venerdì 24 aprile 2009 - Bernardo Aiello

FIAT-Chrysler: la chance di Sergio Marchionne

A qualcuno sarà certamente capitato di guidare una vettura del mercato automobilistico nord-americano.


All’inizio il problema è quello di resistere al riflesso automatico di schiacciare con il piede sinistro il pedale della frizione, che non c’è : si beccare il freno, si da una gran frenata e si finisce proiettati contro il parabrezza, con il rischio di romperlo con una testata.

Aprendo per curiosità il cofano, si vede subito in primo piano ed a portata di mano un grosso marchingegno meccanico e si pensa subito che si tratti del motore. Errore, si tratta dell’aria condizionata ; il motore è un altro marchingegno, più piccolino e defilato.

Al momento di fare il pieno, infine, si scopre che il serbatoio è di ottanta litri o giù di lì.

E’ questo il prodotto tipico dell’industria automobilistica di Detroit, in crisi gravissima e fino ad un certo punto causata della crisi finanziaria globale.
Quest’ultima appare piuttosto aver fatto da detonatore ad una situazione negativa del settore, venutasi a creare negli ultimi anni per la manifesta incapacità dei grandi produttori americani di rinnovarsi abbassando i costi e con modelli rispettosi delle esigenze di tutela dell’ambiente.

Oggi il loro prodotto non ha alcuna prospettiva futura a causa degli enormi quantitativi di CO2 emessi dai suoi motori e la prossima adozione da parte dell’Amministrazione Obama di una tassa sulla produzione dei gas serra rende assolutamente necessaria una vera e propria rifondazione dei loro processi produttivi, se vogliono continuare ad esistere.

In questa vicenda non poche sono le responsabilità politiche delle passate amministrazioni Bush, sorde ad ogni esigenza di tutela ambientale.
Francamente George Bush appare sempre più uno peggiori presidenti che gli Stati Uniti abbiano mai avuto ; ed il giudizio della storia su di lui potrebbe essere ferocemente negativo.

Per contro tutto questo non può essere guardato con distacco ed a cuor leggero dal rinnovato governo americano : i numeri degli impiegati nell’industria automobilistica glielo impedisce.
 
Ecco spiegato l’entusiasmo suscitato negli States dalla proposta di matrimonio della FIAT a Chrysler; un matrimonio in cui la Casa Automobilistica torinese porterebbe una dote importantissima e fondamentale, ma non finanziaria, ossia il know-how nella produzione di autovetture a basso costo ed a ridotta emissione di CO2.
 
Per Sergio Marchionne, Amministratore Delegato di FIAT e manager di grande successo, si tratta probabilmente della massima sfida professionale. Oggi ha la chance di inserire la Casa torinese nel baricentro dell’industria automobilistica mondiale, avendo come obiettivo quello di far nascere un nuovo tipo di automobile nord-americana.



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