lunedì 22 maggio 2017 - floriana

"Thirteen reason why", tra bullismo e suicidio: perché i giovani amano la serie?

Il fenomeno seriale del momento che mostra il mondo con gli occhi di chi dal mondo non è più ascoltato: gli adolescenti.

E' stato già detto e scritto molto a proposito di Thirteen reason why ( "13" nella versione italiana), la serie di Netflix che spopola tra giovani e meno giovani. La trama probabilmente la conoscete già: una diciassettenne decide di togliersi la vita, ma prima di farlo incide 13 audiocassette, una per ogni persona che l'ha spinta a compiere il gesto estremo, per poi inviarle proprio ai responsabili.

La serie che affronta in maniera esplicita un argomento taboo è stata fin da subito al centro di un acceso dibattito mediatico tra chi ha lodato l'opera, arma potente contro bullismo e violenza sessuale, e chi l' ha demonizzata accusandola di banalizzare e diffondere una visione quasi "romantica" del suicidio. 

Ponendomi al di fuori dell'elogio e della critica mi sono chiesta come mai uno show che affronta una tematica così straziante piaccia tanto agli adolescenti, il cui ultimo pensiero dovrebbe essere l'ansia, la depressione, la morte. Al di là di ogni opinione la serie è tanto intensa che anche quando si finisce di guardarla non si può evitare di meditare sul suo contenuto. Il quadro che emerge è un mosaico in cui ogni personaggio è una tessera importante quanto le altre e sebbene le storie dei due protagonisti, Hanna Baker e Clay Jensen, spicchino sulle altre non le oscurano, e alla fine si ha l'impressione che anche i tredici colpevoli sono in fondo vittime dello stesso sbagliato sistema di valori che ha portato Hanna alla morte. L'immaggine è quella di una società dalle note amare e a tratti inquietanti. Ogni cassetta mostra a tutti un punto in cui il meccanismo si è inceppato. La società individualista in cui viviamo ha reso faticoso amare, donare se stessi e il proprio tempo agli altri spaventoso e per ogni Hanna che muore, per ogni Jessica violentata, per ogni Clay bullizzato l'umanità fallisce.

La serie piace ai giovani perché mostra a tutti l'universo segreto delle loro vite, mostra a tutti che l'adolescenza non è sempre l'età più bella ma che può essere tremendamente dolorosa. Piace perché grida al mondo la percezione che i ragazzi hanno del mondo, grida quello che tutti vorremmo gridare ma che non abbiamo spesso il caraggio e i mezzi per farlo. Appassionandosi alla serie la generazione del nuovo millennio sta chiedendo aiuto perchè è vittima ogni giorno di sè stessa, è vittima della sfiducia nel futuro, è vittima di una morale svuotata, è vittima dell'incolpevole sordità degli adulti e di un sistema che da valore all'individuo solo per come si mostra e non all'individuo in sè.

Piace perché per una volta agli adolesenti è sembrato che qualcuno abbia smesso di stereotipizzarli e di ignorarli, che qualcuno abbia finalmente dato loro il modo di esprimere, attraverso i giovani protagonisti della serie, il loro dolore, le loro ansie, le loro paure.

 




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