giovedì 17 maggio 2018 - Bianca

A Napoli una guida per cittadini e politici sbandati: Angelo Baiocchi presenta il suo libro

La Destra la Sinistra, la storia di Bersani ed il moderatismo che fu.

Vi sentite sbandati? Questo mondo vi inquieta? Problemi seri vi attanagliano: economici, sociali, famigliari... Temete per la vostra pensione, per la vostra salute e chissà cos'altro. Non capite più la politica, o forse la politica non capisce voi. Sentite che i politici sono ormai lontani anni luce ma non siete un terrorista che risolve 'spicciamente' i drammi, piccoli o grandi, quotidiani. Forse è solo un problema di 'comunicazione'. Non ci si intende, insomma.

Allora è il momento di aggiornarsi un po', di fare un 'refresh' dello stato delle cose.
Ritorniamo tutti a studiare ! Ritorniamo tutti all'Università, giovedì 17 maggio 2018 alle ore 10.30, presso il Dipartimento di Scienze Politiche in Via Rodinò 22 a - Largo San Marcellino - Napoli - AULA 7 per la presentazione del volume di Angelo Baiocchi "Comunicazione e politica. Guida moderna per cittadini allo sbando e politici sbandati"

Al di là della leggerezza con la quale oggi ci approcciamo alle problematiche sociali che si fanno sempre più nodi irrisolvibili, bisognerebbe sempre tenere a mente che la politica non è un servizio prezzolato, è fatta di idee e valori, così come i partiti non sono nastri trasportatori di persone in cerca di occupazione oppure portatrici di interesse.

L'atavica e ormai superata contrapposizione tra destra e sinistra, in fondo, nel nostro paese, ha origini abbastanza recenti, si accredita come scenario politico di riferimento subito dopo la seconda guerra mondiale. Il bipolarismo, possiamo anche metterla così, venne salvato e consolidato dallo sbarco degli alleati. La fine della guerra ci consegnò alla storia come popolo in cammino sulla via del moderatismo programmatico, per la “ricostruzione”. Senza il “moderatismo” non avrebbero potuto sopravvivere “destra” e “sinistra”. La presenza del Vaticano, fece il resto. Divenimmo tutti giustamente “moderati” ma ognuno con animo e spirito diverso. E fummo definitivamente al centro dell'asse America-Russia.

Turarsi il naso e votare Dc voleva significare tante cose, sia per la destra che per la sinistra. Ma era anche la via maestra e probabilmente la soluzione più civile e cattolica possibile. A ben guardare forse anche Mussolini, se fosse stato vivo, avrebbe fatto lo stesso. Ne erano consapevoli De Gasperi, De Nicola, Andreotti, Nenni, Ingrao, Almirante, La Malfa, Donat-Cattin, Spadolini... tutti. E al centro si condensarono tutte le frizioni che sommessamente, sinistramente, silenziosamente.. serpeggiavano per il paese. Oggi diremmo i malumori e i mal di pancia .

Erano i tempi della guerra fredda. Il tempo in cui Aldo Moro ne fece “le spese” un po' per tutti. Una storia molto bella, fatta di gesti nobilissimi e di grandi cadute di stile. Una storia agitata da menti veramente “in fermento”, grandiose nel bene e nel male. Una grande (perchè era grande) Democrazia Cristiana ha tenuto strette le redini per ben 50 anni della nostra storia, allentando o tirando il freno, puntando addirittura al “miracolo economico”, smantellando consolidate resistenze ( i così detti “zoccoli duri”), riportando ferite profonde, distruggendosi da sola nel mare magnum delle mediazioni diplomatiche.

Questo fatto ha consentito alla “destra” e alla “sinistra” di sopravvivere a se stesse, trasformandosi a loro volta: una destra che profuma di liberalismo ed una sinistra che odora di socialdemocrazia.

Né più con l'America, né più con la Russia. Con un centro molto indebolito, esanime direi, dopo la morte dell'on. Moro, una sinistra, a sua volta, confusa dopo la morte di Berlinguer, una destra ormai anacronistica nel suo sguardo agli errori del passato

Qualche anno fa nella sua prefazione al libro di Norberto Bobbio “Destra e Sinistra”, Renzi, al di là delle giuste interpretazioni su cosa siano oggi destra e sinistra, ha ben inquadrato una cosa: ripensare ad un unico grande partito per risollevare il paese dalla crisi economica non deve certamente riguardare una posizione di estrema pendenza a destra o a sinistra, ma una scelta di uomini che al di fuori dei personalismi, sappiano indirizzare una “macchina” ormai collocata nello scenario internazionale, con il piglio del super partes. Renzi non la dice esplicitamente questa cosa, ma è evidente che la pensa e nel momento stesso in cui la pensa, si rende conto di quanta pericolosità ancora sia insita nel sollecitare la sinistra ad essere meno “autoreferenziale” e la destra meno esclusivista.

E dunque a cosa serve la storia oggi, visti i progressi politici e sociali, se non a far tesoro delle esperienze passate?

E' vero la storia contemporanea si presenta con una forte caratterizzazione di partigianeria che infonde nel popolo italiano anche una caratteristica propria: quella del pensiero – quello sì – comune, anzi assai comune, che impregna ogni individuo, dal più grande al più piccolo, insito persino nell'ultimo appena nato, di essere singolarmente “il migliore”, l'unico, il solo, correndo così il più grande dei pericoli: quello di essere strumentalizzati, o diciamo “tirati per la giacchetta” ora da destra, ora da sinistra. Un pericolo a cui non fu immune nemmeno la DC! E non è il solo pericolo. Ve n'è un altro più socialmente rilevante e devastante: il pensiero unico, il “regime”, .. cui non fu immune nemmeno la DC!

Da questi due pericoli bisogna ben guardarsi, me lo hanno sempre detto, lo si è sempre insegnato.

Ebbene è ciò da cui mette in guardia Bersani, quando parla di comunità. Se interpreto bene, per Bersani la comunità non è né di destra, né di sinistra, non è la Repubblica di Weimar, per Bersani la comunità è la solidarietà. E' lo stare assieme con le idee di tutti, puntando tutti ad un unico obiettivo che è quello del benessere maggiormente diffuso e che dovrebbe andar bene anche al liberalismo più estremo. Bersani ha un altro orizzonte davanti a se, quello di un'Italia che ormai ha modificato i propri contorni identitari ed il proprio scenario di fondo con l'ingresso in Europa.

Scrive Donzelli: “Il moderatismo come costume intellettuale e come misura dell'agire pubblico, prima ancora che come posizione nello schieramento politico, prende il sopravvento. Ma è il paradosso di un moderatismo esasperato, estremo, “estremista”, gridato e volgare”. (…) dove “il massimo eroismo consisterebbe nel tenersi fuori dalla mischia” (…)

Una seconda Repubblica la si sarebbe voluta di “destra” come adombra Salvatore Lupo in “Il crepuscolo della Repubblica” ma questo solo fatto pugna con la crisi economica ancora in atto e definisce meglio i contorni del moderatismo, che tale non è.

L'ingresso in Europa ci obbliga alle posizioni non finte, ed anche alla molteplicità delle idee. Persino l'Europa delle sanzioni e delle restrizioni, che ci salva politicamente, fa i conti con la democrazia, con il pensiero non unico, non superficialmente “mediatizzato” e mediano, non di massa, non rivolto alle folle, non populista diceva e dice Bersani, ma rivolto al popolo, cui si deve, invece, una democrazia ancora una volta relegata ai livelli massonici, diciamo, e non è un gran bel vedere, non è un bel sentire. E se bisogna attendere che il vento dell'ovest si plachi, non è detto che noi si debba fingere di non essere democratici. 




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