lunedì 11 gennaio 2016 - Carcere Verità

Solliciano: vuole denunciare il suicidio di un detenuto, ma viene accusato di danneggiamento e resistenza

Venerdì 8 Gennaio, si è svolta l’udienza (ovviamente contro Rachid), per un fatto avvenuto a fine agosto 2014, nel carcere di Sollicciano, dove avrebbe forzato l’apertura di una porta blindata, rompendola e avrebbe fatto resistenza all’agente che lo stava riaccompagnando in sezione.

Più che una sorpresa, è stata una conferma: a carte compilate in modo impeccabile, corrispondono deposizione fumose e contraddittorie. La più grande forza della difesa, è proprio il dibattimento, come è avvenuto a Parma, così è stato a Firenze.

Alla fine l’accusa di danneggiamento risulta così palesemente falsa, che anche il pm richiede l’assoluzione. Ma non rinuncia a domandare 6 mesi di reclusione, per l’accusa di resistenza, nonostante anche su quell’argomento, le deposizioni risultino confuse. E nonostante venga prodotto un certificato medico del giorno dopo, in cui il dottore (anche lui presente all’udienza, come testimone), accertava la presenza di ecchimosi sul braccio e sul torace di Rachid (che da aggressore, riporta sempre lesioni…è un fatto strano solo per me?)

In due parole, cosa è avvenuto il 29 Agosto, davanti a quella porta?

Quasi tre mesi prima, a Giugno, nel carcere di Sollicciano un detenuto si era tolto la vita. Il fatto era avvenuto quasi completamente sotto gli occhi di Rachid, che era intervenuto attivamente, per calmare il ragazzo. Conoscendo la situazione, voleva denunciare la persona che secondo lui, non aveva fatto abbastanza per impedire quel suicidio (vedi qui per approfondire).

Per tre mesi aveva richiesto inutilmente di essere accompagnato all’ufficio comando ed era sempre stato rabbonito, dicendogli che il giudice stava indagando e che se avesse avuto bisogno di lui, lo avrebbe chiamato. Ma Rachid è testardo e quel 29 Agosto, il termine entro cui presentare la denuncia era così vicino, da fargli temere di non riuscire più a farla.

Il diverbio davanti alla porta, si conclude con Rachid che rientra e aspetta di essere chiamato. Dopo dieci minuti gli aprono la porta regolarmente (non era rotta) e scende in ufficio, dove con due graduati si mettono davanti al calendario a contare i giorni e arrivano alla conclusione che il 30 Agosto era l’ultimo giorno utile per sporgere la denuncia (cosa che poi farà). Così i due graduati vanno via in ascensore e Rachid rimane solo, con l’agente del diverbio alla porta e un altro. Dopo averlo portato nell’ufficio dei monitor, lo immobilizzano e lo colpiscono con le chiavi, sul braccio, sul torace e sulla testa. Il medico certifica tutto e ammette la compatibilità col racconto di Rachid.

La deposizione di Rachid è pacata e senza contraddizioni. Ma non basta a convincere il pm che non sia avvenuta la resistenza.

Tutta questa manfrina (che mi è venuta più lunga di quanto avessi in mente), mi serve per introdurre il discorso finale dell’avvocato Anselmo.

E’ un bel pezzo, ma lo voglio pubblicare soprattutto perché abbiamo impiegato due anni a fargli capire il nostro punto di vista e questo discorso dimostra che alla fine ce l’abbiamo fatta e ne sono contenta.

Non è facile per un avvocato, ma anche per una persona normale, credere che un uomo si metta nei guai per il suo senso di giustizia, per il suo diritto, ma anche per il diritto di altri e spesso Rachid si è sentito dire: lascia stare, fatti i fatti tuoi, perché contro lo Stato, perdi. Lo hanno detto tutti i nostri avvocati, che non sapevano più come difenderlo, l’ho detto anch’io e lo dice qualunque persona dotata di buonsenso. Ma Rachid che non ne ha, non ci ha mai ascoltati.

Questo discorso sancisce la perdita di buonsenso anche dell’avvocato Anselmo e l’ingresso onorario nel club di pazzi scriteriati! Benvenuto!

P.S. la sentenza è rimandata a inizio Marzo, vedremo cosa ne pensa il giudice…




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