venerdì 22 ottobre 2021 - angelo umana

A bout de souffle - Fino all’ultimo respiro

E' passato il tempo e Fino all'ultimo respiro – A bout de souffle appare una trovata, a tratti un divertissement, certamente a chi – come chi scrive – non lo capisce affatto o non ne vede il valore, nonostante le lodi che il regista Jean-Luc Godard ricevette per il suo film, considerato il manifesto della Nouvelle Vague. 

Vien da chiedersi, all'ignorante, che cosa recasse agli spettatori questa Nouvelle Vague, di cosa li arricchisse. Forse un tipo di vita più libera e sregolata?, col bel Belmondo che mostra come vivere alla grande, rubacchiando auto anche di lusso o soldi e divertendosene con la diva, allora 22enne, Jean Seberg, morta poi di un destino tragico ancora giovane e di overdosi anch'esse sregolate nella vita vera, breve. I discorsi vuoti tra i due “amanti” che sembrano solo riempire il film perché il tempo passi, da provare perfino noia. E questo sarebbe un film-cult? Quale Vague Nouvelle avrà dato alle generazioni del 1960? Forse l'idea per le autoriduzioni negli acquisti ai supermercati che vennero poi?

“A me mi piace vivere alla grande e ma... girare tra le favole in mutande e ma...” cantò anni dopo un certo italianissimo cantautore, Franco Fanigliulo. E così vive l'eroe del film, bel ragazzo davvero a cui era difficile assomigliare, con quelle bellissime labbra chissà quanto desiderate da ogni donna, labbra che spesso egli stesso si accarezza – nel film – con la punta del dito, come a dire “non potete non notarle!”. Insomma un film fatto su due divi. L'immagine predomina e riempie di vuoto il vuoto, e non si capisce questo strapazzare i giornali che Jean Paul compra frequentemente – un profluvio di carta stampata – per vedere se l'omicida, lui stesso – sta per venire beccato. Forse un invito del tempo a non leggerli proprio i giornali? Neanche il New York Herald Tribune che la Seberg, ragazza americana nella finzione, vende per le strade di Parigi.

Da una scheda del film si legge il giudizio di un commentatore qualificato (sconosciuto): “Ha lo stesso effetto di quando si va a rivedere una mostra di Picasso o un concerto dei Rolling Stones”: ma va! “Ni mucho menos” direbbero gli spagnoli, nulla di tutto questo! Dice ancora la scheda: “...realizzato 61 anni fa, poteva essere girato anche ieri”, un re degli ignoranti – il solito - direbbe che non valeva 61 anni fa e nemmeno ieri, celebrazioni a parte. E dice ancora un detto spagnolo: “Algo tendrà el agua si la bendicen”, qualcosa avrà l'acqua se la benedicono. Ma va!, qui non c'era niente da benedire, un filmetto avventuroso a celebrare il Jean-Paul che gigioneggia per tutto il film in una Vague (o vita?) irreale e improbabile, a celebrare sé stesso e la Seberg. La parte meglio recitata, che vorrà forse farsi ricordare, è il camminare barcollando del nostro eroe prima di cadere colpito a morte, sarà questo davvero il punto saliente della sua recita...? Un film inutile fino all'ultimo respiro. Non è tutto oro quello che luccica!




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