venerdì 20 gennaio 2017 - Riccardo Noury - Amnesty International

Sudan, studenti darfuriani sotto attacco

A partire dal 2014 decine di studenti sono stati uccisi, feriti o espulsi dalle università del Sudan per aver organizzato manifestazioni o aver denunciato le violazioni dei diritti umani in Darfur.

La maggior parte di queste azioni criminose, si legge in un rapporto reso pubblico da Amnesty International, è portata avanti dagli agenti dei servizi nazionali per la sicurezza e l’intelligence (Niss) e dalle “Unità per il jihad”, come spesso sono chiamate le associazioni degli studenti legati al Partito del congresso nazionale, al potere.

Nel 2016 gli episodi più gravi sono accaduti all’università di El Geneina, la capitale del Darfur occidentale: seminari e manifestazioni dispersi con estrema violenza, studenti arrestati e torturati e in almeno un caso uccisi.

Due anni prima, nel 2014, la repressione aveva raggiunto l’università di Khartoum.

La storia più agghiacciante descritta nel rapporto di Amnesty International è quella di “Salma” (la sua vera identità è protetta per motivi di sicurezza).

Esponente dell’Associazione delle studentesse del Darfur dell’Università di Khartoum, quell’anno “Salma” è stata arrestata due volte per aver protestato contro l’espulsione delle studentesse darfuriane dai loro alloggi universitari. A marzo, in occasione del primo arresto, è stata insultata, picchiata con bastoni, manganelli, tubi di gomma e calci di fucile e torturata con la corrente elettrica.

La seconda volta, a ottobre, è stata drogata e stuprata da quattro agenti della sicurezza.

Per realizzare il rapporto, tra ottobre 2015 e ottobre 2016 i ricercatori di Amnesty International hanno condotto 84 interviste: a 52 studenti di 14 università di tutto il Sudan e ad altre 32 persone tra cui avvocati, attivisti, giornalisti e docenti universitari.

Nella maggior parte dei casi, gli studenti intervistati si trovavano all’estero, dove sono stati costretti a riparare per terminare gli studi dopo che erano stati espulsi dalle università o perseguitati in altro modo dalle autorità sudanesi.

Alcuni di loro hanno riferito che i loro aggressori li accusavano di appoggiare i gruppi armati che si oppongono al governo, accusa da loro negata. Altri hanno dichiarato di essere stati presi di mira per aver rivendicato la piena attuazione del provvedimento di esonero dalle tasse universitarie per gli studenti darfuriani, deciso dal governo durante i negoziati di pace coi gruppi armati del Darfur nel 2006 e nel 2011.

Va ricordato che nel 2005 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deferito la situazione del Darfur alla Corte penale internazionale e nel 2009 il presidente sudanese Omar al Bashir è stato incriminato per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Sette anni dopo, resta a piede libero.




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