Al Capone e i gangster del proibizionismo
"L'impero dei gangster. L'era del proibizionismo da Al Capone a Frank Nitti " è un saggio che descrive l'intero periodo proibizionista nella cultura americana (www.odoya.it, Bologna, 417 pagine, euro 20).
L'epoca del proibizionismo durò quattordici anni di illegalità e di delitti in tutti gli Stati Uniti. I veri criminali finirono al cimitero o incarcerati, ma "Alcuni di loro ebbero funerali suntuosi ai quali parteciparono uomini politici, illustri avvocati e finanzieri: segno della corruzione che macchiava ogni strato della società". I siciliani e gli irlandesi si dedicarono al vizio, al ricatto e all'omicidio.
Al Capone gestiva i suoi enormi affari insieme a vari complici e ai fratelli, e tutto il materiale del saggio deriva dalla sintesi dei principali contenuti di molti libri, moltissimi ritagli di giornali, molte riviste e studi di criminologia e sociologia. Indubbiamente Al Capone "visse con la stessa grandiosità e lo stesso lusso di un Cesare a Roma" (p. 16). Inoltre "nel 1923 il 60 per cento dei poliziotti era notoriamente impegnato nel contrabbando di alcolici", non proprio conniventi, "ma operanti" (p. 15).
Riporto il caso esemplare del capo della malavita di Chicago, Big Jim Colosimo, che sposò la direttrice di un bordello, che poi lasciò per sposarsi una canzonettista. Colosimo molto probabilmente fu fatto uccidere dalla sua ex guardia del corpo, Johnny Torrio, come affermato dalla polizia dell'epoca. (p. 47). L'ultimo viaggio di Colosimo fu seguito da cinquemila persone. Un gran funerale frequentato anche da grandi personalità pubbliche.
A Chicago, "nei quattordici anni di guerra scatenati dal proibizionismo", furono commessi "settecentotré omicidi fra gangster" (p. 45). Durante gli anni in cui fu eletto il sindaco Dever, ci furono "centotrentotto omicidi, solo sei individui sospetti vennero processati, e questi furono tutti prosciolti, meno uno, un certo Sam Vinci, il quale esagerò nel voler regolare in pubblico certi conti" (p. 63). Sparò. Incredibile, ma vero.
Al Capone fu il miglior allievo di Johnny Torrio. Inizialmente era una semplice recluta che veniva da New York. Poi, dopo tutta una serie di vicissitudini e malefatte, Capone fu trasferito nella famosa prigione di Alcatraz. Un incarcerato testimonia: "è una prigione dove regna un eterno silenzio. Nessun detenuto può parlare, salvo dall'una alle tre e mezzo del sabato... Anche uomini duri come Capone diventano belve di fronte al silenzio, alla disciplina rigidissima, a punizioni spietate... Non cede nemmeno di un millimetro!" (p. 398). In questa prigione morì a 48 anni, a causa della polmonite giunta dopo un colpo apoplettico (una grave emorragia).
Comunque l'evoluzione sociale umana ha reso la criminalità di oggi molto più nascosta e sempre più multilivello, con le terze generazioni criminali praticamente rese normali.
Kenneth Allsop è stato un giornaliista e uno scrittore inglese che ha lavorato molti anni per la BBC. Inoltre è stato il rettore dell'Università di Edimburgo e un naturalista. Muore nel 1973 a 53 anni, a causa dei barbiturici, ma rimane per molto tempo un caso aperto e ambivalente.
Nota aforistica - "Sono stato accusato di tutte le morti, eccetto quelle avvenute durante la Guerra mondiale" (Al Capone); "Chicago è unica. E' la sola città d'America che sia completamente corrotta" (Robert Merriam); "Coloro che possono farti credere assurdità possono commettere atrocità" (Voltaire); "Un bambino che legge sarà un adulto che pensa" meglio (Jerome Bruner, psicologo e Amian Azzott); "A Roma, tutto ha un prezzo" (Giovenale); "Dopo i quarant'anni, ciascuno è responsabile della faccia che ha" (Fedor Dostoevskij).
Nota illuminante - Segnalo anche questa lettura quasi leggera: www.agoravox.it/Una-lettura-... (il sempre valido Discorso sulla servitù volontaria). Infine segnalo un saggio, soprattutto agli economisti, ai sociologi e agli psicologi sociali: "Mente e denaro" (Raffaello Cortina, 1999; un libro molto in anticipo sui tempi).