giovedì 20 settembre 2018 - Paolo Giardina

AAA Cercasi nome

Di tanto in tanto, si ritorna a parlare di “recupero dell’indennità negata”, in altre parole cambiare il nome alle vie.

Qualche anno fa Umberto Eco dedicò una delle sue “Bustine di Minerva” a questo “fattaccio”, Via le Vie.

Proponeva con la sua solita ironia… il miglior modo per dimenticare qualcuno è quello di dedicargli una via, “condannarlo alla pubblica dimenticanza e a un fragoroso anonimato… nessuno sa chi sono i personaggi a cui è stata intitolata una piazza o un viale”.

E poi il colpo di genio: “Ci vorrebbe una legge che proibisca di intitolare piazze o strade a chi non sia morto da almeno cento anni”.

In sostanza a cento anni… da morto, nessuno ricorda nulla di un personaggio e comunque dopo cento anni, la storia può dirci se possiamo iscriverlo tra i buoni o i cattivi.

Quindi problema risolto.

No, quando mai.

Esiste il revisionismo storico, “i fatti storici sulla base di nuove evidenze o di una diversa interpretazione delle informazioni esistenti, considerando tutte le parti politiche e sociali in causa come testimoni importanti” sono riesaminati.

Quindi cento anni non bastano per cancellare la storia.

E siccome… su tutti i personaggi storici morti, come su ognuno di noi vivi, se “riesaminati” possiamo trovare qualche “inghippo”, allora, la legge è questa: Non si possono intitolare strade alle persone, vive o morte, ma solo a piante, animali, cose e colori… lisiamo sicuri che sono buoni e per sempre.

Ecco, il passato serve per imparare, per comprendere e non è cancellando il nome di una via che ripudiamo un “carnefice del popolo”, se poi nella storia con ciclicità ce ne ritroviamo sempre un altro.

La storia è la “nostra storia” non si può cancellare… si può edificare un futuro diverso, e questo prescinde dal nome di una VIA.




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