venerdì 13 settembre 2013 -
A scuola di integrazione: l’esempio di Maestri di Strada
La crisi economica e finanziaria che ha travolto l’intera economia occidentale ed ha avuto effetti laceranti trasversali in tutti i settori che compongono la vita dei cittadini. Dei danni al commercio, all’industria, al lavoro, all’economia tout court, alla sanità. Assume sempre maggior rilevanza trovare un modo per rialzarci da questa paludosa situazione ed è quindi doveroso rivolgere l’attenzione al principale cantiere degli italiani di domani: la scuola.

La scuola è indubbiamente uno dei settori che più ha subito l’impatto della scarsità delle risorse economiche, rispetto agli altri paesi dell’Ocse la percentuale del Pil che viene destinata alla formazione è inferiore alla media e concentrata nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, mentre l’università e la ricerca sono ormai lasciate quasi completamente a loro stesse.
Se da un lato questo sbilanciamento ha portato alla costituzione di un sistema educativo elementare di eccellenza, dall’altro una università così ridotta non è un buon biglietto da visita per un futuro migliore. Non solo, sono recenti le notizie di truffe sui test d’ammissione negli atenei, lauree honoris causa concesse per clientelismo, concorsi vinti da candidati senza titoli o pubblicazioni, professori indagati presso le procure di varie città italiane per aver favorito loro familiari. Il risultato è la scarsa considerazione internazionale dei nostri atenei, nonché l’implicito obbligo per chi desidera approfondire la ricerca di prendere armi e bagagli e dirigersi all’estero in cerca di fortuna.
Negli ultimi anni, di fronte a pressioni economiche sono state prese diverse “misure” finalizzate a riallocare le (poche) risorse disponibili: dalla “riforma Moratti” alla “riforma Gelmini” a lungo si è dibattuto sull’efficacia o meno. Riforme realizzate rielaborando un progetto formativo ed educativo secondo il principio cardine di ridurre i costi e non di far crescere la qualità del prodotto scolastico.
Ma non solo, i processi economici che stiamo vivendo creano discriminazione o comunque provocano condizioni sociali, politiche e culturali perché si generino discriminazioni. L’aumento delle diseguaglianze, in tutti i paesi OCSE, si sta accompagnando a una intensificazione della competizione che a sua volta si accompagna a un grave deterioramento del legame sociale che si manifesta con la crescita della violenza e degli omicidi. L’insicurezza genera a sua volta reazioni di chiusura culturale e politica. Queste reazioni vengono poi alimentate dalla crescita dei flussi migratori che, mettendo a contatto popolazioni eterogenee per razza ed etnia, incrementa ulteriormente il rischio discriminazioni.
L’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo specifica come l’istruzione sia fondamentale per ogni individuo e come questa debba permettere lo sviluppo della personalità ed “il rafforzamento del rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”. Il nostro ordinamento giuridico deve quindi tener conto di questi principi e riconoscere ad una persona di diversa etnia o ceto sociale o semplicemente diversamente abile un diritto soggettivo assoluto volto a favorire un inserimento scolastico adeguato. In Italia sono più di 160.000 gli studenti disabili certificati dalle Asl, rapportati a circa 90.000 insegnanti di sostegno, di cui 40.000 precari.
In questo contesto eccellono esperienze uniche come quella dei Maestri di Strada, un'associazione di educatori e professionisti che lavorano contro dispersione scolastica e per promuovere la cittadinanza dei giovani.
"Il progetto riguarda quelle reti di scuole che si costituiscono con l’obiettivo esplicito di realizzare una scuola di comunità, in cui la partecipazione attiva della comunità territoriale, dei genitori, dei cittadini attivi e competenti sia assunta come requisito minimo" - spiega il presidente di Maestri di Strada, Cesare Moreno. "All’interno di queste reti deve costituirsi anche un polo formativo che offra ai giovani la possibilità di crescere non solo nei banchi, ma cimentandosi anche con il lavoro nella sua dimensione di impresa, servizio alla società, sfida personale, apprendimento di competenze cooperative e professionali".
Progetti simili diventano determinanti per arginare la deriva educativa in corso. E potrebbe essere da esempio per una nuova e vera riforma che proponga un’idea progettuale affinché la scuola valorizzi i nostri talenti e quindi l’importanza che l’Italia ha dato al progresso del mondo intero.
“La scuola oggi è incapace di sviluppare quelle competenze e quei talenti che sono oggi necessari per continuare ad appartenere a una società industriale avanzata. È talmente distaccata dalle vere esigenze del mondo del lavoro da essere diventata, in larga misura, una fabbrica di disoccupati con la laurea”. Piero Angela, Nel buio degli anni luce, 1977
Twitter: @fannicanelles