lunedì 23 gennaio 2017 - Phastidio

Trenitalia e gli aumenti degli abbonamenti: un marketing “postale”

di Luigi Oliveri

Egregio Titolare,

Ella è notoriamente un viaggiatore in treno. Avrà, dunque, ascoltato più volte il consueto refrain che non abbandona mai i viaggiatori su rotaie: “Trenitalia annuncia che il treno viaggia con…minuti di ritardo. Ci scusiamo per il disagio”. Nessun annuncio, invece, e men che meno scuse, sono stati dati per gli incrementi rilevantissimi dei costi degli abbonamenti, sparsi un po’ in tutta Italia, piovuti in particolare sui pendolari col 2017.

Citiamo qualche esempio. Un abbonamento da pendolare fra Verona e Milano (Frecciargento/Frecciarossa, seconda classe) passerà dagli attuali 225 euro mensili a 304. L’abbonamento fra Verona e Padova salirà da 190 a 257 euro mensili. Trenitalia, insomma, sta facendo del suo meglio per fare uscire il Paese dalla morsa della deflazione. Eppure, ricordiamo, caro Titolare, la Sua affermazione a proposito degli aumenti delle tariffe postali: ad amministrare aumentando i ricavi con l’incremento delle tariffe, senza incidere sull’efficienza del servizio sarebbero capaci tutti.

Considerando che la puntualità dei treni non è esattamente il punto qualificante del servizio offerto da Trenitalia, questi aumenti appaiono leggermente difficili da digerire, per chi viaggia per esigenze lavorative e sa che prendere la coincidenza è troppo spesso appunto una coincidenza. Ancor maggiore fastidio destano le proposte di sconti sugli abbonamenti che riguardano la fascia oraria 9-17: eppure a Trenitalia dovrebbero sapere che l’orario di lavoro inizia praticamente dappertutto molto prima delle 9.

Ma, si sa, Trenitalia è abilissima nell’evolversi. Agli apici dei vagoni di treni regionali ordinarissimi, piazzò locomotive aerodinamiche, simili a quelle dei Frecciarossa, ed inventò i Frecciabianca, diminuendo il numero dei regionali. Ora, il programma è di estinguere totalmente i Frecciabianca e di sostituirli con i veri Frecciarossa e non fa nulla che i tratti di vera alta velocità si ritrovino solo tra Bologna e Roma.

Nel frattempo, anche vedere treni regionali che viaggino in orari utili per i pendolari o gli studenti, sta finendo per essere di per sé una vera e propria coincidenza. Non sembrerebbe proprio che il periodo risulti favorevole ad incrementi dei costi del trasporto che vanno dal 20% al 35%, salassando le tasche dei lavoratori, non proprio pinguamente riempite dai redditi derivanti dalla loro attività. Che sia, forse, un’idea di Trenitalia per far spendere utilmente ai cittadini i celeberrimi 80 euro? O si tratta di un momentaneo sacrificio richiesto agli utenti, per poter rendere il trasporto via treno più bello e più superbo che pria, ad esempio raccogliendo così le finanze necessarie a realizzare l’indispensabile ponte sullo Stretto?

Come dice, Titolare? Pendolari e studenti si contenterebbero di treni regionali dignitosi, non sfarzosi, sufficientemente puliti e, soprattutto puntuali. Ma, come si fa a chiamare un treno per pendolari “Freccia Regionale”? Suonerebbe male. E, soprattutto, si limerebbero le differenze di classe, che, come si sta notando, caro Titolare, sui treni divergono sempre di più, come in una metafora di quanto accade nella società.

 

Foto: f_barca/instagram




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