venerdì 24 marzo 2017 - UAAR - A ragion veduta

Testamento biologico | Il fine-vita e le manifeste menzogne

A “Pro Vita Onlus” deve essere andata di traverso la notizia che alla Camera dei Deputati sono state respinte, con numeri schiaccianti, le pregiudiziali di costituzionalità e le richieste dei parlamentari clericali per sospendere l’iter della legge sulle DAT. Integralisti sempre contrari al diritto all’autodeterminazione individuale e alle libertà di scelta sul proprio corpo, sembra abbiano reagito furiosamente dando il via a numerose iniziative, tra le quali una campagna dai contenuti falsi e manifesti traboccanti fandonie.

“Mi avevano detto che sarebbe stata una morte degna ma mi stanno uccidendo di fame e di sete” è il messaggio che campeggia sulla foto di una ragazzina morente. Manifesto che disinforma su come all’approvazione della legge verrebbe introdotta nel nostro ordinamento l’eutanasia. Manifesto ipocrita che insinua l’uccisione di ragazzini contro le loro volontà.

Fallacia della brutta china spacciata per le strade un tanto al chilo, insomma. Perché nella legge non vi è traccia né di norme (seppur auspicabili) per legalizzare l’eutanasia, né di autorizzazioni al distacco di macchinari sanitari senza il consenso del paziente. Infine è doveroso ricordare agli sponsor di questi manifesti falsi le atroci sofferenze patite da Giovanni Nuvoli, che dovette lasciarsi morire proprio “di fame e di sete” per l’assenza d’una legge che gli accordasse la richiesta di eutanasia. Singolare che il messaggio sottolinei certe sofferenze per opporsi alla liceità dell’eutanasia nel nostro paese.

Nasconde invece un contenuto molto più politico il secondo dei manifesti affissi in tutta la Capitale. “La mia missione è salvare vite. Non lasciarle morire di fame e sete. Nessuno può essere obbligato ad uccidere …soprattutto se medico” è il subdolo messaggio che accompagna la foto di un dottore.

Si parla di un obbligo che non esiste, paventando una sorta di obiezione di coscienza preventiva, laddove il vero obbligo è quello di acquisire il consenso informato. Il rifiuto di trattamenti sanitari è infatti un diritto costituzionale, evidentemente sfuggito ai maniaci no choice di Pro Vita Onlus. Imporli ai pazienti contro la loro volontà è un abuso sul loro corpo e alla loro dignità. Ci si rende conto che questi manifesti, quando non riportano falsità, alludono alla tortura del prossimo?

Se sembrano modi bizzarri per reclamizzare il proprio sostegno alla “vita”, la strategia di chi vuole opporsi a questa legge invece, non sembra affatto nuova. Forse perché conosciamo bene il dogmatismo religioso che le ispira?

Paul Manoni




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