lunedì 14 dicembre 2009 - Bernardo Aiello

Le telecomunicazioni mediante reti in fibra ottica

Nella sua fase iniziale Internet si è sviluppato in gran parte utilizzando le esistenti reti telefoniche in conduttore di rame ed adattandosi ad esse. Si sono utilizzati i modem per trasmettere segnali di tipo analogico, poi i TA per trasmettere contemporaneamente messaggi vocali e dati telematici digitali, poi l’ADSL.
 
Contemporaneamente si passava, per le dorsali, dai conduttori di rame ai conduttori in fibra ottica per i tanti vantaggi, quali:
a) Elevata velocità di trasmissione;
b) Bassa attenuazione del segnale trasmesso, con conseguente enormemente minore necessità di rigenerazione dello stesso lungo il percorso.
 
Con l’estendersi dell’utilizzo del Web la richiesta di trasmissione a distanza di una quantità di dati sempre maggiore comporta la necessità di connessioni sempre più veloci ed oggi la prospettiva è quella di dovere del tutto sostituire l’intera rete telefonica in conduttori di rame, e non solo le dorsali, mediante una rete in conduttori in fibra ottica, con investimenti finanziari di notevole importanza, dell’ordine dei miliardi di Euro per il nostro Paese. Orbene, i privati possessori dell’ex monopolista TELECOM Italia non hanno l’intenzione di farlo, al punto che lo Stato ha in ipotesi un suo intervento ed altri operatori economici delle telecomunicazioni si sono fatti avanti dando la loro disponibilità ad intervenire. E’ questo il cosiddetto «problema della banda larga», di cui tanto parlano i media.
Al problema tecnico ineludibile (è impensabile pensare la quinta o sesta potenza economica del mondo rimanga arretrata nel settore delle telecomunicazioni) si intrecciano problemi organizzativi ed economici, che sono poi i problemi della liberalizzazione dei mercati dei servizi pubblici su rete.
 
Proviamo innanzitutto ad elencare le principali reti di servizi pubblici :
1) La rete di distribuzione di energia elettrica;
2) La rete di distribuzione del gas metano;
3) La rete delle telecomunicazioni foniche e dati;
4) La rete di distribuzione dell’acqua potabile e quella fognaria;
5) La rete dei trasporti stradali, ferroviari e marittimi.
 
Esse soddisfano esigenze primarie collettive e questo giustifica il costante intervento dello Stato a tutela dell’utenza. Un tempo, proprio per realizzare questa tutela, la costruzione e la gestione di queste reti erano fatte da Enti pubblici (si ricordi, ad esempio, la nazionalizzazione della produzione di energia elettrica). Poi ci si rese conto che queste attività richiedevano soggetti organizzati in maniera imprenditoriale e, pertanto, si sono trasformati gli Enti pubblici in soggetti di diritto privato, solitamente Società per Azioni, di proprietà pubblica. Poi ancora si è posto il problema di consentire anche a privati in regime di libero mercato di partecipare alla gestione delle reti e si è passati alla fase detta di “privatizzazione”.
 
Questo processo è ancora in corso e non è privo di difficoltà e di problematiche da affrontare, tenendo sempre al centro, così almeno dovrebbe essere, l’interesse del cittadino visto da due punti di vista:
1) Come cittadino/contribuente, le cui tasse ed imposte versate sono state e sono ancora utilizzate per la costruzione e per la gestione delle reti ;
2) Come cittadino/utente, che deve ricevere i servizi essenziali con continuità, con efficienza ed al prezzo corretto.
 
Il timore, per la banda larga come in ogni altro caso, è che si creino monopoli di privati, tali da rendere impossibile conseguire questi obiettivi. Se gli operatori privati delle reti sono in effettiva reciproca concorrenza, interverrà la “mano invisibile” del mercato, di cui parlava Adam Smith, per far funzionare al meglio le cose ; ma se questo non è possibile per certi aspetti, ad esempio perchè non è pensabile costruire e far funzionare più reti distinte in concorrenza fra loro, ebbene in tal caso occorre creare un sistema che ne tenga adeguatamente conto.
 
E resta sempre la necessità di regole per le Società di diritto privato incaricate di pubblico servizio, siano esse agenti sul mercato ovvero in regime di monopolio, per consentire gli opportuni controlli mirati alla tutela dell’utenza. Il caso della “banda larga” per Internet potrebbe essere lo spunto per il governo per far chiarezza su questo punto e per evitare che qualcuno in tutto questo riesca a trovare il modo per arricchirsi oltremisura a spese della collettività. Esiste la volontà politica per farlo ? Il cittadino resta in attesa di saperlo.



Lasciare un commento