lunedì 22 maggio 2017 - Riccardo Noury - Amnesty International

Tunisia, quelle irruzioni continue nelle abitazioni private

Diritti umani | Salam e Salwa Malik, due giornalisti tunisini, sono da tempo nel mirino delle forze di sicurezza. La loro colpa è di avere un fratello che è ritenuto un estremista islamico. Si è fatto 16 mesi di carcere, dal novembre 2014 al febbraio 2016, ma è stato rilasciato senza incriminazione.

Però i raid in casa Malik, nella città di Tozeur, proseguono. L’ultimo ha avuto luogo il 7 febbraio e ha avuto anche conseguenze giudiziarie.

Dopo quell’irruzione Salam, presidente del sindacato dei giornalisti e direttore della radio “Djerid Fm”, e Salwa, direttrice dei programmi della radio, hanno denunciato pubblicamente le azioni intimidatorie nei loro confronti, rendendo noto anche il comportamento di un agente che aveva puntato una pistola contro un loro nipote undicenne che stava filmando l’irruzione col tablet.

Il 10 maggio, il tribunale di Tozeur ha condannato Salam Malik a sei mesi di carcere per “oltraggio a un pubblico ufficiale durante lo svolgimento delle sue funzioni”. Stessa pena, ma sospesa, per Salwa.

Sei giorni dopo, l’appello: Salwa prosciolta da ogni accusa, Salam prosciolto dall’accusa di oltraggio ma multato di 200 dinari (circa 80 euro) per una nuova imputazione: offesa alla morale. In sostanza, all’irruzione degli agenti, avrebbe bestemmiato.

Le intimidazioni e le azioni persecutorie delle autorità tunisine nei confronti delle famiglie di presunti estremisti sono al centro dell’ultimo rapporto di Amnesty International sulla Tunisia.




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