Rocco Di Rella (---.---.---.104) 14 novembre 2016 16:56

I pregi della Riforma Boschi

La Riforma Boschi realizza un monocameralismo sostanziale, perché il Senato (i cui componenti scendono da 320 a 100) diviene una camera consultiva, che ha 40 giorni di tempo per esprimere un parere non vincolante sulle proposte di legge votate dalla Camera dei deputati. Restano bicamerali solo poche leggi ordinamentali (leggi costituzionali, ratifiche dei trattati europei, leggi sulle minoranze linguistiche, ecc.).

La Riforma Boschi definisce meglio gli ambiti di competenza della legislazione statale e di quella regionale, riducendo fortemente il contenzioso tra Stato e Regioni dinanzi alla Corte Costituzionale.

La Riforma Boschi abolisce le Province.

La Riforma Boschi abolisce il più inutile degli enti, il CNEL.


I difetti che la Riforma Boschi NON ha

La Riforma Boschi, diversamente dalla riforma Calderoli bocciata dagli italiani nel 2006, NON istituisce un bicameralismo confuso e conflittuale, NON devolve pericolosamente poteri alle Regioni e NON attribuisce maggiori poteri al presidente del Consiglio dei ministri

La Riforma Boschi, contrariamente alla riforma elaborata dalla Bicamerale presieduta da D’Alema, NON introduce l’elezione diretta del presidente della Repubblica e NON modifica le norme costituzionali sull’ordinamento giudiziario.

Della Riforma Boschi NON fa parte la legge elettorale, che è una legge ordinaria e sarà presto esaminata dalla Corte Costituzionale.


Cosa produrrebbe la vittoria del NO

Gli oppositori alla Riforma Boschi non sono in grado di formulare una proposta alternativa di riforma costituzionale, perché parlano lingue molto diverse. Nel fronte del No, infatti, ci sono monocameralisti e bicameralisti, federalisti e centralisti, parlamentaristi e presidenzialisti. Pertanto, se vincessero i No, non cambierebbe assolutamente niente.


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