sabato 15 gennaio 2011 - Trilussa

Afganistan: è vera guerra o solo pace?

Ho letto recentemente su un giornale un articolo che si riferiva a Gino Strada e criticava il suo palese e più volte espresso sentimento antiamericano. Io ritengo in effetti che si dovrebbe parlare più propriamente di un sentimento contro ogni forma di guerra ma lo scrittore censurava alcune sue prese di posizione che attribuiva alla sua passata partecipazione alle attività di protesta studentesche dei primi anni 70. Una partecipazione considerata come viatico negativo cui l’autore attribuiva questo suo odierno sentimento contro la politica degli Stati Uniti. Anch'io purtroppo ho l'età di ricordarmi di quegli anni così tumultuosi e pieni di idee.

Conosco molti che come me vi hanno partecipato e devo dire che gli ideali di uguaglianza, giustizia sociale, solidarietà che ci ispiravano quel tempo sono rimasti inalterati e ancora oggi mi trovo a reagire con un certo sdegno (sia pure mitigato dall’età e dagli acciacchi) ai quotidiani esempi in cui questi ideali vengono calpestati. Essere stato uno studente che contestava e manifestava mi rende ancora orgoglioso di quella scelta, uno studente in parte lavoratore e proveniente da quel proletariato che un tempo squalificava chi osava frequentare l'università, appannaggio dei figli di ricchi mercanti o di professori o professionisti destinati poi a prendere il posto dei padri. Come del resto era sempre successo in passato, fino a quegli anni straordinari in cui qualcosa poteva veramente cambiare ed anche io, figlio di un umile dipendente dallo stipendio mensile equivalente al costo di un singolo libro di un corso di studi della mia facoltà, potevo con molti sacrifici aspirare ad arrivare alla prima Laurea della mia famiglia.

Proprio da questi ideali giovanili di grande solidarietà e di amore per gli umili e gli oppressi credo sia derivata la scelta di Gino Strada della difficile strada della chirurgia di guerra. Una strada ben più ardua rispetto alla più facile e remunerativa carriera di chirurgo in qualche privata clinica del Nord, meta di ricche signore da restaurare o vecchi mariti in cerca di una perduta giovinezza. Il sentimento antiamericano, che io mi sento di condividere, non è contro il popolo americano che ispira molta simpatia e a cui dobbiamo tutti una grande riconoscenza, né contro il sistema Usa all'avanguardia in fatto di severità, fermezza, legalità, sentimento di unità e di orgoglio nazionale, bensì contro la politica instaurata dagli Usa nello scacchiere mondiale, una politica ispirata e condizionata dagli interessi delle multinazionali, con in prima linea quelle delle armi e del petrolio. Un forte condizionamento che lo stesso Obama ha ancora oggi grandi difficoltà a contenere nonostante le incoraggianti promesse in campagna elettorale. Una scellerata politica di morte, per i suoi stessi giovani militari che oramai hanno raggiunto cifre preoccupanti, (al 20 ottobre 2010 risultavano 2.095 i morti della coalizione solo in Afghanistan), ma soprattutto per la popolazione civile che subisce le terribili conseguenze di un intervento che somiglia sempre meno ad una operazione di pace. Un intervento armato che ha come unico scopo quello dell'acquisizione di posizioni di predominio in campo militare e soprattutto economico da attuarsi tramite il controllo diretto delle principali fonti energetiche. Chi vede questo intervento come un’operazione di pace con lo scopo principale, se non esclusivo, di alleviare le difficoltà di una popolazione, di porre rimedio ad una anacronistica condizione femminile, di mettere fine alla sottomissione di un popolo fiero e orgoglioso a degli aguzzini, di sconfiggere in tal modo il terrorismo ha una visione molto ottimistica e parziale, per non dire idealistica, di questo intervento militare.

Questo equivoco e questa contraddizione il dottor Gino Strada la vede purtroppo giornalmente nelle carni dei feriti, uomini, donne e bambini innocenti e inermi che arrivano dilaniati ogni giorno dalle bombe nei suoi ospedali. Bombe americane o bombe talebane è difficile, ed anche poco utile, fare una distinzione. Non voglio certo difendere il popolo dei talebani, autori di stragi e orrendi delitti, oppressori di una intera popolazione piegata al loro dissennato fanatismo religioso, capaci di orrendi crimini contro gli uomini, le donne, contro la cultura, contro l’intera umanità ma in una guerra di questo genere non è possibile fare una distinzione manichea fra i due schieramenti come suggerito da molti interventi. Gli Usa e gli alleati non sono semplicemente il Bene. Sono andati in Afganistan ed in Irak per scopi molto meno nobili di quelli più volte dichiarati. Gli stessi poco nobili scopi che avevano portato gli Stati Uniti a finanziare gli stessi talebani durante l’invasione sovietica fornendo loro soldi ed armi. Armi che ora gli sparano contro e che sono le stesse che uccidono anche i nostri giovani militari. E non erano certo diversi o migliori quei talebani ma all’Amministrazione Americana faceva comodo contrastare l’espansione sovietica che avrebbe impedito il passaggio di un oleodotto che attraversava tutto il paese e che era considerato fondamentale per l’economia USA. Come si può vedere, sia pure con grande amarezza, motivazioni che sono molto distanti da quelle ideali di portare in quel paese martoriato la pace e la democrazia o per la lotta al terrorismo. Se i talebani uccidono lo fanno anche le bombe americane, specie quelle cluster bomb, le bombe a grappolo, capaci di storpiare e mutilare interi gruppi di bambini. Bambini che poi arrivano a Gino Strada feriti, mutilati, dilaniati ed è difficile, a questo punto, riuscire a dare un giudizio e stabilire di chi sia la colpa, chi sia nel giusto e chi invece nello sbagliato, chi lotti per il bene o si adoperi invece per il male. Sono semplicemente il frutto sventurato ed innocente di una guerra che non li riguarda. La parola pace non figura purtroppo in quelle polverose corsie di dolore.




Lasciare un commento