venerdì 24 novembre 2017 - pier giorgio tomatis

220 mila denari

Se c'è una Nazione formata da cittadini e residenti che ha bisogno di una forte educazione civica a partire dal percorso scolastico questa è l'Italia. Infatti, come da manuale, da anni il nostro Paese non conta questa materia tra gli studi obbligatori ed è finita prima inglobata in altre e poi sparita tra le pieghe di riforme che ne hanno cancellato spazi e autorità. Si ha un bel dire che i cittadini del Belpaese siano tra i più indisciplinati, irrispettosi e irriguardosi al mondo. Se gli investimenti economici, sociali e intellettuali premiano sempre altri settori, materie e argomenti non ci si può poi lamentare se un patrimonio storico e culturale come il nostro venga dilapidato e consumato quotidianamente. "Con la cultura non si mangia" hanno sostenuto uomini delle Istituzioni con le parole e con i fatti. L'educazione civica non è nemmeno l'ultima vittima della nostra idiozia autodistruttiva. La cosiddetta Buona Scuola ha demolito un altro pilastro educazionale: il voto di condotta. Dopo che la Ministra Valeria Fedeli, in aprile, ha apposto la firma al decreto attuativo (il decreto che rende operativi gli altri... potenza della burocrazia) la Legge 107 del 2015 è diventata esecutiva. Il voto (o il giudizio) per educare gli studenti a tenere un comportamento dignitoso e riguardoso è sparito. Non ce n'è bisogno. Gli italiani sono a posto così. Sono già preparati a sufficienza.

Il civismo, la condotta, l'etica si estrinseca anche nelle notizie di cronaca della giornata. Susanna Masi, già componente della segreteria del ministero dell’Economia, ex professionista del gruppo Ernst & Young, nella segreteria tecnica del sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani per il governo Monti, consigliera in materia fiscale di Fabrizio Saccomanni, del governo Letta nel 2013, e di Pier Carlo Padoan (nel governo Renzi), nel giugno 2015 nominata tra i cinque consiglieri di Equitalia, è stata accusata dai Pubblici Ministeri della Procura di Milano di corruzione. I Magistrati le attribuiscono "l’ipotesi di ‘rivelazione di segreto d’ufficio’ e il reato di ‘false attestazioni sulle qualità personale’ per non avere dichiarato il proprio conflitto d’interessi”. La Susanna Masi avrebbe passato informazioni al colosso inglese della consulenza Ernst & Young che le avrebbe pagate circa 220mila euro.

Chissà che voti aveva avuto in condotta durante il suo percorso scolastico...




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