Anche il Pentagono protegge i suoi pedofili

Trasmesso l’elenco al Pentagono le indagini su questi 250 si sono arenate, solo alcuni casi sono stati investigati e oggi si scopre che il Pentagono ha da tempo molato l’indagine affermando che per gli altri casi non ci può far niente, perché ha indagini più importanti e non ha le risorse sufficienti per indagare su questi reati dei dipendenti.
In questi quattro anni però nessuno ha chiesto l’intervento dell’FBI o di altre agenzie o ancora della giustizia civile, che avrebbero potuto perseguire i pedofili del ministero della difesa americano, un’ottima occasione per liberarsi se non altro d’ingenui che hanno acquistato il materiale pedopornografico usando i computer del ministero o fornendo i loro indirizzi all’interno di basi militari.
Invece nulla, l’indagine è chiusa, solo una decina su una cinquantina d’indagati (su 264) è stata in qualche maniera accusata del reato, nessuna delle altre sembra che subirà mai alcuna conseguenza. Tra i colpiti un capitano che ha patteggiato la pena e un contractor che è scappato all’estero, forse in Libia. Le indagini hanno riguardato solo i due terzi della settantina di nomi che avevano il nulla-osta per l’accesso a materiali riservati e segreti.
Evidente è l’interesse limitato a scoprire se fossero ricattabili, come altrettanto evidente è il totale disinteresse per le accuse legate alla pedopornografia. Tanto che il Pentagono non ha nemmeno ritenuto opportuno d’informare i superiori dei 264 coinvolti di questo spiacevole infortunio.