mercoledì 19 aprile 2023 - Phastidio

Alitalia, il manuale della stupidità nazionale

Nel paese dei ponti verso il nulla e della distruzione di risorse fiscali, arriva la scontata beffa di un'Europa rispettosa delle nostre pulsioni suicide

Il non evento di ieri è stato la decisione della Commissione Ue che, con tutta calma, ha definito aiuto di stato illegale anche il prestito-ponte di 400 milioni erogato ad Alitalia nel 2019. Stesso esito di quello da 900 milioni concesso nel 2017 e bocciato nel 2021. Un totale di 1,3 miliardi di euro (più interessi) per un’azienda non più economicamente vitale, che potevano essere destinati a ben altro, secondo quel concetto di costo-opportunità che da sempre causa allergie ai governi italiani. “Burro, cannoni e cannoli”, altrimenti è dittatura del neoliberismo.

TRA MEDIO ORIENTE E SUD AMERICA

Un modello economico fallito in radice, che ci apparenta sempre più agli stati falliti di Medio Oriente e Sud America. Eserciti di opinionisti a gettone che passano il tempo a giustificare le peggiori assurdità antieconomiche; una classe politica sempre pronta alla difesa di ogni posto di lavoro, purché figlio di un’azione di lobbying capillare e intensa; la ricerca ossessiva di una eccezionalità italiana che il mondo non riesce a capire e la denuncia di tentativi di spogliare il nostro meraviglioso paese di tutti i suoi tesori.

Interessanti le reazioni al comunicato della Commissione di ieri. C’è chi si è infuriato perché ci hanno messo troppo e troppo tardi, mentre forse la speranza (l’illusione) era che il nostro paese fosse messo sotto tutela quasi militare da Bruxelles. Duole deludervi: la Commissione fa presente che Alitalia è uscita dal mercato, quindi ora non può più distorcere la concorrenza con i suoi sussidi a fondo perduto. Quindi, missione compiuta e una pacca sulle spalle ai contribuenti italiani. A dirla tutta, neppure con i soldi dei contribuenti italiani Alitalia è mai riuscita a creare problemi alla competizione nel trasporto aereo passeggeri. Cercavamo un vincolo esterno? Non c’è, o comunque è molto più lasco di quello in cui speravamo. Occhio a quello del PNRR, quindi.

In questi anni abbiamo letto e sentito di tutto, per giustificare l’accanimento terapeutico su Alitalia e sulle tasse degli italiani. Ad esempio che Alitalia, in quanto attività di “supporto” al sistema-paese, può operare in perdita senza scandalo. Chissà perché, e di che supporto parliamo. Ma siamo sempre nel meraviglioso mondo del moltiplicatore miracoloso, la prova che gli italiani sono ferventi credenti, a partire dai pani e dai pesci. Oppure la tesi del rapimento dei turisti diretti nella nostra meravigliosa penisola, alla deriva nel Mediterraneo. Credo si tratti della collezione di tutto quello che non dovrebbe essere classificato come interesse nazionale. L’espressione nel cui nome in Italia si è giustificata una distruzione senza precedenti di risorse fiscali.

“E LUFTHANSA, ALLORA?”

Poi ci sono le reazioni pavloviane. Del tipo: “e Lufthansa e Air France, allora?”. Come se si trattasse di situazioni comparabili. Da un lato, aziende vitali pur se ammaccate; dall’altro, un cadavere. Capisco che in questo paese ci si ostini a non studiare i rudimenti dell’economia, ma qui siamo decisamente oltre.

Che accadrà, ora? Nulla. Al governo italiano viene ordinato di recuperare quei soldi dall’amministrazione straordinaria di Alitalia. Ovvio che non rientrerà nulla. Con buona pace della malafede di chi oggi riesce ad argomentare che la Commissione ci salassa, con questa decisione. Non si comprende se si tratti di trolling o solo del sapiente sfruttamento dell’incoercibile analfabetismo funzionale degli italiani. Bravo chi riesce a monetizzarlo. Quando non sarà più possibile, si può sempre chiedere soldi pubblici in nome del “pluralismo”.

Ma alla fine, allegri: il ministro dell’Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti, si rallegra per il fatto che il recupero degli aiuti illegittimi non verrà posto sulle spalle di ITA. Una decisione che dimostra, secondo Giorgetti, che “l’Italia è nel giusto”, presumo con riferimento alla cosiddetta discontinuità tra Alitalia ed ITA. Sembra l’immortale frase del leader del PSDI Pietro Longo, un’era geologica addietro: “la storia ci dà ragione”. Con delle ragioni così, chi ha bisogno di avere torto?

Un paese sempre più disconnesso dalla realtà, sempre meno idoneo a sopravvivere nell’ecosistema economico in cui è immerso. Un paese in via di estinzione, come ci ricorda la demografia. Il paese dei ponti verso il nulla, tra prestiti e campate per aria nello Stretto di Messina.

 




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