venerdì 8 maggio 2015 - Piero Tucceri

Analfabetismo? Ancor peggio: è illetteratismo!

      Le indagini statistiche dimostrano in maniera sempre più evidente la scarsa preparazione culturale degli italiani. Persino fra le persone provviste di una formazione universitaria, moltissime non riescono ad andare oltre un livello elementare di comprensione di una pagina scritta. Accanto a questo fenomeno, conosciuto come “illetteratismo”, si colloca l’analfabetismo in senso stretto: vale a dire, quello del non sapere né leggere, né scrivere.

 Tuttavia, non è tanto l’assoluta mancanza di acculturazione che induce a riflettere, quanto quel subdolo analfabetismo che non consente a molti di poter efficacemente interagire con gli altri. Il peggiore analfabetismo è proprio questo, perché relega le persone nel proprio angusto privato, escludendole così dalla fattiva partecipazione alle dinamiche sociali.

 Per poter combattere efficacemente l’analfabetismo, non basta perciò soltanto imparare a leggere e a scrivere: è necessario riuscire ad armonizzare le proprie idee ed emozioni in maniera tale da renderle intelliggibili.

 La società odierna non aiuta certamente in tal senso, essendo soverchiata dall'immediatezza, dalla virtualità e da tutto ciò che non lasci traccia. Promuovendo di conseguenza il dilagare di un analfabetismo cognitivo ed emotivo di indubbia pericolosità, poiché impedisce la presa di coscienza e la capacità di esternazione delle proprie emozioni. Con la tremenda conseguenza di penalizzare pesantemente le relazioni interpersonali e perciò gli stessi moduli sociali.

Foto: Flickr (Autore: Sharon & Nikki McCutcheon)




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