mercoledì 1 luglio 2015 - Francesco

Anarchia e potere

Anarchia essenzialmente è assenza di gerarchia e autorità. Una società anarchica è una società orizzontale, senza padroni e servi in ogni ambito delle relazioni tra gli individui. Non vi è uno stato come siamo abituati a immaginarlo, non vi sono i classici rapporti operaio-datore di lavoro.

Al loro posto c’è una comunità che si autogoverna nei modi che preferisce, e lavori basati sull’iniziativa privata di singoli o di gruppi che cooperano con rapporti di reciprocità e mutualismo. In una società anarchica non c’è l’azienda di stato, viene meno l’idea di “pubblico”. Ciò che riveste una importanza fondamentale viene considerato un bene comune e dato in gestione a progetti privati di cooperazione che non sfruttano quella risorsa per specularci, ma la gestiscono con pacatezza per il bene di tutti traendoci da questa gestione ciò che serve per la sopravvivenza e la conduzione di una vita dignitosi per coloro che ci lavorano, come è giusto che sia.

Ma stiamo andando un pò oltre. Fermiamoci un attimo per analizzare il ruolo del potere nella società anarchica e nel percorso di realizzazione dell’anarchia.

Spesso si associa l’anarchia all’assenza di potere o si crede che il percorso obbligato per la realizzazione di una società anarchica sia l’abbattimento di ogni potere precostituito immaginando così una società senza poteri dove è lo stesso potere ad essere associato all’autorità. Ma se il potere è quella facoltà di poter fare qualcosa, la possibilità di prendere iniziativa, il potere di decidere sia singolarmente che collettivamente, il potere di autogestirsi ed autogovernarsi; il potere non cessa mai di esistere. Neanche in una situazione in cui lo stato viene a mancare per delle rivolte e né l’istituzione stato, né i rivoltosi riesco a prendere in mano il governo per cui alcuni territori sono lasciati a loro stessi e non hanno la capacità di organizzarsi e governarsi autonomamente. Neppure in questa situazione viene meno il potere perché sarà il più forte, il più ricco, il meglio armato a imporre o a influenzare le decisioni da prendere. Per cui il potere non cessa mai di esistere, ma assume delle forme diverse a seconda di come è impostato.

L’anarchia è, quindi, una società in cui ogni individuo ha potere decisionale all’interno delle assemblee di autogoverno. Nell’anarchia nessuno ha più potere di qualche altro, nessuno può influenzare più altri le decisioni. Sono le assemblee a decidere e all’interno delle assemblee ognuno può esprimersi fino a trovare una posizione condivisa. Questo tipo di organizzazione è possibile solo su piccola scala. Si parla, infatti, di assemblee di quartiere o di piccoli paesi. 

In questa nuova forma di potere non autoritario è importante il concetto di federalismo che storicamente e politicamente nasce poco prima del concetto positivo di anarchia. Federalismo è un contratto o un’alleanza tra pari. Per questo l’organizzazione ideale anarchica è la federazione di liberi comuni che si autogovernano senza confini e stati. Il federalismo, quello autentico e lontano dalla propaganda attuale nazionalista, prevede quindi una sovranità popolare e che si attua attraverso le pratiche anarchiche dell’autogoverno. Nel concetto di federalismo è implicita una periferizzazione del potere, un movimento del potere che, contrariamente all’accentramento, si sposta dal centro verso le periferie dal palazzo del governo alle piazze, dalle capitali alle regioni e dalle regioni ai comuni bypassando i palazzi del potere per arrivare nelle assemblee cittadine. La periferizzazione estrema, o se preferiamo integrale, del potere coincide con l’anarchia, con il governo del popolo attraverso l’assemblea del popolo senza passare per terzi o per deleghe.




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