venerdì 22 gennaio 2016 - Lucio Ghezzo

Sassari celebra il “Giorno della Memoria”: presentazione del libro “Auschwitz e la filosofia. Una questione aperta” di Giuseppe Pulina

A Sassri il 27 gennaio 2016 in occasione della "Gionata della memoria" nella quale si ricorda l' Olocausto e lo sterminio degli ebrei verrà prensentato il libro del filosofo Giuseppe Pulina “Auschwitz e la filosofia. Una questione aperta” .

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Il 27 gennaio di ogni anno si celebra a livello internazionale “il Giorno della Memoria” in “commemorazione delle vittime dell' Olocausto. È stato così designato dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria[1]. La risoluzione fu preceduta da una sessione speciale tenuta il 24 gennaio 2005 durante la quale l'Assemblea generale delle Nazioni Unite celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell'Olocausto[2] In questo giorno si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell'Armata Rossa.” (Wikipedia). In questa ricorrenza a Sassari il 27 gennaio 2016 nella Sala Conferenza della Biblioteca Comunale in piazza Tola alla ore 17 presentazione del libro di Giuseppe Pulina, “Auschwitz e la filosofia. Una questione aperta” (Diogene Multimedia, Bologna). Parteciperanno, insieme all’autore, il sindaco di Sassari, Nicola Sanna, l’assessore comunale alla Cultura, prof.ssa Raffaella Sau, e la professoressa Gavina Cherchi, docente di Estetica presso l’ateneo sassarese.

Ma perché ricordare? E perché poi proprio Auschwitz? Questa è una delle diverse risposte che si possono leggere in Auschwitz e la filosofia:

«La capacità della memoria di conservare il passato è un’impresa che si può considerare indirettamente proporzionale alla misura del tempo che passa. Vale a dire che più il passato è ‘passato’, tanto più la memoria deve prodigarsi e sforzarsi per preservarlo. Quanto più sarà grande il ricordo da custodire, tanto più grande – immaginiamo – dovrà essere la memoria che lo dovrà contenere. Purtroppo, la memoria di cui stiamo qui parlando non è un semplice congegno fisiologico o un contenitore che si potrebbe dilatare a seconda della voluminosità di ciò che verrà alloggiato al suo interno. Ha sì a che fare con i processi fisiologici e neuronali che attivano il ricordo, ma è molto di più.

La memoria chiama in causa la scelta che si compie tra ciò che si ritiene degno di essere ricordato e ciò che invece non lo è (poco importa qui stabilire quanto questa dinamica operi nell’inconscio); la memoria fonda l’identità (è sapendo e ricordando chi siamo che possiamo rivendicare l’immagine e il ruolo che ci appartengono); la memoria è potere (lo hanno pensato filosofi appartenenti ad epoche diverse come Raimondo Lullo, Pico della Mirandola, Bruno e Leibniz); la memoria è anche storia e tradizione; per Platone, come insegnano molti suoi miti, la memoria è addirittura la via d’accesso alla verità. Argomentare la sua importanza nella vita dell’uomo è perciò cosa facile. Più complicato diventa invece definire gli ambiti, le modalità e la misura che il suo impiego comporta. Una cosa sarà, comunque, certa: questa importanza dipenderà dal valore di ciò che dovrà essere ricordato. Il ricordo non consiste nel tenere semplicemente ‘a mente’ una nozione, un fatto o un dato. Il ricordo implica la memorazione, un atto riflesso, originario e attivo. Secondo lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, siamo responsabili di ciò che dimentichiamo e di ciò che ricordiamo. L’oblio e la memoria, come sosteneva con chiaro intento ammonitore, sono facoltà e atti altamente inventivi”. È a noi, quindi, che tocca ricordare e sperimentare modalità di memorazione utili ad una causa che, col passare degli anni, diventa inevitabilmente sempre più complessa».

Accolto con interesse dal mondo ebraico e recepito con lusinghiere recensioni dalla stampa specialistica, Auschwitz e la filosofia è, come ha scritto Paolo Farina in “Odysseo”, un libro «accurato quanto un saggio scientifico, leggibile quanto un testo che si può dare in mano a dei ragazzi». E proprio questo – la divulgabilità e commestibilità intellettuale di un pensiero complesso e rischioso – è ciò che Pulina si è sempre proposto di ottenere con i suoi libri. A maggior ragione nell’ultimo, dove anche la filosofia avverte la pericolosità dell’impresa..




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