giovedì 9 settembre 2010 - Mazzetta

Anche il Pentagono protegge i suoi pedofili

Nel 2006 un’indagine delle autorità doganali statunitensi (Project Flicker) portò alla luce l’attività di 264 dipendenti del Dipartimento della Difesa (DOD), colpevoli di aver acquistato materiale pornografico ritraente minori insieme ad altri quasi cinquemila americani beccati nella stessa indagine.

Trasmesso l’elenco al Pentagono le indagini su questi 250 si sono arenate, solo alcuni casi sono stati investigati e oggi si scopre che il Pentagono ha da tempo molato l’indagine affermando che per gli altri casi non ci può far niente, perché ha indagini più importanti e non ha le risorse sufficienti per indagare su questi reati dei dipendenti.

In questi quattro anni però nessuno ha chiesto l’intervento dell’FBI o di altre agenzie o ancora della giustizia civile, che avrebbero potuto perseguire i pedofili del ministero della difesa americano, un’ottima occasione per liberarsi se non altro d’ingenui che hanno acquistato il materiale pedopornografico usando i computer del ministero o fornendo i loro indirizzi all’interno di basi militari.

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Invece nulla, l’indagine è chiusa, solo una decina su una cinquantina d’indagati (su 264) è stata in qualche maniera accusata del reato, nessuna delle altre sembra che subirà mai alcuna conseguenza. Tra i colpiti un capitano che ha patteggiato la pena e un contractor che è scappato all’estero, forse in Libia. Le indagini hanno riguardato solo i due terzi della settantina di nomi che avevano il nulla-osta per l’accesso a materiali riservati e segreti.

Evidente è l’interesse limitato a scoprire se fossero ricattabili, come altrettanto evidente è il totale disinteresse per le accuse legate alla pedopornografia. Tanto che il Pentagono non ha nemmeno ritenuto opportuno d’informare i superiori dei 264 coinvolti di questo spiacevole infortunio.




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