunque le conseguenze, come dichiarato dal plurindagato ma sempre in sella premier israeliano Netanyahu, al punto che verrebbe perfino da ipotizzare qualche intervento spurio .

I razzi per fortuna non hanno fatto danni, in quanto intercettati dall’iron dome come comunicato dall’esercito israeliano e come, in Italia, ci fanno sapere l’Ansa e Rainews24 specificando che, seppur neutralizzati dal sistema antimissili, i due razzi hanno costretto “la popolazione dello Stato ebraico a correre terrorizzata nei rifugi”. Poi Rainews24 comunica che i media palestinesi non segnalerebbero vittime in seguito agli attacchi aerei dei caccia israeliani, ma solo che alcune finestre sono saltate, sebbene lo stesso esercito israeliano abbia annunciato di aver colpito tre strutture di Hamas.

Qui andrebbe anche spiegato, ma i nostri organi di informazione non lo fanno, che anche le sedi di uffici pubblici sono considerate “strutture di Hamas” tanto le caserme come i centri ricreativi o le scuole non dell’UNRWA e tutto ciò che è pubblico, cosa abbastanza ovvia essendo Hamas il partito al governo nella Striscia. Ma dire “strutture di Hamas” assume un tono particolare e, diciamolo chiaramente, un tono assolutorio verso Israele e giustificatorio dei suoi crimini.

Grazie a comunicazioni dirette e documentate da Gaza, compresi i media palestinesi, noi invece apprendiamo che i nostri opinion maker “stranamente” non erano aggiornati circa i danni prodotti da Israele e scopriamo che ci sono stati anche due feriti uno dei quali è una bambina di sei anni. Ma è solo una piccola palestinese e non fa notizia, quindi i nostri media più importanti possono ignorarla.

Non ci è dato sapere se la popolazione di Gaza sia stata colta dal terrore come quella israeliana, ma sappiamo per certo che, al contrario di quest’ultima, non è scappata nei rifugi. Semplicemente perché non ne ha. Solitamente scappa per le strade per non restare sotto le macerie.

Sappiamo anche, sempre dai media palestinesi oltre che da notizie in diretta arrivate da Gaza tramite internet, che tra gli obiettivi civili presi di mira c’è anche un centro di riabilitazione per disabili a Tuffah, alla periferia di Gaza city; sappiamo che è stato colpito l’ospedale pediatrico Al Durra e, come sempre, il campo profughi di Al Bureji distruggendo alcune abitazioni. Sappiamo che è stato colpito anche un luogo di culto, ma trattandosi di una moschea e non di una sinagoga la stampa nostrana non l’ha neanche presa in considerazione. Non sembri pura polemica questa puntualizzazione, al contrario è un segno chiaro, e non certo l’unico né il più eclatante, dell’accondiscendenza mediatica verso Israele, accondiscendenza che ne perpetua la violazione dei diritti umani, in primis verso i palestinesi, ma contro chiunque si ponga come ostacolo al suo cammino illegittimo e illegale di espansione coloniale in Medio Oriente.
L’omicidio impunito dell’ultimo scienziato iraniano, ad esempio, avrebbe dovuto far gridare i governi democratici del mondo, e questi avrebbero dovuto pretendere sanzioni esemplari verso questo Stato che somministra la pena di morte a suo piacimento senza neanche la parvenza di un processo e che mette a rischio la sicurezza mondiale. Invece lo Stato ebraico viene addirittura omaggiato, e il gioco mediatico è tale che spesso induce a colpevolizzare la vittima invece del carnefice, cioè di Israele che, se non avesse le attenuanti storiche che hanno portato alla sua fondazione, sarebbe pacificamente inseribile tra gli Stati-canaglia.

Ma vediamo che la frase magica “Israele ha bombardato le strutture di Hamas” o, nel caso dell’omicidio dello scienziato iraniano, l’altrettanto magica frase “Israele ha eliminato il padre dell’atomica iraniana”mette a posto tutte le coscienze democratiche!

Ed ora, dopo le ultime bombe su Gaza, succederà qualcosa? Hamas o altre formazioni gazawe riprenderanno l’autolesionistico lancio di razzi per rivendicare il diritto alla rottura dell’assedio? Non siamo in grado di dirlo. Possiamo soltanto ripetere fino alla noia che se l’ONU, l’Unione europea e i tanti governi che si dichiarano rispettosi dei diritti umani imponessero sanzioni a Israele affinché rompa l’illegale assedio (per non parlare dell’occupazione della Cisgiordania) toglierebbero alle formazioni gazawe il motivo per il lancio dei razzi e toglierebbero a Israele la giustificazione inaccettabile per bombardare periodicamente un popolo che ha il diritto di vivere libero.




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