giovedì 28 luglio 2016 - Pressenza - International Press Agency

Turchia, la repressione in numeri

di Amnesty International

Dopo il sanguinoso tentativo di colpo di stato del 15 luglio, i diritti umani in Turchia sono in pericolo. La reazione delle autorità è stata sommaria e brutale e ha scatenato un giro di vite di dimensioni eccezionali proseguito con la proclamazione, cinque giorni dopo, dello stato d’emergenza.

Amnesty International è sul posto, a Istanbul e Ankara, per documentare le violazioni dei diritti umani che si stanno verificando.

Ecco alcuni allarmanti numeri:

Secondo il governo, durante il fallito colpo di stato sono state uccise almeno 208 persone e ne sono state ferite oltre 1.400.

In seguito, sono state arrestate oltre 10.000 persone.

Oltre 45.000 persone sono state sospese o rimosse dall’incarico, tra le quali giudici, procuratori, funzionari di polizia e altre ancora.

Alla data del 25 luglio erano stati spiccati 42 mandati di cattura nei confronti di giornalisti e alla data del 26 luglio, sei giornalisti erano agli arresti.

Nei giorni successivi al fallito colpo di stato sono stati bloccati 20 siti Internet.

A decine di giornalisti è stato ritirato l’accredito-stampa ed è stata revocata la licenza a 25 organi d’informazione.

Secondo le informazioni raccolte da Amnesty International, i detenuti in custodia di polizia a Istanbul e Ankara sono costretti a rimanere fino a 48 ore in posizioni che provocano dolore fisico. Inoltre, sono privati di cibo, acqua e cure mediche, insultati e minacciati e, in diversi casi, sottoposti a brutali pestaggi e a torture, tra cui lo stupro.

La durata iniziale dello stato d’emergenza imposto il 20 luglio è di tre mesi, durante i quali il governo può agire tramite decreto senza voto parlamentare.

Il 23 luglio, il primo decreto dello stato d’emergenza ha innalzato la durata della detenzione preventiva da quattro a 30 giorni.

L’articolo 15 della Costituzione turca specifica che la Convenzione europea dei diritti umani non può essere “sospesa”. Anche durante uno stato d’emergenza, le autorità possono derogare solo a specifici diritti.

Dopo l’abolizione, nell’aprile 2016, dell’Istituzione nazionale per i diritti umani, il numero degli osservatori indipendenti che possono effettuare visite nelle strutture detentive è pari a zero.

Per ulteriori informazioni: 

Per ulteriori informazioni sul contesto dei diritti umani:
http://www.amnesty.it/Torture-Turchia-Amnesty-International-chiede-osservatori-indipendenti-incontrare-detenuti

Rapporto 2015-2016 di Amnesty International sulla Turchia:
http://www.rapportoannuale.amnesty.it/sites/default/files/2016/Turchia.pdf




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