venerdì 20 gennaio 2017 - Leandro Malatesta

"American Crime Story, the People V O. J. Simpson": la pluripremiata serie Tv su Rai4

​La serialità nel linguaggio narrativo odierno è un dato di fatto indiscutibile.

Se essa possa essere più o meno efficace nello sviluppo di un racconto è altra materia sulla quale dibattere; certamente i tempi sono cambiati e così il modo di raccontare le storie.

Le serie TV richiamano non solo il pubblico ma diversi grandi registi, produttori ed attori si sono calati in questa nuova dimensione che è sempre più ibrida dove il confine (spesso in passato limitante) televisivo sembra non esistere più.

Insomma le serie TV sono in larga parte affrancate dal mezzo di comunicazione al quale si rivolgono (solo ormai in apparenza) principalmente.

Il caso della serie “American Crime Story” è caso emblematico in tal senso.

La prima stagione sottotitolata, “The people v. O J Simpson” ispirata dal libro The Run of His Life: The People v. O. J. Simpson scritto dall'avvocato Jeffrey Toobin ha chiaramente come riferimento l'omicidio di Nicole Brown Simpson (ex moglie della stella del football americano) e del proprio amante, duplice assassinio avvenuto il 12 Giugno 1994.

Il caso che appassionò e divise l'intera nazione americana vide coinvolto in prima persona O J Simpson il quale fu accusato direttamente del crimine ma il verdetto emesso il 03 ottobre 1995 ribaltò totalmente l'accusa dichiarando l'uomo innocente.

Questi i fatti di un processo che venne rinominato il processo del secolo per l'attenzione mediatica suscitata e per le dinamiche che esso portava con se seppur intese nel proprio sottotesto.

“American Crime Story” nasce come una serie antologica che in ognuna delle proprie stagioni si pone l'obiettivo di raccontare un grande fatto di cronaca.​

In Italia dopo essere passata sui canali FOX della piattaforma SKY è ora visibile in chiaro su RAI 4 ogni lunedì sera a partire dal 16 Gennaio 2017.

La differenza tra un racconto seriale e un racconto di fatti già sviscerati da telecamere e materiale di repertorio è data dalla modalità del racconto stesso.

Questo vale in ampia misura per tale serie TV dove la qualità della scrittura è altissima, una serie in cui le immagini oltre a raccontare sanno descrivere appieno quella realtà e quell'atmosfera di riferimento.

La produzione di Ryan Murphy e Brad Falchuk (già creatori di serie come Glee e Nip/Tuck) ricalca non solo nel nome alcune peculiarità della “sorella maggiore” “American Horror Story” (naturalmente differenziandosi da questa nei contenuti).

Gli attori che compongo il cast sono un gruppo eterogeneo di personalità forti capaci di dare carattere ai personaggi interpretati e solo per citarne alcuni: Cuba Gooding Jr. ha il ruolo di O J Simpson, Sarah Paulson veste i panni del procuratore Marcia Clark, John Travolta è l'avvocato difensore Robert Shapiro mentre David Schwimmer impersona Robert Kardashian (amico di Simpson e presente anche come avvocato nello staff dei legali dell'uomo).

Figure come Kardashian saranno poi l'emblema di un modello d'America e di espressione comunicativa che maturerà in seguito ed è per questo che la serie TV nella sua costruzione non trascura nessun personaggio, nemmeno quelli apparentemente marginali.

Questo dona ancora forza maggiore allo script ed è proprio una sceneggiatura multiforme e multistrato che porta densità nella vicenda che scorre sullo schermo.

Vale la pena spendere ancora qualche parola sulla recitazione degli attori, capaci davvero di entrare nei personaggi e restituirceli in modo chiaro facendo emergere la complessità dei protagonisti e dell'intera vicenda.

I momenti di vuoto che portano da una sequenza all'altra sanno creare la giusta rottura utile a plasmare quel giusto momento di sospensione. Questo avviene perché i momenti sono sapientemente dosati ed usati in funzione della storia e non portano mai fuori dalla narrazione.

​Va ricordato che il frutto di questo lavoro è il grande riconoscimento intrnazionale per la serie, così come lo sono i numerosi premi vinti (su tutti 10 Emmy Awards e 2 Golden Globe).

Vedendo “American Crime Story” - “The People v O J Simpson” si ha proprio l'impressione di essere dentro un grande romanzo popolare.

Il genere d'argomento proposto è capace di catturare il grande pubblico come oramai proprio soltanto le vicende di cronaca nera sanno fare. In questo senso l'operazione dimostra furbizia perché restituisce ciò che la gente vuole ma lo fa in modo intelligente e costruttivo.

Questo affidarsi ad un genere di forte richiamo popolare (come la cronaca nera) non è però mancanza di coraggio ma anzi dimostra la volontà di creare un genere transitivo per superare le classiche distinzioni tra realtà e costruzione immaginaria.

Con questo prodotto seriale si coglie quindi in modo chiaro cosa si propongono di essere oggi le serie televisive; ossia strumenti capaci di parlare sui più piani oltre a quello della narrazione dei fatti proposti con la volontà di arrivare al pubblico più vasto possibile mantenendo una caratteristica autoriale nella scrittura e nella messa in scena aprendo così scenari fino a poco tempo fa inediti.

Per citare infine Sun Tzu e il suo “L'arte della guerra” autore e testo cari a diversi sceneggiatori e produttori della Hollywood mainstream sembra che ci si sia accorti del fatto che “le occasioni si moltiplicano quando le cogli”.




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