venerdì 28 ottobre 2016 - marina bontempelli

Teatro La Fenice: Yuri Temirkanov inaugura la stagione sinfonica 2016-2017

IL Gran Teatro La Fenice ha aperto i suoi battenti per la stagione sinfonica 2016-2017 dal titolo [email protected], con un concerto diretto dal maestro Yuri Temirkanov. 

Poiché uno dei fili conduttori di questa stagione sarà la musica del primo Novecento italiano, per offrire a questo periodo un giusto spazio di approfondimento, le prime note a risuonare sono state quelle della “Serenata per nove strumenti” di Giovanni Salviucci, eseguita dai Solisti del Teatro La Fenice che immediatamente ci fanno entrare nel merito del titolo della stagione.

L’opera è infatti l’ultima pagina portata a termine dal compositore romano e debuttò a Venezia, al Teatro Goldoni, solo quattro giorni dopo la prematura scomparsa, nel 1937, di Salviucci. Intensi ed impeccabili i nove interpreti (Roberto Baraldi e Alessandro Cappelletto ai violini, Alfredo Zamarra alla viola, Francesco Ferrarini al violoncello, Angelo Moretti al flauto, Rossana Calvi all’oboe, Vincenzo Paci al clarinetto, Marco Giani al fagotto, Piergiuseppe Doldi alla tromba) nell’esecuzione dei tre movimenti (allegro, canzone–andantino, allegro): un perfetto insieme di tecnica esecutiva e piacevolezza musicale di quel raffinato protagonista di una stagione musicale ingiustamente trascurata, complice il pregiudizio ideologico nei confronti di quanto prodotto durante il regime fascista. Il programma ha visto quindi Yuri Temirkanov alla guida dell’orchestra del Teatro in un programma sinfonico che ha spaziato dalla Sinfonia dal Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, alla Sinfonia in re maggiore Hob.I: 101 “La Pendola” di Franz Joseph Haydn, per concludere con alcuni estratti dalle Suite n.1 e n.2 che Sergej Prokof’ev ricavò in seguito alla composizione del balletto “Romeo e Giulietta”.

JPEGUna lettura decisamente personale per i primi due brani (non è sempre detto che il prestigio direttivo rispetti le esigenze interpretative) e così abbiamo ascoltato un’ouverture di Rossini sinfonica e un Haydn ottocentesco. Temirkanov invece esce con tutta la sua natura di direttore di razza con Prokof’ev, territorio nel quale si sente evidentemente a casa e dove può a ragione enfatizzare con prorompente incisività i contrasti espressivi contenuti nella partitura in cui il compositore sfoggia tutta la sua abilità di orchestratore utilizzando una tavolozza molto ampia di timbri, colori e sfumature. Il pubblico ha riservato un caldo consenso a Temirkanov, cui la Fenice ha assegnato nel 2015 il Premio Una vita nella musica e che per il Teatro veneziano è stato protagonista negli ultimi venti anni di molti indimenticabili concerti.




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