mercoledì 15 settembre 2021 - Pressenza - International Press Agency

Allarme riarmo nucleare della Cina: è il vero pericolo, o un pretesto in più?

PREMESSA – Sul Bulletin of the Atomic Scientists Hans Kristensen e Matt Korda, entrambi della Federazione degli Scienziati Americani (FAS), pubblicano e aggiornano da anni il Nuclear Note Book sugli arsenali delle potenze nucleari, basandosi sui dati più aggiornati vagliati in maniera molto attenta e critica. 

di Angelo Baracca

(Foto di Planet)

Sono obiettivamente materiali complessi che richiedono uno studio specifico da parte di chi sia addentro ai problemi degli armamenti nucleari ma oggettivamente di lettura complessa per chi non se ne occupa direttamente. Ad alcuni di questi aggiornamenti mi rifaccio liberamente in questo articolo. Di alcuni articoli di Kristensen e Korda fornisco degli estratti nel supplemento finale.

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Penso che molti abbiano letto le notizie sulla costruzione da parte della Cina di centinaia di nuovi silos per ospitare missili balistici intercontinentali (ICBM, Intercontinental Ballistic Missiles): gli annunci sono innumerevoli e immancabilmente con l’aggiunta di un aggettivo cruciale, “missili nucleari“, che in realtà non è una necessità assoluta, anche se assai plausibile. Da più di 20 anni il perfezionamento delle tecniche, in particolare la precisione, e degli esplosivi non nucleari rende sempre più i missili balistici intercontinentali una potente arma strategica indipendentemente dalla natura della carica esplosiva che trasportano: Mosca in particolare da tempo propone di equiparare nel conteggio tutti i missili intercontinentali.

Vale la pena di approfondire la questione e cercare di estrarne i possibili significati e conseguenze.

Un contributo chiarificatore in proposito è stato scritto il 1o settembre sul Bulletin of the Atomic Scientists da Hans Kristensen, il maggiore esperto di questi problemi, e Matt Korda: https://thebulletin.org/2021/09/chi.... Lo scritto è molto articolato ed anche complesso (non complicato, è leggibile da chiunque) e non è possibile farne una sintesi, merita di essere letto: ma dall’articolo e dalle sue osservazioni traggo ispirazione per un commento e un aggiornamento generale.

I nuovi silos nel quadro dell’arsenale cinese

Un primo aggiornamento quantitativo. I siti nei quali i silos sono in costruzione, confermati da immagini satellitari e da presunte conferme del governo USA, sono complessivamente quattro o forse cinque, in stati diversi di avanzamento, e le stime sono che possa trattarsi complessivamente di 300 silos. Ogni sito includerebbe, dalle foto satellitari, una serie di altre strutture che potrebbero essere centri di controllo del lancio e strutture di supporto.

Finora si stima che la Cina abbia circa 20 silos per il vecchio (ma modificato) ICBM DF-5 a combustibile liquido, il quale presenta gravi inconvenienti per i tempi di accensione e di reazione. Tuttavia la costruzione di quasi 300 silos è certamente una novità: la decisione di farlo non è stata probabilmente causata da una singola questione, ma da una combinazione di fattori. Gli autori sottolineano che è importante ricordare che la pianificazione nucleare cinese non è motivata solo dalle scelte degli Stati Uniti, ma anche da quello che stanno facendo la vicina India, il Pakistan, ed anche la Russia.

Se si vogliono realmente capire i timori, e le scelte, cinesi – non per giustificarle, ma per uscire da facili e immediate denunce – non si può non risalire a 20 anni fa, quando George Bush Jr. disdisse unilateralmente il trattato ABM (Anti Ballistic Missile) per dare avvio alla plurimiliardaria impresa, e colossale affare, delle difese antimissile, che furono la cruciale violazione del regime di non proliferazione sviluppato dopo il crollo dell’URSS. Difese che, sia chiaro, non garantiscono, come sostiene la vulgata propagandistica, di intercettare e distruggere i missili di una attacco nucleare massiccio (il riferimento è la Russia), ma al più possono fornire una protezione significativa contro potenziali attacchi al territorio degli Usa di missili balistici della Corea del Nord o dell’Iran. Ma indiscutibilmente queste difese possono scoraggiare l’autore di un first stike dal provarci; oltre ad avere lanciato una sfida tecnologica ed economica colossale. Quando del 2010 si conclusero i negoziati per il trattato Nuovo START molti commentatori rimasero delusi per il timido limite di 1.550 testate e 700 lanciatori per parte, ma fu Mosca a non accettare riduzioni maggiori perché il modo più efficace per superare le difese antimissile era di saturarle con un attacco missilistico massiccio. Non per caso da anni la Cina ha dotato i suoi ICBM di testare multiple (MIRV, Multiple Independently targetable Reentry Vehicle). Il nuovo ICBM DF-41 (a combustibile solido) è pure dotato di MIRV e il futuro SLBM (Sea Launched) JL-3 sarà capace di trasportare testate multiple. I nuovi silos saranno ovviamente adatti per missili a combustibile solido.

Dal 2010 le tensioni internazionali si sono aggravate e da qualche anno gli Stati Uniti denunciano il pericolo rappresentato dalla Cina e presidiano costantemente i mari che la circondano: c’è davvero da stupirsi che la Cina provveda a potenziare le proprie forze missilistiche?

I 20 silos di cui disponeva la Cina sono estremamente vulnerabili a un eventuale first-strike dagli USA. Tanto più che la strategia nucleare statunitense difficilmente può essere interpretata come difensiva: lo stato di “lancio immediato su allarme” (Launch on warning) in cui Washington mantiene centinaia dei suoi ICBM è un residuato della Guerra Fredda indicativa di come gli USA non hanno mai … abbassato le armi (nucleari)! Mosca fa altrettanto.

Si è a lungo pensato che invece i missili cinesi siano schierati senza testate nucleari installate, in circostanze normali. La Cina ha sviluppato lanciatori di missili mobili su strada (road-mobile) che sono meno vulnerabili, ma non invulnerabili. Aumentando il numero di silos, un numero maggiore di ICBM potrebbe sopravvivere a un first-strike. I leader cinesi potrebbero aver deciso che hanno bisogno di aumentare la prontezza degli ICBM per assicurarsi che siano in grado di venire lanciati prima di essere distrutti in un attacco.

La Cina ha storicamente adottato una strategia di “deterrenza minima” mantenendo il numero di lanciatori nucleari a un livello relativamente basso. Ma oggi i leader cinesi potrebbero aver deciso che necessitano di aumentare le loro forze nucleari. Potrebbero sentire la minaccia non solo dal Pacifico: l’India sta sviluppando diversi tipi di missili a lungo raggio che sembrano essere esplicitamente destinati a colpire la Cina. Tutti questi avversari influenzano la decisione della Cina su quante e quali tipi di armi nucleari ha bisogno. La costruzione di nuovi silos avviene insieme al dispiegamento di un numero crescente di lanciatori di missili mobili su strada, sottomarini con missili balistici e lo sviluppo di una forza di bombardieri nucleari. Sembra che la Cina intenda passare da un “deterrente minimo” a un “deterrente medio” che la posizionerebbe a un livello intermedio tra i piccoli stati dotati di armi nucleari (Francia, Gran Bretagna, Pakistan, India, Israele e Corea del Nord) e i due grandi (Russia e Stati Uniti).

Pechino ha sempre proclamato la differenza della sua strategia nucleare da quelle di Washington e Mosca, ed è probabile che non dichiarerà ufficialmente l’abbandono della strategia del “deterrente minimo”. Alcuni analisti hanno suggerito che la Cina potrebbe progettare una specie di “gioco delle tre carte”, cioè potrebbe avere in realtà l’intenzione di schierare un numero minore di missili nei nuovi silos.

Nel considerare la situazione nucleare globale non va dimenticato che il bilancio del Pentagono proposto da Biden – anche se in parte un residuo dell’ultimo anno dell’amministrazione Trump – include oltre 44,5 miliardi di dollari per le armi nucleari: nuove armi nucleari della marina, un nuovo missile balistico intercontinentale, e quasi 100 milioni di dollari per mantenere in servizio le ultime grandi armi nucleari americane. Recentemente è stata data la notizia che l’amministrazione Biden ha iniziato l’elaborazione della nuova Nuclear Posture Review: evidentemente non potrà non tenere conto del potenziamento nucleare della Cina.

Insomma, nessun paese nucleare sembra tenere in conto il Trattato di Proibizione entrato in vigore il 22 gennaio scorso! E nemmeno prendere in considerazione di negoziare misure immediate, a costo zero, che sarebbero in grado di allontanare considerevolmente il rischio di un conflitto nucleare, in primo luogo “deallertare” i missili nucleari dallo stato di “lancio su allarme”, separando fisicamente le testate dai missili: misura che sarebbe oggi assolutamente urgente per i rischi crescenti di falsi allarmi o attacchi informatici posti dalla crescente automatizzazione dei sistemi di controllo e comando. L’affidamento crescente sulla tecnologia può risultare sempre più micidiale.

AGGIORNAMENTI (stralci)

NOTA – Mi limito a riportare stralci sulla consistenza numerica degli arsenali, ma Kristensen e Korda analizzano minuziosamente la struttura, la natura e l’efficienza dei vettori, nonché quello che si conosce delle dottrine nucleare, fattori non meno importanti ma più complessi da portare a un pubblico non specialista.

Gran Bretagna

Han Kristensen e Matt Korda, “Nuclear Notebook: How many nuclear weapons does the United Kindom have in 2021?“, Bulletin of the Atomic Scientists, 13 maggio 2021, https://thebulletin.org/premium/202....

Una nota personaleda molti anni si osserva che l’arsenale nucleare della Gran Bretagna è il più inutile del mondo [se mai le armi nucleari potessero essere utili!] dal momento che gli storici strettissimi legami della Gran Bretagna con gli Stati Uniti garantirebbero sicuramente una copertura e difesa da parte di questi ultimi nel caso di una minaccia nucleare [sembra che fra le istruzioni riguardanti una risposta nucleare del Regno Unito un’opzione prescriva “Mettiti sotto il comando degli Stati Uniti …”]. Ma da anni la Gran Bretagna ha un ambizioso, e costosissimo, programma di cosiddetta modernizzazione, eufemismo per costruzione di nuovi sommergibili e missili balistici nucleari. Tanto più stupisce che quest’anno la Gran Bretagna abbia annuncito a sorpresa l’aumento del proprio arsenale nucleare.

Kristensen e Korda annotano: “Il deterrente nucleare del Regno Unito dipende pesantemente dall’infrastruttura nucleare americana, al punto che la sua indipendenza è stata a lungo in discussione. Il Regno Unito non possiede missili propri, ma ha titolo a 58 Trident SLBM da un pool di missili condivisi con la Marina degli Stati Uniti.”

<<… Tra tutti gli stati dotati di armi nucleari, il Regno Unito è quello che ha fatto di più di più per stabilire un deterrente nucleare minimo. Il RU ha un totale di circa 225 testate nucleari, di cui 120 sono dispiegate su quattro sottomarini con missili balistici a propulsione nucleare di classe Vanguard (SSBN). … i missili balistici lanciati dai sottomarini (SLBM) sono l’unico sistema di lancio nucleare. [Il RU è il solo stato nucleare ad adottare un unico sistema di lancio]

… La revisione strategica del 2015 ha riaffermato che la dimensione complessiva dell‘arsenale nucleare, comprese le testate non schierate, dovrebbe diminuire a non più di 180 entro la metà del 2020.

… [Ma] Nella revisione integrata del 2021 il governo britannico ha improvvisamente invertito decenni di politiche di disarmo graduale e ha annunciato un aumento significativo del limite superiore dell’arsenale nucleare del RU, fino a non più di 260 testate. Questa decisione accomuna il RU alla Cina e alla Russia come i tre membri dei cosiddetti P5 del TNP ad aumentare le dimensioni dei loro arsenali nucleari.

… Oltre all’aumento del limite delle testate, la revisione integrata ha anche invertito le pratiche di trasparenza di lunga data e ha dichiarato che il RU “non darà più cifre pubbliche per il nostro arsenale operativo, le testate dispiegate o il numero di missili dispiegati”.

… I costi crescenti e la cattiva gestione del complesso nucleare del RU sono stati a lungo fonte di preoccupazione. La Strategic Defence and Security Review del 2015 suggeriva che i costi di costruzione dei quattro nuovi sottomarini sarebbero stati di 31 miliardi di sterline, un aumento di 6 miliardi di sterline rispetto alle stime del 2011.>>

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Pakistan

Han Kristensen e Matt Korda, “Nuclear Notebook: How many nuclear weapons does NPakistan have in 2021?“, Bulletin of the Atomic Scientists, 7 settembre 2021, https://thebulletin.org/premium/202....

<<Il Pakistan continua a espandere il suo arsenale nucleare con più testate, più sistemi di lancio e una crescente industria di produzione di materiale fissile. L’analisi di un gran numero di immagini satellitari commerciali delle guarnigioni dell’esercito pakistano e delle basi aeree mostra quelli che sembrano essere lanciatori e strutture che potrebbero essere collegate alle forze nucleari. Stimiamo che il Pakistan abbia ora una riserva di armi nucleari di circa 165 testate. … Con diversi nuovi sistemi di lancio in sviluppo, quattro reattori di produzione di plutonio e un’infrastruttura di arricchimento dell’uranio in espansione l’arsenale del Pakistan ha il potenziale per aumentare ulteriormente nei prossimi 10 anni.

… Le speculazioni secondo cui il Pakistan potrebbe diventare il terzo stato nucleare al mondo – con uno stock di circa 350 testate da qui a dieci anni – sono, a nostro avviso, esagerate, anche perché ciò richiederebbe un tasso di crescita da due a tre volte più veloce di quello degli ultimi due decenni. Noi stimiamo che l‘arsenale del paese potrebbe più realisticamente crescere fino a circa 200 testate entro il 2025, se la tendenza attuale continua. Ma a meno che l’India non espanda significativamente il suo arsenale o rafforzi ulteriormente le sue forze convenzionali, sembra ragionevole aspettarsi che l’arsenale nucleare del Pakistan non continuerà a crescere indefinitamente, ma potrebbe iniziare a livellarsi con il completamento dei suoi attuali programmi.

Un’analisi delle forze nucleari del Pakistan è piena di incertezze, dato che il governo pakistano non ha mai rivelato pubblicamente la dimensione del suo arsenale e i suoi media spesso esagerano le notizie sulle armi nucleari.

… Il Pakistan persegue quella che chiama una “postura di deterrenza a spettro completo”, che comprende missili e aerei a lungo raggio per le missioni strategiche, così come diversi sistemi di armi nucleari a corto raggio e di piccola potenza per contrastare le minacce militari al di sotto del livello strategico. Secondo gli ex funzionari pakistani, questa posizione – e la sua particolare enfasi sulle armi nucleari non strategiche – è specificamente intesa come una reazione alla dottrina indiana del “Cold Start”. Questa presunta dottrina ruota intorno al presupposto che l’India mantenga la capacità di lanciare attacchi convenzionali su larga scala o incursioni contro il territorio pakistano al di sotto della soglia in cui il Pakistan reagirebbe con armi nucleari.

… La postura nucleare del Pakistan – e in particolare la sua ricerca di armi nucleari tattiche – ha creato notevoli preoccupazioni in altri paesi, compresi gli Stati Uniti, che temono che essa aumenti il rischio di escalation e abbassi la soglia dell’uso nucleare in un conflitto militare con l’India. Nell’ultimo decennio e mezzo, la valutazione degli Stati Uniti sulla sicurezza delle armi nucleari in Pakistan sembra essere cambiata considerevolmente da fiducia a preoccupazione, in particolare a seguito dell’introduzione delle armi nucleari tattiche.>>

OSSERVAZIONE MIA – Con l’aggravarsi della crisi climatica e della frequenza e intensità di eventi estremi o crisi agricole e alimentari, c’è chi ha paventato rivolte popolari in Pakistan, che potrebbero dare ai militari l’occasione per impossessarsi completamente dell’arsenale nucleare.

Corea del Nord

Han Kristensen e Matt Korda, “Nuclear Notebook: How many nuclear weapons does North Korea have in 2021?“, Bulletin of the Atomic Scientists, 21 luglio 2021, https://thebulletin.org/premium/202...).

<<… Date queste incertezze, non è chiaro quanto materiale fissile la Corea del Nord abbia prodotto e quante armi potrebbe potenzialmente costruire.

… Sulla base delle informazioni pubblicamente disponibili, valutiamo che la Corea del Nord ha prodotto materiale fissile sufficiente per costruire da 40 a 50 armi nucleari (se tutto il materiale viene utilizzato), ma probabilmente ne ha assemblate meno. Se così fosse, la maggior parte di quelle testate sarebbero probabilmente armi a fissione a singolo stadio con possibili rese da 10 a 20 chilotoni dimostrate nei test del 2013 e del 2016 e con al massimo solo alcune testate termonucleari.

…Anche se si presume che la Corea del Nord abbia sviluppato testate per i suoi missili balistici a corto raggio, c’è meno accordo sulla sua capacità di avere testate nucleari funzionanti con missili a lungo raggio. Queste incertezze sono spesso trascurate nel dibattito pubblico sulle capacità nucleari della Corea del Nord.

… In sintesi, queste valutazioni indicano che sebbene la Corea del Nord abbia sviluppato dispositivi nucleari abbastanza piccoli da essere montati sui suoi missili balistici a medio e lungo raggio, non è chiaro se abbia sviluppato un veicolo di rientro in grado di proteggere un dispositivo durante il rientro attraverso l’atmosfera terrestre. …>>

India

Non è ancora uscito un aggiornamento simile per quanto riguarda l’arsenale nucleare dell’India, riporto l’Abstract dell’articolo dello scorso anno di Han Kristensen e Matt Korda, “Indian nuclear forces, 2020”, Bulletin of the Atomic Scientists, Volume 76, 2020, https://www.tandfonline.com/doi/ful....

<<L’India continua a modernizzare il suo arsenale nucleare, con almeno tre nuovi sistemi d’arma ora in fase di sviluppo per integrare o sostituire gli attuali aerei a capacità nucleare, i sistemi di lancio terrestri e i sistemi basati in mare. Molti di questi sistemi sono in fase di completamento e saranno presto pronti per il combattimento. Si stima che l’India abbia prodotto abbastanza plutonio militare per 150-200 testate nucleari, ma probabilmente ne ha prodotte solo 150. Ciononostante, ulteriore plutonio sarà necessario per produrre testate per i missili ora in fase di sviluppo, e l’India starebbe costruendo diversi nuovi impianti di produzione di plutonio. La strategia nucleare dell’India, che tradizionalmente si è concentrata sul Pakistan, ora sembra porre maggiore enfasi sulla Cina, e Pechino è ora nel raggio d’azione dei missili indiani.>>




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