lunedì 12 luglio 2010 - Trilussa

Saldi: fenomeno ossessivo-compulsivo in tempo di crisi

Oramai ci sono due Italie, quella dei saldi e delle auto blu e quella degli abbandonati d’Abruzzo.

Saldi: fenomeno ossessivo-compulsivo in tempo di crisi

Crolla la spesa media mensile delle famiglie italiane. Lo dice l’Istat con il rapporto annuale che registra un -1,7% rispetto allo scorso anno. Scendono in particolare i consumi alimentari, specie nelle regioni meridionali, fra le poche voci che i bilanci ormai risicatissimi degli italiani consentono di tagliare: il calo è del 3%. La diminuzione, spiega l’istituto di statistica, segue l’incremento osservato nel 2008, essenzialmente dovuto alla sostenuta dinamica inflazionistica che aveva caratterizzato questi beni.
 
“La percentuale di famiglie che dichiara di aver diminuito nel 2009 la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto all’anno precedente «è pari al 35,6%».

Il 63% delle famiglie «dichiara di aver diminuito solo la quantità, mentre il 15% di aver diminuito, oltre alla quantità, anche la qualità». Rispetto al 2008, diminuisce la spesa media mensile per pane e cereali, per oli e grassi, per patate frutta e ortaggi, per zucchero, caffè; in diminuzione risulta anche la spesa per bevande”.

In questa segnalazione dell’Istat c’è quindi la riprova di una effettiva difficoltà delle famiglie italiane in questo periodo di forte crisi economica. La difficoltà è più forte nel meridione dove maggiore è la disoccupazione e minori sono le entrate delle famiglie a causa della esasperata competizione per i pochi posti di lavoro disponibili che determina il triste fenomeno del lavoro nero e dei salari ridotti all’osso, se non addirittura arbitrariamente ridotti.
 
Paradossalmente nelle stesse regioni abbiamo i massimi compensi per la classe politica locale (sempre la solita oramai da decenni, tranne rare eccezioni, con oltretutto livelli minimi di efficienza) e le spese maggiori per i servizi bancari sia in termini di costi di tenuta di conto che di interessi su mutui e prestiti. Elementi che non aiutano certo, assieme a tutti quei milioni di euro europei che la burocrazia e il malaffare regionale non riesce quasi mai a trasformare in progetti e lavoro, al benessere di quelle disgraziate regioni.
 
In controtendenza, in questo caso sono gli esperti e non l’Istat a rilevarlo, è aumentata la ricchezza dei ceto medio-alti per un aumento consistente dei loro depositi, dovuta in parte alle agevolazioni contabili in cui questo governo è stato abbastanza generoso (tipo condoni, agevolazioni e rientro di capitali dall’estero) ed in parte perché una maggiore incertezza del futuro finanziario ha condizionato e parzialmente contenuto le loro spese di tipo voluttuario (questi non risentono certo dell’aumento del pane o della benzina della gente comune!).
 
La situazione di disagio economico attuale nel nostro paese riguarda quindi soprattutto le famiglie monoreddito, le famiglie di operai ed impiegati specie nel meridione d’Italia e contrasta in maniera molto decisa con le immagini che passano in questi giorni su ogni canale televisivo: giorni di saldi estivi.
 
Frotte di donne, uomini e pensionati, adulti e bambini, giovani e anziani, sani e anche qualche malato che non ha voluto rinunciare alla festa, si sono dati tutti appuntamento in tutte quelle cittadelle dello sconto, della firma, del regalo, dell’affare che sono sorte come funghi in ogni parte di’Italia, enormi, invadenti e anonime, con il beneplacito di Amministrazioni Comunali poco accorte che hanno di fatto scambiato il bene con il benessere e il benessere con la felicità.
 
Lì non si vede la crisi.
 
“Scusi signora ma lei quanto pensa di spendere con questi saldi?” “Ma, non so, forse fino a 1500 se trovo robina che mi piace!” “E lei?” “Vede, sto guardando, qualcosa trovo di sicuro, c’è così tanta bella roba!”

E’ oramai una saga, un rito, un fenomeno ossessivo-compulsivo come direbbero gli psichiatri. Quando è tempo di saldi bisogna andare ed acquistare, perché non si può perdere l’affare, non si può rinunciate alla “firma” strappata a quasi metà prezzo. Se poi il capo non serve, se è un tarocco, se ce lo mettiamo una volta e poi giace per mesi nell’armadio non importa, si può sempre far vedere il capo all’amico o all’amica che sgrana gli occhi e domanda “ma quanto l’hai pagato? Nooooo!!”

E’ un rito che si ripete ad ogni inizio estate e inizio inverno e che coinvolge migliaia di cittadini che addirittura arrivano da località anche molto lontane sprecando, con il costo della trasferta, anche il vantaggio dello sconto.

Ma il richiamo è troppo forte, come pure la speranza di fare l’”affare”, come la soddisfazione di passare una giornata intera a vedere e toccare quei capi di abbigliamento di marca di solito inavvicinabili e che ci fa sentire un po’ Vip, come il desiderio di apparire dei gran furbacchioni che riescono a comprare risparmiando e suscitando l’invidia dei molti che non possono permettersi di acquistare niente.

E allora non ci capiamo più niente e ci domandiamo quale è la vera Italia, quello dei terremotati d’Abruzzo che fanno ore di treno per andare a reclamare i loro diritti a Roma o quelli che le fanno invece per arrivare alle cittadelle dei saldi, agli Outlet della Moda. Quelli che non sanno come arrivare a fine mese e fanno un piccolo prestito in banca, vergognandosi anche un po’, per portare i figli al mare almeno in un fine settimana, o quelli che possono spendere 1500 euro per sciocchezze solo per il gusto di spendere.

Forse sono entrambi l’Italia, oramai da tempo spezzata in due, con la metà maggiore che se ne frega della crisi e diventa sempre più ricca, con l’evasione fiscale, i privilegi di casta, con l’auto blu e quella minore invece, sempre la solita, purtroppo, condannata a subire le conseguenze della crisi, a subire i tagli, i blocchi, le rinunce imposte dall’Europa, fino ad arrivare al sopruso sociale quando si pensa di colpire, con questa ultima perfida manovra, perfino i diritti e le miserie dei portatori di handicap.




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