sabato 11 gennaio 2020 - Slow Revolution

2019, l’anno più caldo dell’Europa

 Rapporto Copernicus Climate Change Service

L’Europa non è mai stata così calda. A dirlo sono i dati diffusi da Copernicus Climate Change Service (C3S), il servizio di monitoraggio sui cambiamenti climatici del programma di osservazione della Terra dell’Unione europea Copernicus, che registrano per il 2019 la temperatura media più alta mai registrata da quando sono disponibili i rilevamenti. A determinare il nuovo record, che supera di poco i valori registrati nel 2014, 2015 e 2018, sono le alte temperature avute in tutte le stagioni e, in particolare, in estate e in autunno, periodi classificati al quarto posto tra i mesi più caldi mai registrati. Un contributo di rilievo è arrivato a fine anno con un dicembre con temperatura media più elevata di 3,2 gradi rispetto a quella del periodo di riferimento standard (1981-2010) e nuovo record storico.

In Alaska le variazioni più alte

A livello globale il 2019 si colloca in seconda posizione nella serie storica con temperature superiori alla media del periodo 1981-2010 di 0,6 gradi. Il riscaldamento più importante registrato rispetto alla media del 1981-2010 si è verificato in Alaska e in altre vaste parti dell’Artico. La maggior parte delle aree terrestri sono state più calde della media, in particolare in Europa orientale e meridionale, Africa meridionale e Australia. Al contrario, il Canada centrale e sudorientale ha registrato temperature medie annue inferiori alla media. Con il 2019 si conclude un quinquennio con gli anni più caldi mai rilevati (variazione di 1,1-1,2 gradi maggiore rispetto al livello preindustriale definito dall’Ipcc) e il decennio con le temperature più alte di sempre (2010-2019).

In crescita le concentrazioni di CO2

Se le alte temperature dell’atmosfera terrestre registrate negli ultimi anni erano attese a causa della della permanenza di alte concentrazioni di CO2 in atmosfera, più preoccupante è la notizia delle continua crescita della presenza di anidride carbonica nell’aria che, di fatto, preannuncia nuovi record di “caldo” futuri. Secondo il rapporto di C3S, realizzato con la collaborazione di Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), il 2019 segna una continuità nell’aumento delle concentrazioni di biossido di carbonio registrano negli anni scorsi. Il tasso di crescita XCO2 (rapporto di miscelazione di CO2 mediato a colonna) medio stimato per il 2019 è di 2,3 a 0,8 ppm/anno, superiore al 2,1 x 0,5 ppm/anno registrato nel 2018, ma inferiore al 2,9 x 0,3 ppm/anno analizzato nel 2015. Un anno, quest’ultimo, influenzato da eventi particolari, come gli incendi in Indonesia e l’effetto provocato da che, tra l’altro, ha ridotto l’assorbimento della CO2 da parte della vegetazione terrestre.




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