venerdì 11 giugno 2021 - Domenico Bilotti

A sinistra "Nun va bene gnente"

L’offerta politica della sinistra italiana è perlomeno sovraffollata. Nonostante la buonafede di migliaia di militanti, è un fatto che alla sinistra e al centro del partito più cospicuo (il Partito Democratico) si affollino sigle, proposte, laboratori e altri nomi e diavolerie. 

Portavoce, dirigenti e leader autonominati di questi progetti proclamano la volontà di “unire”, di “navigare in mare aperto”, di “creare un campo largo”, mentre molte di queste addizioni si sono rivelate spesso più esangui del loro originario numero di iscritti e sostenitori. Ne è nato un singolarissimo paradosso: nonostante il Partito Democratico rappresenti ancora per alcuni milioni di Italiani un riferimento nell’area a sinistra della politica, la maggior parte della stessa sinistra che insegue la rappresentanza nelle camere e negli enti e un peso elettorale superiore allo zero virgola si costruisce deliberatamente e per forza “contro” il PD. 

Il PD non è abbastanza di sinistra o lo è troppo; non è abbastanza ecologista o fa l’ecologismo del “no”, salvo approvare le grandi opere; il PD ha scordato i diritti sociali per la morale sessuale borghese, ma se non segue i movimenti civili è retrogrado e bigotto; se propone tassazione e redistribuzione è legato a un modello vecchio, vecchissimo, ma che diciamo: neocatacumenale!, di politica economica. Tra loro, i partiti centristi e vagamente liberal usano la stessa strategia comunicativa: il movimento “X” non è davvero europeista e liberal-democratico, lo siamo noi! E così pure a sinistra: l’insulto peggiore è quello di essere come tutti gli altri e il merito maggiore è proclamare che si è oltre, altrove e contro. Nessuno ha un diritto di cittadinanza e di partecipazione pieno, tutti proprio tutti potranno opporre qualcosa: l’unica certezza a sinistra è che chiunque si alzi con un’idea, quella idea di sicuro non andrà bene. Andrà rifatta, riformulata, ricondivisa, contestata o forse poi ripresa.

Se chi vota a sinistra partecipa un sentire collettivo su temi specifici (vorrebbe un minimo contrattuale per ogni prestazione lavorativa, una norma per tutelare i diversi orientamenti sessuali, una legge sulle cure essenziali e così via), può star certo che un suo dirigente o un dirigente di un partito che potrebbe piacergli gli dirà, azzimato corrucciato inappuntabile davvero “de sinistra” ma “de quella giusta”, “nun va bene”. Noi semo altro, noi famo altro… Cosa poi di diverso, non si sa, visto che c’è un sentire nel Paese, che unisce dai soggetti collettivi scioltisi dal PD per trescare al centro e a centrodestra fino a quelli che alla sua sinistra si aggirano se va bene tra il 2 e il 3%, dove l’unitarietà delle esigenze e dei bisogni è ben chiara nei fatti e negli intenti. 

Bisognerebbe ricominciare a guardare le cose nel merito e non essere già tutti belli schierati e prefabbricati prima ancora di sentire la proposta, sol perché sappiamo che la ha detta uno dei rossi, uno dei gialli, uno degli arancioni, uno dei viola... 

Alcune proposte venute dal Partito Democratico, dopo un sonno decennale e più su certi temi, sono interessanti, aprono a una discontinuità, altro che il mito del tutti uguali. Quel mito ha circondato il PD come gli scogli lo scafo di una nave e oggi, forse, lo scopo è proprio quello di attivare le manovre di riemersione. Se dalla successione dei grandi patrimoni potesse venire una quota di risorse sociali a favore dei neomaggiorenni, sarebbe forse un peccato mortale? Se si approvasse un testo di legge contro i fenomeni d’odio e incitamento all’odio contro le diverse abilità o gli orientamenti sessuali più esposti agli episodi di violenza ricordatici dalle cronache, sarebbe una catastrofe? Se si sostituissero le norme sulla cittadinanza, in modo da favorire chi in Italia vive, lavora, apprende, fa comunità, vorrebbe dire aver fallito? 

E lo sappiamo tutti che sarebbe meglio un mondo cosmopolitico e pacifico senza le sue frontiere, che sarebbe molto più appropriato non creare diritto speciale a favore delle minoranze e sperare fossero ex se tutelate nella vita quotidiana, che sarebbe enormemente più bello un sistema dove ciascuno paga le tasse che gli spettano, con meno evasione fiscale e liberando maggiori risorse collettive dai patrimoni miliardari a beneficio delle classi povere e quelle impoverite. 

Già, lo sappiamo, ma intanto qualcosa andrà fatto, oppure no? E qualunque leva ci venga in mente per smuovere temi così ovvi e necessari, sappiamo già il sentenzioso di turno sbotterà con sicumera: “nun va bene”. E allora teniamoci il male! 

Foto di Mustafa Kücük - v. Gruenewaldt da Pixabay 

 




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