mercoledì 31 agosto 2011 - Paolo Maria Coniglio

Alla resa dei conti: un’Italia senza italiani

L’andamento politico ed economico di questi ultimi tempi sta lanciando segnali evidenti che tutti, dovremmo cogliere e prenderne profonda coscienza. Gli Stati Uniti d’America sono sul baratro della peggior crisi mai avvenuta. L’economia europea si sta arrampicando sugli specchi per tentare di trovare temporanee ed improbabili soluzioni atte ad arginare il nostro lento declino. Recessione mondiale! Che ci piaccia o no è solo questione di tempo.

Per non parlare del nostro governo che propone manovre, prontamente riviste e corrette il giorno dopo. Non che sia colpa del governo Berlusconi, ormai è tutto allo sfacelo e ci stanno raccontando un sacco di cavolate per guadagnare tempo ed imbonirci un pochino con false speranze e propaganda di regime.

Da popolo credulone ed esasperato che siamo, abbiamo sempre sperato nell’alternanza politica, senza capire che anche cambiando colore politico di governo i problemi restano. Sostituiamo solo le persone, i nomi, ma non risolviamo nulla. La coperta è stretta da tempo e tira di qua o di là resta sempre scoperto qualcosa che appesantisce il sistema.

Siamo un popolo troppo diviso e senza identità nazionale, nonostante gli sforzi di festeggiare sotto un drappo mazziniano i 150 anni dell’Unità d’Italia. “Abbiamo fatto l’Italia, facciamo gl’italiani”, diceva Cavour, lavoro per altro lasciato a metà. Nel nostro paese c’è di tutto fuorché italiani. Del resto, siamo stati invasi da spagnoli, francesi, saraceni, tedeschi; come potremmo mai avere un’identità nazionale, abbiamo sempre fatto quello che gli altri dettavano. Oggi abbiamo addirittura italiani che si sentono tedeschi, italiani che si sentono padani e diversi da altri connazionali. Si cova il rancore e la frustrazione di non voler essere un popolo unito davvero. Attribuiamo le colpe del nostro malessere politico e sociale a parti d’Italia che da sempre sono state mal governate e i cui problemi non si sono mai voluti risolvere per convenienza. Dove c’è nebbia le mani esperte si muovono meglio e nel caos non è mai colpa di nessuno in particolare.

Forse in questo delicato periodo stiamo vivendo il palpabile ed evidente fallimento del sistema economico capitalistico. Troppo potere in mano ad una casta che si copre le spalle a vicenda. Troppi soldi in mano a poche persone, capitali non equamente distribuiti. Classi sociali che si impoveriscono sempre più e la classe media che lentamente si sta estinguendo. Forse tutto questo è difficile da accettare, da metabolizzare, ma se ognuno di noi guarda alla propria situazione si rende conto che in questo ultimo decennio, ha perso sempre più impoverendosi vertiginosamente. Oggi si lavora di più e si guadagna di meno. Chi ha la fortuna di avere un lavoro fisso è ricattato dai datori di lavoro e quello che ha gli viene fatto passare come un privilegio, mentre il lavoro è un diritto scritto sulla nostra Costituzione.

E’ fallito anche il partitismo e la legge elettorale che abbiamo non può soddisfare un Paese che nulla ha a che vedere con un’azienda, come qualcuno ci ha fatto credere per troppo tempo. L’Italia è un paese che ha delle necessità sociali impellenti: anziani, extracomunitari, sanità, giustizia, scuole, pensioni, trasporti, lavoro e moltissime altre priorità che tutti ben conosciamo. I Diritti dei Lavoratori, sono andati sempre più deteriorandosi nel tempo. Le lotte fatte dagli anni sessanta in poi, con scioperi, manifestazioni e sit-in, a conti fatti sono servite solo per un periodo di tempo e basta. I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

La corruzione, le caste, la mala giustizia o per meglio dire l’ingiustizia, le tangenti, la "neo prostituzione" da bar, sfoggiata dai nostri politici, gli stipendi e gli sprechi dei parlamentari ed ora come non bastasse anche i calciatori che fanno lo sciopero, ebbene tutto questo brodo disgustoso, penso che stia portando i veri italiani verso l’inconsapevole anarchia, nel senso che si sta creando un marasma collettivo che fa comodo a chi s’ingrassa alle nostre spalle.

A pagare è sempre la classe più debole, sempre! Non siamo lontani da un rovesciamento radicale delle nostre coscienze. Per aggiornare questo Paese, dobbiamo cambiare le persone che ci hanno imbrogliato ed impedire ai loro parenti ed amici di intralciare il processo vero di modernizzazione ed aggiornamento dell’Italia. Per fare questo, serve un popolo unito!




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