mercoledì 19 agosto 2015 - Paolo Borrello

Salviamoci la coscienza e firmiamo una petizione

La partecipazione a manifestazioni, all’aperto o al chiuso, è sempre meno diffusa, l’impegno attivo all’interno di associazioni di diversa natura è meno intenso, ma non fa nulla: le petizioni che sul web possiamo firmare, su problematiche le più diverse, sono sempre di più.

E a molti di noi risulta sufficiente firmare queste petizioni. Facendo questo, in qualche modo, ci sembra di non essere totalmente disimpegnati.

In quel modo dimostriamo a noi stessi che non ci disinteressiamo di determinati argomenti.

Del resto firmare una petizione sul web è facile e immediato. Non si devono allestire tavoli per raccogliere le firme e nemmeno uscire di casa per firmare le petizioni.

Facile, troppo facile.

Certo, non dobbiamo cessare di firmare queste petizioni. Qualche volta, non sempre, se si raccolgono molte firme, dei risultati positivi si ottengono.

Ma non dobbiamo limitarci a questo. Come non dobbiamo limitarci a “ retwittare” dei tweet che ci sembrano particolarmente significativi o mettere il “mi piace” sui post, pubblicati su facebook, relativamente ai quali siamo particolarmente d’accordo, o condividerli.

Dovremmo anche (e soprattutto?) fare altro e, almeno una volta, ritornare a quello che facevamo in passato.

Partecipare di nuovo e in misura maggiore a manifestazioni, di protesta o propositive, impegnarci più attivamente in associazioni, i cui obiettivi ci risultano condivisibili, e, perché no, anche all’interno dei partiti e dei sindacati, pur tentando ancora, in quest’ultimo caso, di cambiare radicalmente le loro attuali, e criticabili, modalità di funzionamento.

Certo è più difficile e più impegnativo rispetto ad una firma su una petizione che troviamo sul web.

Ma i risultati potranno essere più importanti.

E, questo, dipende solo da noi. E, citando Gaber, non dimentichiamoci che “libertà è partecipazione”.




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