martedì 27 giugno 2017 - FRANCESCO ANNICCHIARICO

Un blueprint per il circolo radicale, in ambito aziendale

Chissà se valga la pena cogliere l'invito della dr.ssa Lauretta Secchi curatrice del Museo tattile 'Anteros' di Bologna, dell' Istituto per ciechi Francesco Cavazza, relativamente alle sue riflessioni su come sia possibile potenziare la capacità di ognuno di noi in senso intellettivo e creativo:

"Noi vediamo effettivamente per ciò che siamo, sentiamo, conosciamo.

Una sensorialità poco sviluppata, soprattutto in età evolutiva, può ridurre le facoltà cognitive e predisporre a una dispersione di abilità. Talvolta nell'incapacità di concentrazione, approfondimento e analisi, riscontrabile anche in giovani studenti sollecitati principalmente dalla quantità, più che dalla qualità, di informazioni e immagini, si fa strada il disagio esistenziale.

Insegnare a vedere, a toccare, a sentire e conoscere diversamente può svelare parti di noi molto importanti e indurci a una autoanalisi critica e proficua. Il piccolo trauma provocato da una novità didattica che richieda all'allievo un processo di apprendimento nuovo perchè differente può diventare esperienza fertile e conquista interiore."

(da "L'educazione estetica per l'integrazione" di Loretta Secchi Roma : Carocci Faber, 2004 ).

In effetti, ciò di cui si occupa il Museo Anteros è di aiutare chi ha un deficit sensoriale, attraverso la conoscenza tattile di copie tridimensionali di opere artistiche famose:

"Obiettivo del museo è educare all’uso integrato dei sensi residui, in presenza di deficit visivo, per un rafforzamento delle facoltà percettive, cognitive e intellettuali delle persone disabili della vista, ma anche educare la sensibilità delle persone normovedenti"

(da: http://www.cavazza.it/drupal/?q=it/node/315 ).

L'importanza della strategia di potenziamento sensoriale si evince anche da questo passaggio del documento della dottoressa, con riferimento ad un importante studioso del settore della scienza della formazione:

"Come spiega Angelo Errani, riferendosi alle teorie di Vygotskij, «Una disabilità, proprio perché costringe ad incontrare degli ostacoli, determina, nel soggetto che ne sperimenta gli effetti, anche una ricerca di strategie per superarli e attiva una riorganizzazione delle risorse della persona». Ecco perché è utile percepire il filo rosso che lega la vita delle forme del pensiero psichico e spirituale; parimenti utile è leggere l'arte come rappresentazione dell'umano e della sua tensione conoscitiva, tra istinto e coscienza.

( da: http://www.sed.beniculturali.it/index.php?it/184/le-metodologie-dellesplorazione-tattile )

L'analisi dei dipinti e opere d'arte in genere risulta molto proficua, come descritto nello stesso documento:

"Il processo immaginativo attraverso il quale ricostruiamo un dipinto, nella sua natura iconica, prevede che in ogni caso si faccia spazio, nella mente e nel sentimento, alla connessione dei saperi, alla relazione tra memoria sensoriale e rappresentazione mentale delle forme. L'esperienza estetica è data dall'incontro di emozione e ragione, da cui deriva una conquista intellettuale che nasce dalla disposizione del nostro animo nel momento in cui apprendiamo un contenuto e lo reinterpretiamo. E' questa, anche e non solo, la forza dell'immaginazione, che non è mai sterile congettura o fantasticheria autoreferenziale: al contrario, si nutre del contatto e della ricerca di comuni denominatori tra pensiero collettivo e individuale, supportata dall'esperienza. Essa annulla, dunque, ogni separazione tra soggetto e oggetto, e porta entrambi all'unicità della comprensione, vera opera, poiché tra pensiero e arte, tra spirito e materia, vi è un'autentica vicinanza.

...

L'apprendimento permanente è una risorsa alla quale ogni persona può attingere, anche attraverso l'educazione estetica. L'acquisizione di una abilità, infatti, svela potenzialità individuali e collettive che dimostrano come un approccio conoscitivo a ogni arte e disciplina conduca all'interiorizzazione di competenze psico-percettive, sensoriali e intellettuali.

La creazione artistica è incontro tra plenum e forma: quindi tra percezione indiscriminata e capacità di organizzazione dei dati sensibili. Per questo la natura conoscitiva dell'atto interpretativo è centrale in una storia dell'arte intesa come scienza e come storia delle idee, ma è ancora più essenziale se l'obiettivo di una didattica speciale delle arti è l'integrazione tra persone di età e formazioni culturali differenti, sia in presenza che in assenza di deficit sensoriali.

...

L'approccio al valore informativo, espressivo, psichico e poetico dell'immagine, cambia considerevolmente nel corso della vita e svela interessanti meccanismi di autonoma appropriazione delle conoscenze culturali e loro conversione in intuizioni esistenziali, talvolta grazie a consapevolezze che maturano mediante processi logici, intuitivi e analogici. "

La vicinanza e l'opportunità di questa strategia di accrescimento delle capacità cognitive, nel nostro mondo sempre mutevole (penserei in modo particolare a chi è nel settore degli affari), è sempre esplicato da Loretta Secchi:

"L'educazione permanente è un modo per conferire a tutti, almeno in potenza, il diritto alla trasformazione e alla crescita interiore.

In questi ultimi anni le mutate condizioni di vita e la forte richiesta di adattabilità della psiche alle realtà sociali e professionali esistenti, non sempre facilmente leggibili e sopratutto in costante cambiamento, prevedono processi di autoeducazione. Con ciò si intende dire che la persona è costantemente invitata a fare buon uso della cultura pratica e teorica che possiede e che può altresì ottenere.

L'educazione estetica sembra assolvere bene tale compito perchè induce a riunificare sensi e intelletto e quindi, se ben esercitata, può fornire indicazioni di metodo non rigide per favorire la creatività del pensiero, senza incorrere in soggettivismi e intellettualismi sterili. Perchè l'educazione estetica porti a questi risultati, è necessario correggere nel pubblico ogni forma di compiacimento culturale di superficie, al contrario è essenziale offrire approcci all'arte colti perchè profondi, in grado di suscitare spirito di osservazione, capacità di analisi e sintesi, volontà di conoscere e capire un contesto prima di giudicarne il risultato."

(da "L'educazione estetica per l'integrazione" di Loretta Secchi Roma : Carocci Faber, 2004 ).

Le persone che potessero contare su una più completa consapevolezza di sè, raggiungerebbero maggiori gradi di cooperazione o di collaborazione.

La collaborazione con i suoi vari gradi, sono passaggi fondamentali del 'fieldworking':

"Ci sono diversi stili di interazione tra persone e anche tra strutture di organizzazione.

Certamente la rete è un modo di interagire e di solito avviene attraverso una struttura a ragnatela dei rapporti attraverso cui ciascuna persona è un nodo in quella ragnatela.

Anche se le relazioni connettono le persone come le tele, si crea dello spazio vuoto tra le relazioni, dove c'è potenziale di scambio, ma nulla avviene.

Gli scienziati stimano che l'universo osservabile è solo il 4% dell'intero universo, il 96% è 'materia oscura' o 'energia oscura'. Le reti delle persone sono molto simili. Sono principalmente interazioni vuote con pochissimi consistenti rapporti reali trasformativi o di supporto. Anche a questo livello le relazioni che esistono possono essere tenui o possono collegare persone che non sono in grado di collaborare...

La verità è che la fisica o la psicologia analizzano le connessioni e anche gli spazi vuoti intorno alle relazioni sociali, associate con energie di trasformazione o di sostegno nascoste o "oscure". Non ci sono nodi o persone in quegli spazi, ma semplicemente si nascondono i pensieri , le prospettive, i sentimenti e le visioni, sogni, illusioni, disillusioni e incubi. "

(da http://www.energydiamond.com/docs/fieldworking.pdf )

Nel documento richiamato sopra, è anche esplicitato che le attuali piattaforme di internet facilitano la fruizione di ciò che piace all'utente, e non di ciò che è necessario imparare.

Il 'Like' è preponderante sul 'Learn', mentre dovrebbe essere il contrario.

Ciò che si renderebbe auspicabile è una mappatura dei reali bisogni della persona.

Tale mappatura è denominata dall'autore del documento Rasool Jazz, una 'risonanza' che egli contrappone alla 'rilevanza': quest'ultima è la prassi dei motori di ricerca ( e social network) di mostrare risultati di ricerca e proposte di vario genere, rispondenti a stimoli di piacere, poichè i link proposti per primi nei motori, sono quelli più popolari, non necessariamente i più utili. Pertanto non corrispondono pianamente alle necessità di apprendimento.

Il fieldworking potrebbe essere una forma di organizzazione del circolo radicale per la ricerca di nuovi significati da attribuire a nuovi beni e servizi, in ambito aziendale.

Infatti, tale circolo, teorizzato dal Prof. Roberto Verganti, ha la funzione di ideare e implementare beni o servizi che abbiano un significato per la clientela diverso da quello di beni o servizi già esistenti sul mercato e si applica alle aziende che preferiscono questo modello organizzativo di approccio alla clientela, chiamato design - driven, concepito come alternativo ai tradizionali 'market - pull' o 'technology -push'.

Nell'ipotesi appunto che il circolo, ancor più nella fase anteriore di sole due persone, denominato PAIR, (cfr Verganti, Roberto. Overcrowded: Designing Meaningful Products in a World Awash with Ideas Cambridge ; London : The MIT press, 2016), debba raffrontarsi su tematiche riguardanti l'individuazione di nuovi significati da dare a nuovi beni o servizi, la capacità di ogni singolo componente del gruppo di ottenere una mappatura dei propri punti di forza e conseguenti punti di debolezza sarebbe utile per comprendere i rapporti di connessione. Qualora tra le due persone, tali punti di mappatura fossero 'uguali e opposti', potrebbero considerarsi completari; mentre potrebbero essere di solo supporto l'uno dell'altro, qualora i punti di forza e di debolezza fossero simili per entrambi, in modo che la loro interazione risulti di potenziamento delle componenti positive.

Ad esempio, una persona che risultasse razionale, ma non creativa, potrebbe essere da stimolo con domande frequenti, a chi magari è creativo ma, mancando di una forte logica, non è in grado di portare un'idea creativa a stadi più concreti (trattasi quindi di complemetarietà tra i due soggetti).

Oppure se entrambi sono creativi, possono supportarsi nell'elaborazione di una idea più raffinata.

L'importanza dell'uso di un linguaggio metaforico è stettamente necessario alla creazione di idee e quindi di significati da ricercare per generare nuovi prodotti.

A tal proposito la ricerca si sposta in ambito linguistico e sensoriale, perchè sono le principali leve della creatività:

"A differenza degli altri mutamenti semantici (che avvengono <<lentamente ed impercettibilmente>>), la metafora <<cambia il significato delle parole e crea sul momento nuove espressioni>>. Essa manifesta <<il potere che ancor oggi, con le nostre lingue da tempo fissate, continua ad esercitare l'azione individuale>>, soprattutto attraverso l'immaginazione degli scrittori."

(da Poetica occidentale : tradizione e progresso di Lubomír Doležel ; a cura di Adelheid Conte Torino : Einaudi, 1990).

Fare leva sulla metafora è quanto di più auspicabile si possa applicare nel circolo radicale, come il Prof. Verganti della scuola di management del Politecnico di Milano, propone nei sui testi.

Mi premerebbe evidenziare come un importante filosofo linguista, Ferdinand de Saussurre, era convinto che fosse l'analogia lo strumento più idoneo a creare significato, così come è spiegato da Doležel, nell'Opera già citata.

Nel passaggio che riporto di seguito, l'autore spiega come de Saussurre incentrava la questione sul rapporto del significante (ovvero il mezzo attraverso cui è veicolato il significato, ad esempio, per il linguaggio è l'insieme delle lettere che compongono una parola) con il significato stesso:

"E' degno di nota che il cambiamento semantico è uno spostamento del rapporto tra il significante ed il significato, ossia che esso agisce su entrambi i <<lati>> del segno. A causa del nesso tra significante e significato, è possibile un cambiamento del significante che non coinvolga il significato, e viceversa.

Ogni analisi del cambiamento semantico dovrebbe considerare la manifestazione estrema di esso: la produzione di nuovi significati. In quale modo la teoria di Saussurre affronta questo problema? Secondo Saussurre, il motore della creatività innovativa della lingua è costituito dal procedimento dell'analogia. L'analogia non altera il significato d'una forma, anzi, produce forme nuove con nuovi significati.

Che Saussurre scelga l'analogia come procedimento produttivo di nuovi significati non è causale; questa scelta riflette la sua convinzione secondo la quale l'innovazione è un processo regolato da regole, basato su regole e schemi preesistenti nel sistema linguistico:

<<E' dunque un errore credere che il processo generatore non si produca se non nel momento in cui sorge la creazione; gli elementi ne sono già dati. Una parola che io improvvisi, come 'in-décorable', esiste già in potenza nella lingua [langue]>>; <<la sua realizzazione nella 'parole' è un fatto insignificante in confronto con la possibilità di formarla>>. (1916,227;166). La lingua è limitata in Saussurre alla 'creatività regolata da regole' (Chomsky 1964, 22; cfr. Wunderli 1981, 71; supra, cap. III, sez. 2C)."

Volendo esplicitare meglio e prendendo come esempio la stessa parola 'creata' dal de Saussurre, la differenza tra metafora e analogia è che la prima dà un significato diverso alla parola, perchè la si innesta in un contesto per evidenziare un altro significato; nella fattispecie, 'decorabile', potrebbe essere utilizzato per la frase: "Quelle stelle decorabili che si vedono nel firmamento"; questa è appunto una metafora perchè usa l'aggettivo 'decorabile' a dei corpi celesti che non si possono effettivamente decorare.

Pertanto de Saussurre, stabilisce che tale procedimento non è corretto, ma che sia l'analogia a creare nuovi significati, infatti egli fa antecedere il suffisso 'in', che ha il significato generico di negazione, per generare una nuova parola ('indecorabile') avente un nuovo significato. Agisce quindi per analogia, cioè: così come decorabile significa 'poter effettuare una decorazione', allo stesso modo 'indecorabile' significa che non è possibile in nessun modo procedere ad una decorazione, o che se lo si facesse, avrebbe una conseguenza peggiorativa.

Quest'ultimo significato lo si è potuto creare semplicemente usando le regole linguistiche (cioè aggiungendo 'in' a 'decorabile').

In ultimo vorrei soffermarmi sul ruolo che potrebbe avere la sinestesia, che per definizione è una figura retorica che prevede l'accostamento di due parole appartenenti a due piani sensoriali diversi (es.: parole squillanti), nel processo di produzione di nuovi significati che il circolo radicale design-driven, potrebbe utilizzare.

A tale scopo ricordo un passaggio di Loretta Secchi, nel suo impegno nell'ambito dello sviluppo della conoscenza dell'arte:

"La sinestesia è infatti una stimolazione sensoriale influenzata dall'intervento degli altri organi di senso o di tutto l'organismo; nell'arte si manifesta nella percezione emozionale delle immagini e qui la metafora sembra giocare un ruolo costruttivo, in quanto luogo d'incontro privilegiato tra linguaggio e sinestesia. Nella tradizione della critica e della teoria dell'arte del secolo scorso si annoverano celebri descrizioni di opere d'arte che adottano un linguaggio figurato volto a svelarne i tratti significativi, potenziandone la conoscenza per effetto di immagini forti che si sovrappongono al soggetto descritto, onde colmare una parte di conoscenze rivolte principalmente a dati storici, strutturali e compositivi. Qui la funzione della parola è di trattenere lo sguardo e la mente del fruitore, così da permettergli di viverne appieno la vicenda, suscitando in lui un modo partecipativo che è anche aderenza all'essenza e al significato più profondo e sostanziale dell'opera."

( da: http://www.sed.beniculturali.it/index.php?it/184/le-metodologie-dellesplorazione-tattile )

Una procedura sinestetica che mi sentirei di proporre, sempre in sede di dibattito tra i membri del gruppo del radical circle, mi è suggerita da alcuni passaggi dell'Opera del Prof. Tarcisio Lancioni, 'Il senso e la forma ', riguardo gli studi del semiologo francese Claude Zilberberg, infatti si legge:

"....alcune riflessioni di Claude Zilberberg [1988 e 1992] ... in cui si arriva a distinguere due diversi livelli di figuratività, uno più superficiale ... denominato semplicemente <<figurativo>>, e uno più profondo, denominato <<figurativo astratto>> o <<figurale>>, ove verrebbero articolati i tratti più generali su cui poggia la figuratività stessa, e che dovrebbero consentire di descrivere in modo omogeneo e comparabile l'architettura plastica soggiacente alle diverse possibili manifestazioni figurative. Per esemplificare i tipi di concetti che dovrebbero situarsi a questo livello Zilberberg ricorre al lessico della fonologia, suggerendo l'adozione di categorie oppositive quali <<compatto vs diffuso>> o <<teso vs lasso>>. In tal modo, adottando una concettualizzazione già in uso per descrivere <<figure foniche>>, e suggerendone l'estensione ad altri domini sensoriali, si suggerisce, anche implicitamente, la possibilità di definire una griglia di lettura unica e omogenea per rendere conto delle strutture articolatorie immanenti ai diversi tipi di figuratività, indipendentemente dalle loro caratteristiche sostanziali (visive, acustiche, olfattive, tattili, gustative).

[Nota: Lo stesso Zilberberg suggerisce che la medesima griglia possa essere utilizzata non solo per articolare la dimensione esterocettiva ma anche quella propriocettiva, ovvero quella a cui vengono condotte le manifestazioni passionali.]

Tale ipotesi appare particolarmente suggestiva in quanto, oltre ad aprire una via verso la messa a punto di strumenti analitici per rendere conto di quegli sfuggenti effetti di modulazione fra sostanze sensoriali diverse usualmente denominati <<sinestesie>>, offrirebbe una base per riprendere e ripensare un'idea centrale delle estetiche visive...

L'idea di un livello <<figurale>> di articolazione astratta dell'architettura plastica delle figure, indipendentemente dalle sostanze di manifestazione, potrebbe dunque costituire una base di descrizione per la definizione del 'carattere' dell'opera più solida..."

(Da: Il senso e la forma : il linguaggio delle immagini fra teoria dell'arte e semiotica di Tarcisio Lancioni ; introduzione di Omar Calabrese. - 2. ed Lucca : La casa Usher, 2012)

Questi concetti di studio semiotico plastico, cioè riferito a materia e non linguaggio, in particolare al mondo delle opere artistiche, trovo che siano interessanti, nella fase di confronto del nostro circolo.

Con il proposito di offrire uno strumento che possa far sviluppare e convergere le idee che si sviluppano tra i membri del circolo, proporrei una 'griglia', in cui vengano esposte le categorie oppositive fonologiche come ad esempio "compatto vs diffuso", "teso vs lasso", "implosivo vs esplosivo", in modo tale che i membri, durante la discussione possano capire se le idee e i nuovi significati, in fase di gestazione, stiano convergendo nella stessa direzione concettuale, così da esprimere il loro orientamento sull' evolversi dell'idea di un nuovo bene o servizio; se questa idea stia prendendo una piega sul versante 'sinistro' del 'vs' (nel mio esempio dalla parte di compatto - teso - implosivo ), oppure sul lato 'destro (quindi diffuso-lasso- esplosivo).

Ritengo questa impostazione di lavoro possa essere considerata un test di verifica continuo affinchè la collaborazione possa raggiungere maggior efficacia e non ci siano troppe dispersioni o fraintendimenti, in un'ottica collaborativa di fieldworking, in cui il potenziamento cognitivo di ognuno e l'apprendimento siano incisivi, piuttosto che lasciare spazio a congetture sterili o semplici approcci colloquiali privi di fondamento culturale.




Lasciare un commento