venerdì 7 maggio 2021 - Alberto SIGONA

Alfredo Binda: gli dei dello sport

ALFREDO BINDA (ITALIA, 1902-1986) CICLISMO

Alfredo Binda (95 successi - 20 nel 1927 -) è stato forse il più grande ciclista dell’era tardo pionieristica. Fra i primi sportivi italiani entrati nella cultura popolare (assieme a C. Girardengo ed al pugile P. Carnera), era in grado di spadroneggiare su di ogni asperità, in salita come in pianura. Fortissimo in fuga come in volata (sebbene le volate dell'epoca non fossero paragonabili a quelle a ranghi compatti dei tempi odierni, poiché si disputavano su strade accidentate che di certo non favorivano la nascita di velocisti puri: per capirci, dubito che oggi Binda riuscirebbe a battere Cipollini o Petacchi su percorsi ben asfaltati...), “don” Alfredo svettava sia nelle gare a tappe che in quelle di un giorno. Vinse a mani basse 5 volte il Giro d’Italia (che all’epoca non era inferiore al Tour, anzi per certi versi era la gara regina dell’intero panorama mondiale) - record che molto tempo dopo avrebbero soltanto eguagliato Fausto Coppi ed Eddy Merckx -, fregiandosi altresì di 2 Milano-Sanremo (nel 1929 con +8'30''), 4 Lombardia (nel 1926 con 30’ di distacco inflitto al secondo classificato; nel 1931 con 18'33'' sul diretto inseguitore; nel 1925 con +8'20'') e 4 Campionati Italiani.

Ad un certo punto della carriera la sua supremazia arrivò ad essere talmente schiacciante che, per far riguadagnare interesse alle gare, gli organizzatori in più di una circostanza arrivarono a pagarlo per non farlo partecipare. Ciononostante il palmares di Binda risulta sterminato: come detto vinse 5 Giri, aggiudicandosi ben 41 tappe (in un'epoca in cui il Giro era molto più breve di oggi) di cui 12 (su 15 tappe) in una sola edizione (è tuttora un primato inarrivabile), fregiandosi di 61 giorni in maglia rosa. Al Tour gli italiani a quei tempi non amavano prenderne parte spesso (causa problemi logistici, costi, impopolarità, per non parlare di razzismo) e così il Nostro si dovette accontentare di 2 vittorie di tappa. Binda vanta un altro record mitico (che però condivide con altri ciclisti) ovvero l’aver vinto 3 edizioni dei Mondiali (nel 1927 con +7'16''). Lasciò l'attività nel 1936, a 34 anni, dopo un incidente che gli provocò la frattura del femore. Diventò perciò commissario tecnico della Nazionale italiana, ruolo che ricoprì per ben 22 anni, in cui accumulò fama e successi degni della sua carriera da corridore (come il Tour del ’49, in cui convinse Bartali a fare da chioccia a Coppi). Tornando al Giro d'Italia, ricordiamo che Binda è il corridore con più successi di tappa dopo Mario Cipollini (41 a 42), piazzandosi davanti a Learco Guerra 31, Costante Giardengo 30 ed Alessandro Petacchi 27; è inoltre il corridore che ha trascorso più giorni in rosa dopo Eddy Merckx (60 a 77), piazzandosi davanti a Francesco Moser 57, Gino Bartali 50 e Beppe Saronni 49. Sebbene sia impossibile fare dei paralleli con i corridori del Dopoguerra, c’è chi sinora lo considera il più grande di tutti i tempi, persino superiore a Bartali, Coppi e Merckx. Fermo restando l'ardua difficoltà nello stilare una classifica credibile non suscettibile di critiche, personalmente, tenendo conto della sua scarsa partecipazione al Tour ed alle classiche straniere (eccetto il Mondiale), lo colloco “solamente”all'8° posto di sempre, dietro Coppi, Bartali, Merckx, Hinault, Anquetil, Indurain e Bobet, pur consapevole che se solo avesse voluto, viste le sue potenzialità infinite, sarebbe sicuramente potuto essere sul podio di questa graduatoria immaginaria.

Foto:PD/Wikimedia

 

 




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