venerdì 5 marzo 2021 - Marinella Zetti

50 anni di contraccezione

Eppure anche oggi, secondo le misurazioni di Atlas, l’Italia è solo in 26esima posizione tra 45 i Stati dell'Europa geografica, molto distante da Gran Bretagna, Francia e Spagna, e molto più vicino a Paesi come la Turchia e l’Ucraina.

Anche questa è cultura. E io sono felice, proponendovi il testo di AIED, di poter dire “io c’ero”: da studentessa per AIED intervistavo le casalinghe per consentire all’associazione di redigere i Rapporti sulla sessualità delle donne, da attivista radicale ero in prima linea sulla lotta per l’aborto, con autodenuncia di procurato aborto con Adele Faccio, Emma Bonino, Marco Pannella e tante altre persone che si autodenunciarono in tutta Italia.

1971- 2021
AIED, l’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica fondata nel 1953, insieme all’Italia tutta festeggia i primi cinquant’anni di contraccezione legale: la possibilità, per le donne, di utilizzare la pillola anticoncezionale e di poter così autodeterminare le proprie scelte di maternità e la propria sessualità, in piena autonomia dalla volontà dei compagni, dei fidanzati, dei mariti. Ma che, nei fatti, non è ancora patrimonio di tutte e di tutti. AIED 50 anni di contraccezione Cinquant’anni dopo, potremmo immaginare un’Italia caratterizzata dall’affermarsi e diffondersi dell’informazione sessuale e della cultura contraccettiva – che statisticamente favorisce il deperimento del ricorso delle donne all’aborto – e da una consapevolezza nella pianificazione familiare e nelle scelte di genitorialità. Invece in Italia, la “rivoluzione contraccettiva” resta in fase di compimento e la scelta di metodi contraccettivi più moderni fatica a radicarsi. L’Atlas europeo 2019, che misura l’accesso alla contraccezione in 45 Stati dell'Europa geografica, colloca l’Italia in 26esima posizione con un tasso del 58%, molto distante da Gran Bretagna, Francia e Spagna, e molto più vicino a Paesi come la Turchia e l’Ucraina. Una persona su 4 sceglie il coito interrotto, anziché sistemi anticoncezionali medico-scientifici, per esplicare le sue scelte di genitorialità (dati Istat). Mentre l’89% dei ragazzi e l’84% delle ragazze ricerca online le informazioni di cui abbisogna intorno alla salute sessuale e riproduttiva.
«All’alba del terzo millennio, in Italia c’è un traguardo sul quale aggregare il l’impegno di tutti - spiega il presidente AIED Mario Puiatti - ed è l’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva come materia di insegnamento sui banchi di scuola. Siamo ormai il fanalino di coda in Europa, dove, per fare solo alcuni esempi, l’educazione sessuale è materia scolastica dal 1955 in Svezia, dal 1970 in Austria, dal 1995 in Germania, dal 2001 in Francia, dal 2017 nel Regno Unito. L’ Italia si affianca a Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Cipro e Lituania - fra i Paesi europei – per totale assenza di informazione, nei programmi scolastici, sulla sfera della sessualità. Siamo del tutto inadempienti rispetto agli standard europei che seguono linee guida Oms in materia di modalità “formali” per l’educazione sessuale, affettiva ed emotiva dei giovani nelle scuole. Alle nostre figlie, e ai nostri figli non restano che i modi “informali”: le informazioni che arrivano da amici o genitori, più spesso dal web e ovviamente anche dai siti pornografici».

Per questo mercoledì 10 marzo 2021 AIED ripartirà con la sua campagna di sensibilizzazione in tutta Italia sui temi della maternità consapevole, per festeggiare e al tempo stesso rilanciare il “diritto alla libertà”, una conquista che è patrimonio comune di civiltà. E alle 12 caricherà sulla sua pagina facebook il cartoon celebrativo #lapillola50, realizzato da due giovani artiste, Nadia De Velo e Silvia Ferrari, utenti dei consultori AIED: un racconto d’animazione che si rivolge alle giovani e ai giovani di oggi, per ripercorrere la conquista di 50 anni fa. Ma l’intero mese di marzo 2021 sarà targato AIED: uno sforzo supplementare di informazione e sensibilizzazione, con la campagna coordinata dalla pubblicitaria Paola Russo, caratterizzerà le iniziative della storica Associazione, da 68 anni in prima linea per i diritti civili delle italiane, e degli italiani. Tappa di riferimento, martedì 30 marzo alle 18, sarà il Blister 21 Talk, un evento digitale al quale sono invitate donne e uomini, ragazze e ragazzi di ogni latitudine, per un confronto aperto sui temi dell’educazione sessuale, affettiva ed emotiva rivolta all’adolescenza. 

L’Italia del 10 marzo 1971 conosceva da soli tre mesi il divorzio, come pratica legale per la dissoluzione del vincolo matrimoniale. Una conquista tutt’altro che indiscussa: nel 1974 la tenuta della legge Fortuna-Baslini veniva messe alla prova da un referendum abrogativo che invece consolidò il fronte laico a tutela dei diritti civili nel Paese. Quell’onda si era messa in moto e con una sentenza della Corte costituzionale il 10 marzo 1971 veniva abrogato un Movimento Liberazione della Donnacaposaldo del Codice Rocco, il famigerato art. 553 che vietava e puniva «la propaganda dei mezzi atti a impedire la procreazione», prevedendo un anno di reclusione per chi si fosse reso responsabile del reato di “propaganda”, ma anche dell’utilizzo dei contraccettivi. La parte rimanente di quel Titolo X del Codice Rocco (Reati contro l’integrità e la sanità della stirpe) sarebbe stata abrogata solo nel 1978, con l’approvazione della legge 194 sull’aborto. Nel 1975 fu promulgata la legge istitutiva dei consultori pubblici, e sempre nel 1975 la Riforma del Diritto di famiglia siglava il passaggio dalla patria potestà alla potestà genitoriale, equiparato in doveri e dignità le figure del padre e della madre. A lungo, nella vita quotidiana, la contraccezione consapevole restò tutt’altro che praticabile: perdurava il divieto di vendita nelle farmacie dei contraccettivi, in applicazione di norme risalenti al 1927 (Regolamento per la registrazione dei farmaci), che non consentiva la registrazione di presidi medico-chirurgici aventi indicazioni anticoncezionali. Per questo i contraccettivi dovevano essere registrati sotto mentite spoglie: la pillola come regolatore del ciclo mestruale, gli spermicidi come antisettici per l’igiene intima della donna. AIED avviò nel 1976 una solitaria azione di denuncia legale e politica nei confronti dell’allora Ministro della Sanità per inosservanza della legge 405/1975 istitutiva dei consultori familiari, che dovevano fornire assistenza contraccettiva e non potevano farlo. Solo a seguito della mobilitazione AIED, nell’ottobre 1976, il Ministero provvedeva ad abrogare quelle norme. Nel 1977 arrivarono anche la parità in materia di lavoro e le leggi di tutela per le lavoratrici madri. Dai movimenti femministi ed emancipazionisti, insieme alla libera scelta della maternità, e con la depenalizzazione dell’aborto formalizzata attraverso la legge 194 del 1978, arrivava la richiesta di una legge specifica contro la violenza sulle donne. Una normativa che sarebbe tardata vent’anni. 

In assenza di un impegno pubblico, come si può raggiungere questa fascia della popolazione? La risposta dell’AIED fu il varo del primo fotoromanzo italiano «di servizio». L’iniziativa, finanziata da una fondazione americana interessata alla lotta contro l’esplosione demografica, richiamò da subito l’interesse e la curiosità della stampa. Luigi De Marchi, segretario AIED, dell’iniziativa fu ideatore e regista, nel 1973. Protagonista del primo «fotoracconto lampo», “Il segreto”, è stata l’attrice Paola Pitagora, la Giulia dei “Pugni in tasca” di Marco Bellocchio. Quando l’associazione le propose di essere la star del fotoromanzo, seguito da altri due interpretati da attori famosi che non ricevettero alcun compenso per posare davanti alla macchina fotografica, accettò immediatamente. Nella prima scena al marito che, seduto su un letto in disordine, esclama contrariato: «Così non si può andare avanti! Quando ti abbraccio sei sempre fredda, svogliata», Paola Pitagora risponde: «Come potrei essere diversa? Sempre con l’angoscia di restare inguaiata ... E poi tu t’interrompi sempre sul più bello». In un fotogramma successivo i due sono nuovamente a Fotoromanzo con Paola Pitagora, 1973 letto, sorridenti, appagati. Finalmente, esclama lei, ho potuto «abbandonarmi a te senza timore e gustare per la prima volta il piacere supremo». L’orgasmo è un termine ancora quasi proibito in bocca a una donna, tanto è vero che lo sceneggiatore lo ha addolcito con una perifrasi enfatica. A metà degli anni Settanta la «rivoluzione sessuale» è già avvenuta, ma solo le «ragazze emancipate» hanno vissuto realmente il cambiamento dei costumi amorosi e sessuali. Le «ragazze emancipate» degli anni Settanta vivono nei cinema e nelle cineteche, nelle università, nei cortei e nelle assemblee. Sono borghesi o piccolo-borghesi, ma possono essere anche operaie, se sindacalizzate. Le «donne normali» invece non vivono sulla propria pelle gli sconvolgimenti politici, il mutamento dei costumi sessuali e amorosi. Vivono nelle sacche di cultura contadina al Sud, in quelle del sottoproletariato urbano al Centro e al Nord, ma sono numerose anche nei quartieri piccolo, medio e alto-borghesi. È per raggiungere e catturare questa parte della popolazione femminile che l’AIED decise di ricorrere al fotoromanzo. 

L’AIED apre nel 1956 il primo consultorio a Roma, e via via in altre città d’Italia: sono oggi 20 i consultori AIED diffusi ad ogni latitudine del Paese, da Bolzano a Messina, per offrire consulenza alle donne sui metodi anticoncezionali. Nel 1956 la distribuzione di opuscoli informativi e manifesti costituiva di per sé patente reato, perché violava l’articolo 553: l’arrivo della polizia poteva bloccare attività e iniziative, ogni conferenza in tema di pianificazione delle nascite rischiava di essere interrotta, e i conferenzieri erano passibili di denuncia. Ma appunto a questo si voleva arrivare. Il metodo di lotta aveva un’esplicita valenza di disobbedienza civile: i militanti dell’associazione chiedevano la cancellazione della legge e sfidavano i rigori della legge stessa con azioni di disobbedienza civile. E mentre in Italia fioccavano le denunce verso i dirigenti dell’associazione e si creava un fronte ostile della stampa conservatrice (sia cattolica che comunista), all’estero i maggiori mezzi di informazione diffondevano la notizia come esempio resiliente di modernità di una parte della società italiana. Una società proiettata verso il futuro e la libertà che ha visto tra i suoi protagonisti Adele Faccio del CISA, Emma Bonino, Gianfranco Spadaccia, Marco Pannella del Partito Radicale, il socialista Loris Fortuna e molti intellettuali, donne e uomini di cultura liberali che in prima persona hanno sfidato i giudici e il sistema conservatore italiano. 

E oggi? Grazie alla lotta politica dell’AIED, le ragazze di oggi sono libere di scegliere e di amare. 
È tuttavia una conquista che ciclicamente viene messa in discussione e che, nonostante i cambiamenti sociali intercorsi in mezzo secolo, va ricordata e riproposta perché possa seguirne l’evoluzione che aspettiamo. In Italia la contraccezione ormonale ha ancora un costo elevato per le giovanissime, l’informazione sulla salute sessuale e riproduttiva ha un ruolo marginale così come i consultori, la legge sull’interruzione di gravidanza vede il più alto numero di obiettori di coscienza d’Europa e siamo tra gli ultimi Paesi europei a non avere corsi di educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Circa il 60% della popolazione italiana fra 18 e 54 anni fa uso di sistemi contraccettivi: preservativo e pillola sono i più diffusi, al terzo posto però troviamo il coito interrotto secondo il Rapporto 2019 stilato da Aidos - Associazione italiana donne per lo sviluppo in collaborazione con l'annuale Contraception Atlas (Atlante della contraccezione) di European Parliamentary Forum for Sexual & Reproductive Rights.
Nella speciale classifica europea l'Italia arranca: pesano la mancanza di un sito internet Manifestazione delle donne - foto archivio Tano D'Amicoistituzionale dedicato ad una corretta informazione sulla contraccezione e si registra la quasi totale assenza di politiche di rimborso per l'acquisto di contraccettivi. L'accesso alla contraccezione dovrebbe (il condizionale, qui, pare d'obbligo) rientrare tra i fondamentali diritti alla salute. Ma il condizionale resta d’obbligo. La salute riproduttiva coincide con "una vita sessuale soddisfacente e sicura, la possibilità di riprodursi, la libertà di decidere se e quando farlo" (Oms, 1994). Tutto questo passa da un corretto e libero accesso alla contraccezione che, purtroppo, non sempre viene garantito. Si legge nel Rapporto 2019: "I consultori familiari sono attualmente depotenziati della teoria, degli approcci e delle politiche che li hanno ideati e resi punti di riferimento; sono infatti scarsamente finanziati e sotto organico, con forti differenze regionali”.
«Pensare che parlare di sessualità e contraccezione ai nostri giovani sia la causa dell’inverno demografico del Paese è un grave errore. – spiega ancora Mario Puiatti - Oggi i consultori AIED riempiono il vuoto informativo e sanitario delle istituzioni pubbliche soprattutto assistendo le donne che desiderano figli e che non riescono ad averli. La situazione senza precedenti dell’Italia di oggi, colpita duramente dagli effetti economici e sociali della pandemia, impone al paese di affrontare da subito un percorso di riforma delle politiche sociali ad ampio spettro. Politiche che siano congruenti con i desideri e le aspirazioni di tutte le donne, sia di quelle che desiderano dei figli sia di quelle che scelgono diversamente, affinché non si creino dinamiche penalizzanti della libera e responsabile scelta di ciascuno. È necessario promuovere l’informazione sulla salute riproduttiva a partire – ma non solo - dalle scuole e fin dalla scuola dell’infanzia; rafforzare la rete dei consultori aumentando le strutture e il personale socio sanitario, affinché possano essere centri d’informazione e di assistenza sulla salute riproduttiva facilmente accessibili; aumentare i servizi gratuiti per le mamme e i bambini nei primi tre anni di vita; aumentare gli asili nido e le scuole dell’infanzia, anche prevedendone la gratuità per le famiglie a basso reddito; superare il congedo di maternità in favore del congedo parentale, usufruibile tanto dalle donne quanto dagli uomini. Dobbiamo ridare vita alla crescita culturale dell’Italia, non dimenticando lo sforzo delle associazioni della società civile nella diffusione di conoscenza e informazione, nella promozione del dibattito politico e nella loro azione di proposta legislativa. Promuovere con serenità e senza pregiudizio l’informazione corretta sulla sessualità significa occuparsi di relazione, di amore, di parità e di diritto. È importante superare la paura del crollo della natalità e cogliere l’opportunità per ridefinire la mappa dei servizi alla persona e alle famiglie. È in questa prospettiva che l’AIED continua a lavorare con i propri consultori in tutta Italia per la salute sessuale e riproduttiva delle donne, delle coppie, delle famiglie». 




Lasciare un commento