mercoledì 3 maggio 2017 - Leandro Malatesta

"Sameblod" e la prima edizione del Riviera International Film Festival

 L'universo dei Festival cinematografici è un universo ricco e variegato. In questo fine settimana appena trascorso (dal 26 al 30 Aprile) ha visto la luce la prima edizione del Riviera International Film Festival che si è tenuto nella splendida cornice di Sestri Levante (GE).

Nato per idea di Stefano Gallini – Durante (produttore cinematografico italiano da anni trapiantato a Los Angeles) la caratteristica del festival è stata quella di essere totalmente dedicato ai registi under 35 che operano sul palcoscenico internazionale. Vincitore di questa prima edizione è il film “El abrazo de la serpiente” del colombiano Ciro Guerra. La pellicola già presentata durante il Festival di Cannes 2015 vinse sulla croisette il premio Art Cinema nella sezione Quinzaine des Realisateurs ed ha ottenuto la candidatura quale miglioro film straniero all'edizione 2016 degli Oscar. Il premio del pubblico come miglior film al Riviera Film Festival è stato invece assegnato alla pellicola “Sameblod” (Sàmi Blood) della giovane regista svedese Amanda Kernell. In questo mio breve articolo vorrei soffermarmi proprio su questa pellicola e sulla propria importanza. ì“Sameblod” racconta la storia di Elle Marja una ragazzina Sàmi (lappone) la quale vive con la madre vedova e la sorella minore in una comunità di allevatori di renne.

Esposta alla discriminazione degli anni trenta del novecento ed alla “certificazione della razza” per poter frequentare la scuola inizia a sognare un futuro diverso e lontano da quella comunità. Amanda Kernell gira un film ruvido e poetico allo stesso tempo, in un compito non semplice come quello di raccontare una storia così difficile che ci riporta inevitabilmente alla condizione odierna delle minoranze. In quella zona del mondo (l'area scandinava) grandi passi in avanti sono stati compiuti tant'è che oggi quell'area rappresenta la vera terra promessa per chi fugge da un presente fatto di guerra e miseria. E' importante ed inevitabile introdurre il presente perché il filo conduttore delle due realtà è la paura del diverso e la mancanza di capacità nell'accettare tali differenze; verrebbe da definirla una cronica incapacità nel saper cogliere nel diverso un plusvalore anziché fuggire da esso o farne un oggetto di semplificazione folkloristica. Elle Marja sentirà su se stessa tale peso fino a ripudiare per tutta la vita adulta le proprie origini. Sarà la morte della sorella (oramai anziana anch'ella) ed il seguente funerale a risvegliare nella donna il ricordo doloroso della scelta. Scelta che porterà la ragazzina a fuggire dalla propria comunità per tentare l'inserimento nella società svedese. Una volta giunta ad Uppsala capirà tutte le difficoltà del caso ma ella non si lascerà abbattere e proseguirà nella costruzione di una nuova vita. Le nostre radici sono la nostra identità e pare saperlo bene Amanda Kernell (nata da madre svedese e padre di origine Sàmi) che sulla parola identità e sulla perdita di essa fonda questo suo ottimo lavoro cinematografico. La discriminazione razziale è stata la grande piaga del novecento che come una fiamma ha portato il fuoco della guerra e dell'odio. Purtroppo essa, non solo, non è stata del tutto estirpata nel corso dei decenni ma nel nostro mondo contemporaneo sembra divampare nuovamente sotto la spinta di venti di populismo e xenofobia. Uppsala la città svedese scelta da Elle Marja per iniziare la propria nuova esistenza è la stessa città di Carlo Linneo il naturalista e botanico del settecento considerato il padre della moderna classificazione degli organismi viventi. Lo scherzo del destino è proprio che tale discriminazione nei confronti della popolazione Sàmi si basava su una presunta classificazione scientifica che li riteneva una razza intellettualmente inferiore e per questo inadatta a vivere nelle città assieme alle altre persone considerate normodotate. Fare i conti con il proprio passato è dovere di ogni società che si voglia ritenere matura. Per questo “Sameblod” è una pellicola preziosa che come tale meriterebbe ampia e migliore distribuzione anche nelle sale italiane. Amanda Kernell sa offrire uno sguardo delicato ma fermo e deciso avvalendosi della forza che l'ambientazione naturale e paesaggistica sa offrirle. Ella si avvale di una fotografia pulita che fa da grande contrasto allo “sporco” di questo apartheid nordico. Per questo una nota di grande merito va ai quei festival che come il Riviera Film Festival si fanno carico di portare sul grande schermo film capaci di brillare come perle preziose. In chiusura di articolo mi è impossibile non pensare alle parole di Martin Luther King il quale diceva: “Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere assieme come fratelli.”




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