lunedì 16 luglio 2012 - Trilussa

Sesso a Firenze: una perdita più che una conquista

L'estrema banalizzazione di un atto d'amore.

Il sesso ridotto a semplice bene di consumo.

Una grande perdita per moti nostri giovani.

Sui giornali e su Youtube girano da qualche giorno le immagini di due ragazzi che in piazza S.Croce a Firenze, fra due file di motorini parcheggiati ai lati e la statua di Dante Alighieri alle spalle, sono seduti in terra a fare sesso. Un tempo si diceva “a fare l’amore” ma in questo caso il termine fare sesso, derivata dal modo anglosassone, mi sembra più appropriato.

Sono ragazzi stranieri e forse sono anche ubriachi o in preda a qualche droga, ma il loro atteggiamento è inequivocabile: stanno avendo un rapporto sessuale completo in pubblico, in mezzo alla piazza.

Sono in pubblico, davanti a tutti, ma non sembrano né spaventati e nemmeno distratti dalla gente che li osserva, non mostrano nemmeno quel minimo pudore che la situazione richiederebbe. 

Presto si forma una piccola folla di spettatori e fra risolini e gomitate e partono le foto col cellulare per immortalare la scena. A nessuno viene in mente di chiamare la Polizia Municipale o i Carabinieri, in fin dei conti quello a cui assistono è un vero e proprio reato: atti osceni in luogo pubblico, ma il massimo impegno civile rimane quello del telefonino.

Fra gli spettatori anche un paio di politici ma nemmeno loro hanno questo impulso civile e si limiteranno, il giorno dopo, a fare dichiarazioni polemiche per cercare di sfruttare politicamente l’accaduto dicendo della insicurezza e dell’incuria di alcune parti della città di Firenze. Chissà perché la classe politica non perde mai occasione per risultare odiosa a tutti i cittadini.

Quello che mi ha colpito in questo episodio non è tanto l’atto in sé, forse effettuato in condizioni psicologiche alterate per uso di qualche sostanza (è proprio questo il danno maggiore di molte di queste: fanno perdere l’esatta percezione della realtà e la attenta valutazione delle circostanze) e forse nemmeno il comportamento degli spettatori, più curiosi sembra che indignati, ma soprattutto la banalizzazione del gesto.

Mentre l’atteggiamento degli involontari spettatori si è dimostrato molto infantile, ha prevalso soprattutto la curiosità e l’impulso a immortalare l’evento con l’immancabile telefonino da mostrare poi agli amici, quello di privare un atto importante e coinvolgente come un rapporto sessuale della sua componente più intima, più segreta, più personale è la cosa che mi ha colpito di più. Un atto sessuale fra un uomo e una donna privato di queste componenti essenziali si riduce a pura funzione fisiologica, al pari di andare in bagno, di mangiare, di defecare.

Se ci togliamo l’affettività se non l’amore, se ci leviamo il mistero, la partecipazione emotiva, e poi anche l’attesa, il batticuore, l’emozione, il sublime regalo della propria intimità alla persona che si ama, se ci togliamo il sentimento l’atto sessuale resta solo un contatto fisico fra due apparecchiature genitali, organi costruiti per integrarsi biologicamente a scopo fecondativo, unione fisica di due sessi opposti a mero scopo riproduttivo.

Ecco anche l’uso del termine fare sesso che si applica giustamente a quello che questi due ragazzi hanno messo in piazza a Firenze e non ha niente a che vedere, nemmeno semiologicamente, con quel fare l’amore che di configura come una cosa completamente diversa, anche fisicamente. Perché un conto è estrarre un organo e procedere ad una penetrazione sull’impiantito duro di una piazza pubblica ed un altro è preparare con attenzione e attesa e batticuore una serata da passare con la persona che si ama e che si può concludere con un atto d’amore e non solo di sesso.

Non dispiace del tutto che il sesso abbia questa enorme diffusione nella nostra società, una società per molti versi ancora bigotta e prigioniera di una classe politica incapace di dare risposte a molti temi sociali e quindi una giusta liberazione da vecchi tabu e da una concezione arcaica della donna e del suo diritto a vivere con tranquillità la propria sessualità. Tuttavia portare il sesso a questo estremo e farlo diventare non un atto d’amore ma un semplice oggetto di consumo non appare una conquista ma soprattutto una perdita.

“Fate l’amore e non la guerra” era uno slogan degli anni 60 e può essere ancora un motto valido dato che al momento sono le guerre a fare vittime (anche il sesso, talvolta, ma solo negli stupidi e imprudenti) ma banalizzarlo in questo modo mi sembra negativo, come perdere qualcosa, come svalutare un patrimonio, sminuire un sentimento, togliere quel piacere coinvolgente e straordinario che si può avere solo facendo l’amore con la persona che si ama e non praticando sesso, specie sull’impiantito duro di piazza S.Croce a Firenze.



2 réactions


  • (---.---.---.47) 16 luglio 2012 15:46

    Bell’articolo. Peccato che sembra copiato dal ’Manuale del perfetto chierichetto’


    • (---.---.---.191) 16 luglio 2012 16:35

      Mi piace il sesso ma preferisco di gran lunga l’amore. Non è un problema di bigotteria ma fa parte di quella trasformazione della nostra società dove i vecchi valori sono sostituiti da surrogati di poco pregio. Sesso invece di amore, benessere invece di felicità, furbizia invece di legalità. Non centra la religione, c’entra la decadenza civile e morale della nostra società.


Lasciare un commento