martedì 7 febbraio 2017 - Clash City Workers

Università | Lo "strano" caso dell’appalto dei servizi di pulizia a Fisciano, Salerno

Ieri, lunedì 6 Febbraio 2017, si è tenuta la conferenza stampa dei lavoratori e delle lavoratrici dei servizi di pulizie del campus di Fisciano. È stata una conferenza stampa in piena regola, se non fosse stato per un piccolo particolare: mancavano i giornalisti.

Forse impegnati a raccontare avvenimenti ben più importanti, o forse poco inclini a pestare eventualmente i piedi a rettore ed aziende implicate nella vicenda. Ma facciamo un passo per volta. L'8 Aprile 2015 la Fondazione Universitaria (che gestisce gli appalti di esternalizzazione dei servizi, sgravando l'ateneo da questo ingrato compito) indice una gara d'appalto in cerca di una nuova azienda che gestisca il servizio di pulizie del campus, a scapito di "Fisciano Sviluppo", che per 10 anni aveva operato nel settore.

La gara se l'aggiudica la Gfm (Gioma Facility Management srl) in data 10 Giugno 2016, proponendo un offerta al ribasso del 40%; ribasso che si è ovviamente ripercosso sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici. Questi ultimi si sono visti dimezzare gli stipendi da poco più di 700 euro a 350 euro circa mensili; il taglio delle ore lavorative da 22 a 15 ore in media, pagate 5,22 euro l'una contro i 7,80 previsti dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro per i dipendenti di aziende e cooperative esercenti nel settore dei servizi (sempre se non si ammalano, in quel caso la paga scende a 2 euro l'ora circa).

Il dato però più grave probabilmente riguarda la perdita dello storico maturato nel corso di anni di servizio; evento questo che sembrerebbe violare l'articolo "176" del suddetto CCNL che prevede il mantenimento del regime contrattuale in caso di cambio di appalto. I lavoratori finiscono per firmare tra le minacce di licenziamento in caso di mancata sottoscrizione dell'accordo e nel totale immobilismo dei sindacati. CIS, CONFSAL fesica e FLAICA sono le sigle sindacali che hanno elemosinato spiccioli, vendendo gli accordi come grandi conquiste ai lavoratori che non si sono lasciati abbindolare; anzi, dopo l'ultimo tentativo di accordo risalente al 3 Febbraio, hanno rilanciato convocando la conferenza stampa.

Ad oggi i lavoratori e le lavoratrici non si rassegnano. Pesa sulle loro spalle la frustrazione per aver perso benefici e soprattutto dignità. Frustrazione che trasformano in voglia di lottare per i loro diritti. Chiedono infatti esplicitamente il rispetto dell'articolo 97 del decreto legislativo 50 del 2016 inerente ad offerte anormalmente basse. In pratica si chiedono come si possa ritenere 350 euro al mese sufficienti per garantirsi una vita dignitosa, soprattutto per chi ha famiglia e spese a carico oltre che 30 anni di lavoro alle spalle. Chiedono il superamento del regime di esternalizzazione dei servizi da parte dell'università; pratica questa sempre più in voga, ma che forse quando avviene ad opera dell'università (secondo una recente classifica, quella di Fisciano è la prima in classifica del Mezzogiorno) dovrebbe destare qualche perplessità in più.

Chiedono, infine, tanti altri diritti che sembrerebbero basilari, ma che qui diventano conquiste da raggiungere con fatica: ad esempio, uno spogliatoio o un posto adeguato dove cambiarsi, che non sia il bagno o qualche altro luogo improvvisato. Le loro richieste si rivolgono direttamente al C.D.A. dell'università, ed in particolare al rettore, reo di essersi defilato dall'intervenire, o anche solo dal prendere posizione in merito alla questione. Si sentono a pieno titolo e giustamente parte integrante dell'università, ma al servizio dei ragazzi e della comunità e non del padrone di turno.




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