mercoledì 19 agosto 2015 - Giovanni Graziano Manca

Sodalizi musicali: Eric Clapton e Steve Winwood

Eric Clapton ha alle spalle una carriera musicale costellata di partecipazioni a gruppi e supergruppi, incisioni collettive e collaborazioni più o meno durature con una miriade di musicisti di grande valore. Buona parte di esse può essere considerata parte essenziale del grande edificio della storia del Rock. Ne rammentiamo, qui, solamente alcune: Blind Faith, Bluesbreakers di John Mayall, Cream, Delaney & Bonnie & Friends (con il gruppo fondato dai due coniugi Delaney e Bonnie Bramlett Clapton incise il disco dal vivo On tour with Eric Clapton,  Derek and the Dominoes (supergruppo di cui facevano parte, oltre a Clapton, Bobby Whitlock Carl Radle Jim Gordon e Duane Allman), Yardbirds. Negli anni della maturità il chitarrista entra in sala di incisione, tra gli altri, con B.B.King (con il quale incide, nel 2000, il disco Riding with the king) e J.J.Cale (il disco che ne risulta, Road to Escondido, è del 2006).

Steve Winwood, polistrumentista, cantante, ex enfant prodige e apprezzato solista negli anni della maturità, è autore di canzoni senza tempo portate al successo, a cavallo tra i Sessanta e i Settanta, da gruppi seminali di rock britannico come lo Spencer Davis Group, i Blind Faith, i Traffic. E’ grande musicista e interprete superbo fin dagli anni della sua prima giovinezza, Winwood, tanto che di lui Clapton scrive: 

“The band [Clapton parla dei Cream, n.d.r.] sounded a bit empty to me, as if we needed another player.” "I had someone in mind from day one: Steve Winwood, who I had seen play at the Twisted Wheel and other clubs, and who had really impressed me with his singing and playing. Most of all, he seemed to know his way round the genre. I think he was only fifteen at the time, but when he sang 'Georgia,' if you closed your eyes, you would swear it was Ray Charles. Musically, he was like an old man in a boy's skin.”

Nel 1969 Clapton e Winwood condividono un’esperienza fruttuosa insieme all’ex Traffic Ric Grech e all’ex Cream Ginger Baker: quella con i Blind Faith, gruppo che pur muovendosi in maniera molto originale tra rock, blues e progressive music avrà purtroppo vita corta. Quarant’anni dopo, nel Maggio del 2009, il doppio CD Live from Madison Square Garden è la risultante di una felicissima rimpatriata concertistica avvenuta tra i due nel 2008. Disco eccellente, peraltro, che in alcuni passaggi pizzica le corde del sublime, in cui due dei primattori assoluti del rock di tutti i tempi si ritrovano ancora insieme dopo le vicissitudini discografiche individuali degli ultimi tre decenni del secolo XX, sul palco del tempio newyorkese dello spettacolo che nel corso degli anni ha ospitato molti dei più importanti eventi di tutta la storia della musica.

La sorpresa però, quella vera, si nasconde tra le ventuno tracce presenti in questo disco.

Con impressionante maestria e inestinguibile energia i due protagonisti, sempre assolutamente all’altezza della situazione, offrono una cascata di brani che meritano ancora di essere ascoltati. Nel far ciò pescano tra classici della tradizione americana (Georgia on my mind; Winwood la incise nel 1965 con lo Spencer Davis Group), rendono omaggio a Jimi Hendrix (Voodoo Chile e Little wing), ripropongono gioielli del repertorio Traffic (No Face, No Name, No Number, Pearly Queen, Glad e Dear Mr.Fantasy ) e cavalli di battaglia di slowhand da solista come Cocaine e Tell the truth.

Menzione d’onore meritano anche l’omaggio a J.J. Cale (Cocaine, After Midnight), le splendide Had to cry today e Presence of the Lord, entrambe risalenti al periodo Blind Faith e la grintosa Split decision, scritta a quattro mani da Steve Winwood con l’amico Joe Walsh.

Ho detto tutto. Aggiungo che se siete alla ricerca di un disco che faccia vibrare il vostro apparato emozionale, questo disco fa per voi…

  




Lasciare un commento