venerdì 14 ottobre 2016 - Elena Ferro

A Torino facciamo il Salone degli Autori

E' da tempo che medito di scrivere questo articolo a proposito di un'idea che mi è balzata in testa. Alla fine mi sono decisa, spinta dalla mia esperienza personale ma anche da tutte le storie che in questi mesi ho raccolto, parlando con altri autori.

Qualche tempo fa abbiamo assistito allo scippo del Salone del Libro di Torino da parte dell'eterna rivale Milano, solo uno dei tanti eventi di un certo rilievo che sono nati nella nostra città e che dopo un pò hanno visto altri lidi, con nostro sommo disappunto, anche se sempre molto sabaudo.

Il Salone del Libro ha avuto il grande merito di sollecitare alla lettura intere generazioni, e non solo di torinesi. Ci ha fatto apprezzare da vicino i grandi autori pubblicati dai grandi editori, ma anche ottimi esordienti, sperimentazioni, piccoli e medi editori. Le ragioni per cui l'abbiamo perso non le conosco fino in fondo, anche se un pò di luce gli ultimi fatti di cronaca l'hanno gettata. La scelta dei grandi editori, fortunatamente non seguita da quelli indipendenti, è stata quella di andarsene. Se la vita mi ha insegnato qualcosa, di mezzo è molto probabile che ci sia il business.

Sulla sponda piemontese si sono aggregati piccoli e medi editori, seri e di rilievo, per tener testa, in un modo o nell'altro, all'ennesima sfida. C'è una domanda però che mi frulla nella testa: in tutto questo bailamme, dove siamo finiti noi autori? Perché non facciamo mai sentire la nostra voce?

Leviamoci la maschera del silenzio

Sono tante le autrici e gli autori in Italia che avrebbero tutto l'interesse a che un Salone del Libro diventasse non la vetrina dei grandi o piccoli editori ma degli autori, affermati o in cerca di un pubblico, autori e autrici che spesso fanno fatica a far ascoltare la loro voce e ad incontrare un pubblico che molto spesso è assolutamente più maturo di quanto il mercato sia disposto a rappresentarlo.

Lo testimoniano le centinaia di titoli di sconosciuti che con il passa parola o il tam tam dei social, raggiungono un pubblico magari di nicchia ma pronto a sperimentare e a ricercare e perché no, a scoprire nuovi talenti. Cose che il mercato tradizionale dell'editoria in Italia non sempre consente, chiuso com'è nei circuiti delle agenzie letterarie o del ti leggo se ti conosco, e così via. Forse questo momento di progettazione è quello buono per far sentire la nostra voce e dire ciò che ci piacerebbe diventasse la kermesse torinese: un Salone anche per gli Autori

Un Salone degli Autori cambierebbe la prospettiva Non una vera e propria rivoluzione, che gli autori al Salone si incontrano eccome, ma un cambio di prospettiva. Significherebbe guardare al mondo dell'editoria, anzi del libro, come una filiera produttiva di cui l'autore è l'anello iniziale, la conditio sine qua non. Non l'ultima ruota del carro.

Offrire anche agli autori la possibilità di dire la loro, fare proposte, non sarebbe di per sé un cambiamento? Magari non l'unico possibile, ma sempre un cambiamento.

 

Un'occasione anche per gli esordienti

Chi l'ha detto che non si debba pensare anche a noi?

Vi chiedete cosa significa autore esordiente? Letteralmente uno che comincia.

Nella realtà un autore esordiente è colui o colei che ha alle spalle nessuna o qualche pubblicazione, ma ancora non è riuscito a farsi conoscere da un pubblico più ampio.

Anche io mi ritengo tale. Se vi va di dare un'occhiata a quello che ho scritto, già che ci siete, cliccate su questo link

Allora mi chiedo, perché non offrire una vetrina anche a noi?

Perché non offrirci la possibilità di incontrare un pubblico, un nostro potenziale pubblico, che altrimenti non incontreremmo?

Forse potrebbe interessare anche agli autori affermati. Immagino che ciascuno di noi vorrebbe parlare liberamente e individuare forme alternative per farsi conoscere, per far sapere qualcosa di sè.

Si legge un #libro #per la sua storia, ma anche per entrare nel mondo di chi l'ha scritta

Aiuterebbe anche i numeri degli accessi. Pensateci: anche gli autori sono lettori, o almeno così dovrebbe essere.

Ma perché un Salone degli Autori?

Perché ne abbiamo bisogno, come ne hanno bisogno i lettori e gli editori.

Vorrei che partecipassimo alla progettazione almeno per due ragioni:

  • per mettere in evidenza che in Italia la produzione culturale necessita di una regolazione contrattuale definita, che risponda ai requisiti minimi della dignità del lavoro e della produzione che l'autore genera. Non si tratta di merce ma di cultura. Vale la pena che sia riconosciuta, anche sotto il profilo economico e sociale
  • per dire che la grande voglia di scrivere che c'è nel nostro paese è una ricchezza, di cui mi piacerebbe che lo Stato si facesse carico, piuttosto che considerarla un limite o un impaccio. Ma per chi? Forse un lettore non acquista un libro perché ce ne sono troppi in libreria, o perché il prezzo della copertina è valutato troppo alto?
  • e in ultimo, per dire che è giunto il momento di sottrarre la cultura al mercato, che non si autoregola ma spesso cannibalizza, uniforma, massifica, esclude.

Vorrei che il nuovo Salone luccicasse per trasparenza e innovazione

Mi rivolgo a lei, caro Bray. Immagino che sarà d'accodo con me sul fatto che l'editoria, la produzione e la distribuzione culturale, è un'industria a tutti gli effetti, di cui il paese, il Piemonte, ha bisogno.

Il nuovo Salone del Libro degli Autori vorrei portasse con sè non solo la giusta selezione dei titoli e della qualità degli scritti, ma anche la selezione di un mercato dell'editoria serio, che risponda a criteri di trasparenza e correttezza, sia sul fronte del rapporto con i lettori che con gli autori.

E con i cittadini nel loro complesso.

Il nuovo Salone è fortemente appoggiato dalle istituzioni locali che rappresentano tutti noi. Esse possono svolgere un ruolo, nel mare popolato di squali e di piranha. Che lo facciano!

Creiamo uno spazio in cui autori, lettori ed editori si incontrino per disegnare la trama del futuro Salone.

Il #Salonedellibroè una pagina bianca, coloriamola insieme, #autori #editori #lettori

Per questo penso che sia giunto il momento che gli autori levino la loro voce, sarebbe ora.

Forse un sindacato degli scrittori, perché no?

Anche questa è cultura.

E voi che ne pensate? Si può fare un Salone degli Autori?




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