mercoledì 3 maggio 2017 - UAAR - A ragion veduta

Torino | La doppia vita dei jihadisti online

El Aoual Mouner, per tutti Mido, è il nome del marocchino arrestato nei giorni scorsi a Torino con l’accusa di terrorismo. Dal 2008 in Italia, stando a quanto emerge dalle indagini avviate lo scorso settembre dai carabinieri del ROS, pare che questo ventinovenne si definisse nientemeno che portavoce dell’ISIS. 

Dedito a fare propaganda ideologica jihadista via web, fornire consigli utili ai foreing fighters e lone wolves in alcune chat room di cui era amministratore, e soprattutto a reclutare complici per preparare un imminente attentato, alle forze dell’ordine risultava essere stato espulso lo scorso novembre 2012. Difendeva, celebrava e ammirava i recenti attentati in Germania, Svezia e Francia. Fomentava altri a compiere ulteriori delitti contro gli infedeli. Di tutto e di più come nel più classico manuale e repertorio del perfetto jihadista.

Proprio questo lascia sbalorditi. I particolari con cui questo uomo sarebbe riuscito a nascondere il suo radicalismo. Pare infatti che una famiglia composta da madre e figlio lo ospitasse da ben nove anni, completamente all’oscuro e senza sospetti sulle sue attività terroristiche o sui suoi intenti criminali. Non sappiamo fino a che punto il marocchino Mido fosse bravo nel dissimulare il suo estremismo islamico attraverso la strategia del kitman (taqiyya).

Di certo lo era abbastanza per questa famiglia, la cui unica colpa è quella di essere stata compassionevole nei suoi confronti. Un atteggiamento lodevole di apertura mentale verso un fedele di un’altra religione che di norma si riscontra con più frequenza tra i non credenti, ma che in questo caso si è decisamente ritorta contro la generosa famiglia. Inimmaginabile per noi la loro sorpresa alla vista dei carabinieri alla porta pronti per l’arresto. La donna che lo ha ospitato e che il terrorista era arrivato a chiamare addirittura “mamma”, ora si dice tradita e lo maledice nel nome di Dio. Beninteso, anche se più dotati di spirito criticopossono sbagliarsi pure i non credenti, ma sicuramente non manderebbero nessuno all’inferno.

Paul Manoni




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