venerdì 26 maggio 2017 - Camillo Pignata

Trump - Papa Francesco: bilancio di un incontro

Nessuna apertura al dialogo c’è stata,e forse e nessuno dei due, né Francesco né Trump, pensava di ottenere questo risultato. Ben altri, e più realistici erano gli obiettivi a cui ciascuno mirava. 

Per il Presidente americano, offrire agli americani e ai suoi elettori, un’immagine di moderazione. Per il Papa spedire, attraverso il postino Trump, un messaggio sull’ambiente, sui migranti, sugli armamenti, aiuto ai poveri e politiche per la pace ai membri del G7 che si terrà a Taormina il 26 e 27 maggio.

Trump è venuto da Francesco per riconquistare i voti cattolici che aveva perduto, anche per i contrasti con il Papa, per il muro al confine tra Stati Uniti e Messico e in generale per le sue politiche anti Islam e contro gli immigrati.

Ha voluto dare un’immagine di moderazione al suo governo, mentre in patria è sotto attacco per il "Russiagate" e si profila il rischio di un impeachment. In questa operazione di marketing elettorale determinante è stato il ruolo delle donne con la visita di Melania all'ospedale Bambin Gesù e con quella di Ivanka alla comunità di sant’Egidio. E alla fine dela recita, si è congedato dal Papa con una frase impegnativa, ma che non deve illudere nessuno: "Non dimenticherò quello che mi ha detto".

Il Trump di Roma è quello apparso in campagna elettorale, non è cambiato, è sempre lo stesso guerrafondaio e inquinatore. Parla di pace mentre vende armi ai sauditi, promette di tener presente le parole del Papa sull’ambiente, ma poi dice a Gentiloni che l’ecologia costa troppo. La coerenza politica, il rispetto per la parola data, non appartengono a Trump e si è visto. Del resto l’uomo è quello che è, un miliardario un po' rozzo a cui riesce difficile praticare l’arte della politica.

"Abbiamo avuto un fantastico incontro, è una grande personalità" ha detto, ma i toni enfatici e le parole elogiative usate per il pontefice si sono rivelate per quelle che sono, parti di una recita a soggetto, anche perché eccessive, e come tali, ben lontane dal suo reale pensiero.

Ben altro l'arte della politica di Francesco, che la sa usare molto bene. Solo 30 minuti contro i 40 riservati ad Obama, questo il tempo del colloquio che rivela il distacco di un incontro, accettato ma non gradito, contrassegnato, specie nei momenti iniziali, anche da una certa freddezza e dallo sguardo serio di Francesco.

Sulla pace, il papa ha invitato Trump a farsene "strumento" e per questo gli ha regalato, il medaglione col ramo di ulivo e l'ultimo Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, "firmato personalmente per lei", che, detto ad un uomo che da poco tempo ha sganciato la madre di tutte le bombe e venduto armi ai sauditi, suona come un monito e un rimprovero.

La svolta di Trump rispetto ad Obama, sull'applicazione degli accordi di Parigi, sull'ambiente e il clima, il suo scetticismo sul global warming, non potevano restare senza risposta e così Francesco gli ha consegnato la sua Laudato si'.

"Lo leggerò", gli ha promesso Trump, atteso dal G7 di Taormina. E al G7 era rivolto il messaggio contenuto nel dono dell'ulivo e dell’enciclica, che non sono stati solo i rituali messaggi per la pace e per l’ambiente, ma un pressante invito ai potenti della terra ad adoperarsi per un mondo senza guerra ed ecologico, perché l’inquinamento, come detto nell'enciclica, al pari della guerra, sono strumenti di morte.

 



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