mercoledì 27 novembre 2019 - francesco latteri

Alitalia: trent’anni di gestione nefasta e assurda

Di Alitalia ho avuto modo di occuparmi più da vicino agli inizi degli anni '90, da “Segretario Particolare” e primo dirigente della segreteria di Roma di Don Vincenzino Russo

E' un nome che ai più dice poco, vista anche la deliberata scelta di Don Vincenzino di tenere un profilo mediatico il più basso possibile: una volta, davanti a Palazzo, in presenza delle telecamere mi fu chiesto “chi è il parlamentare appena entrato?” ed in ossequio alle disposizioni che avevo in proposito risposi con un inglesissimo “no comment”. Eppure, dietro le quinte, Vincenzo Russo è stato uno degli uomini politici più forti della “Prima Repubblica”, grazie anche alla consorte, nobildonna dell'alta aristocrazia veneta, vicina a Mariano Rumor ed introdotta nel Gotha economico politico dell'epoca. Don Vincenzino, pugliese, aveva conosciuto Enrico Mattei ed ha fatto parte della galassia politica dell' ENI praticamente dai suoi albori. E' stato Ministro per gli Affari Regionali, e, più ligio all'etichetta di sua moglie (peraltro osservantissima), era stato anche insignito del premio di “Parlamentare più elegante”. Ai tempi in cui Aldo Moro era Aldo Moro, in Puglia Don Vincenzino nella sua terra prendeva più voti dell'ex Presidente della DC. Agli inizi degli anni '90 l'Italia è alla sua XII legislatura e Don Vincenzino ne ha fatte da parlamentare nazionale già undici. Di norma i parlamentari sono assegnati ad una Commissione Parlamentare, Don Vincenzino, all'epoca in cui fui a suo servizio, era assegnato a due: l'importantissima V Commissione Bilancio e la “famigerata” XII Commissione Partecipazioni Statali (cui afferivano, oltre ENI anche IRI, Finmeccanica, Alitalia etc.). Tra i faldoni in segreteria c'era anche, meno voluminoso di altri, quello di Alitalia. Ebbene nulla risultava che non fosse già evidente ad una osservazione macroscopica esterna, ovvero l'accanimento, anche negli investimenti economici, di Alitalia per il primato nei voli nazionali ed in particolare per il corridoio Roma – Milano laddove già all'epoca non riusciva ad essere competitiva con il “Pendolino” delle Ferrovie dello Stato. Roma – Milano in aereo significava: un'ora di viaggio per arrivare da Roma centro al Leonardo da Vinci di Fiumicino dove si doveva arrivare almeno 45 min. prima dell'imbarco, fare l'imbarco, poi 40 min. di volo, lo sbarco, andare alla distribuzione bagagli, aspettare il proprio, andare alla partenza del mezzo per Milano e altri 50 min. Per arrivare al capoluogo lombardo. Con il “Pendolino” si andava comodamente alla stazione Termini in pieno centro di Roma e si scendeva comodamente con molto meno stress in pieno centro di Milano quattro ore e mezza dopo. Venivano poi una mancata politica di razionalizzazione e dunque riduzione del personale a livello delle altre grandi compagnie insieme ad una politica di riduzione dei costi. Infine: la mancata presa in considerazione di quella che avrebbe dovuto essere la vera prospettiva di Alitalia, ovvero la posizione geopoliticamente privilegiata dell'Italia al centro del Mediterraneo: assurgere alla premiership nei collegamenti nel Mediterraneo. Ebbene, dopo trent'anni, non è cambiato nulla. Di più non si è in grado di competere in termini di servizio – lo dico con grande amarezza – neppure con le compagnie low cost. Faccio un esempio concreto personale: dovevo tornare da Ivrea ad Acquedolci, non trovando un volo diretto da Torino a Palermo ho optato per un volo Malpensa (è alla stessa distanza dell'aeroporto di TO) Roma e poi Roma Palermo. Ecco le differenze tra Alitalia e low cost: 1) Alitalia, biglietto scontato Rm PA 350 Euro, aeromobile seminuovo, personale sufficientemente cortese, hostess con le divise firmate, al decollo e all'atterraggio per filodiffusione la musichetta della pubblicità Alitalia, ma... atterrati a Roma, andiamo a scendere, avvicino la hostess per chiedere a quale gate parte la mia coincidenza per Palermo e come raggiungerla. Mi fa un sorriso che si illumina d'immenso e mi dice “ha, ha... non lo sappiamo... ha, ha”; 2) low cost, stessa tratta, biglietto 85 Euro, aeromobile recente, personale agli stessi livelli di cortesia, le hostess non hanno la divisa firmata, non c'è la filodiffusione al decollo ed all'arrivo, vado a scendere e faccio la stessa domanda, risposta: “un attimo che vediamo...” prende un computer e controlla, mi indica il gate e mi fa vedere sulla piantina del computer la mia posizione all'ingresso degli “arrivals” e come raggiungere il gate. Insomma il punto è lì: dopo trent'anni si è ancora incaponiti, meglio il coloritissimo termine siciliano “Amminchiati”, sulle stesse concezioni, criteri e parametri con i quali già trent'anni fa sarebbe stato impossibile essere competitivi e di più avere delle concrete prospettive di crescita. Intanto grazie a questo incaponimento Alitalia ogni mese fa perdite per decine di milioni.

francesco latteri scholten.

Foto di pkozmin da Pixabay 




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