Alitalia e Telecom. Decisero loro e ora noi paghiamo il conto
Occorre "Mantenere l'italianità di Alitalia": diceva così Silvio Berlusconi il 13 marzo 2008 apprestandosi a diventare nuovamente premier. Sappiamo oggi quanto ci è costato caro credere alle favole: i conti li ha fatti Rizzo sul Corriere:
"Su questo giornale, Antonella Baccaro ha calcolato che il presunto salvataggio dell'Alitalia ci sia già costato 3,2 miliardi. Senza considerare il mancato incasso per la vendita, la liquidazione della vecchia compagnia, i maggiori oneri per gli utenti causati dal monopolio triennale sulla tratta Milano-Roma, gli scioperi del personale... E la bolletta per i contribuenti sarebbe stata ancora più salata se l'amministratore delegato d'Invitalia Domenico Arcuri e l'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non avessero resistito alle pressioni di Palazzo Chigi che voleva far intervenire accanto ai «patrioti» la società pubblica. Ma anche senza quel supplemento, s'è arrivati a una cifra non troppo lontana dai 5 miliardi. Somma ben superiore, va ricordato, al gettito Imu per la prima casa".
Sono i soldi dell'IMU, e più dei soldi prestati a MPS e che forse non rivedremo più indietro. Eppure ancora oggi, ci si scanna, apparentemente, su IMU e IVA. Spiccioli di fronte alla spesa pubblica investitia nelle missioni militari all'estero (1 miliardo in un anno, che verrà rifinanziato dalla larga intesa PD e PDL entro il 30 settembre). Dai soldi sprecati per le grandi opere, come ci ha raccontato l'altra sera Iacona e come ci raccontano le cronace giudiziarie.
Oggi noi italiani paghiamo il conto per aver creduto a questa classe dirigente, italiana: oggi Alitalia potrebbe finire completamente in mani francesi, con gli inevitabili rischi di nuovi esuberi.
Coloro che hanno spolpato Telecom, ora la vendono agli spagnoli:
"Via all'aumento di capitale di Telco. Gli spagnoli pronti a salire al 70% della holding che detiene il 22,4% dell'ex monopolista delle tlc: i diritti di voto però restano al 46,2%. I proventi dell'operazione da 324 milioni di euro a 1,09 euro ad azione serviranno a rimborsare i debiti in scadenza della controllante".
Non hanno nulla da dire D'Alema e soci, per la prima privatizzazione di Telecom a Colaninno?
E Berlusconi, per la seconda svendita a Tronchetti? Anche Finmeccanica rischia lo spezzatino, per la volontà della nuova dirigenza di concentrarsi sulla parte di difesa: partner stranieri entreranno nell'azionariato delle aziende di trasporti ed energia (sotto il controllo della Cassa depositi e prestiti). Faranno investimenti in Italia? O forse faranno solo shopping?
Nel settore agroalimentare gli stranieri hanno conquistato i marchi più famosi: Carapelli, Scotti, Fiorucci, ma anche Gancia e Star. E ancora Galbani, Locatelli, Invernizzi e Eridania.
Questo è il frutto di cattive politiche economiche e imprenditoriali del passato. Una politica più interessata alle poltrone e ai propri interessi che alla difesa di industrie e posti di lavoro. Una politica invadente e incapace, che si è occupata (male) e ha occupato tutti i posti possibili. Un capitalismo di relazioni e amicizie, in cui banche, politica e imprenditori giocavano coi soldi nostri.
E ora paghiamo e pagheremo il conto.
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