martedì 27 settembre 2016 - Camillo Pignata

Riforma Costituzionale: contro alcuni luoghi comuni

Questa riforma è "cosa buona e giusta", perché supera il bicameralismo.

Questa riforma è "cosa buona e giusta", perché riduce il numero dei parlamentari.

Questa riforma è "cosa buona e giusta", perché riduce i costi di funzionamento delle istituzioni.

Questa riforma è "cosa buona e giusta", perché velocizza il processo di formazione delle leggi.

Questa riforma è "cosa buona e giusta perché se vincono i "no", si blocca il processo riformatore.

Questa è la litania dei luoghi comuni che ascoltiamo e ascolteremo nelle prediche televisive.

Sono solo spot elettorali, senza argomentazioni e ragionamenti.

Non basta la parola, occorre ragionare.

Questa riforma supera il bicameralismo. Questa riforma non supera il bicameralismo, perché non elimina il Senato,che resta con funzioni diverse, ma resta e, in alcuni casi, con poteri paritari rispetto a quelli della Camera.

Il Senato può rinviare le leggi alla Camera, fare proposte .Sono ben 16 le materie per leggi bicamerali per le quali opera la navetta.

Non si elimina il Senato, si elimina il diritto dell’elettore a votarlo. Non si elimina il Senato, si creano occasioni di conflitti tra le due camere, che dovrebbero essere risolti dai presidenti delle due camere.

E se non sono d’accordo? Si rischia di bloccare l'attività del Parlamento.

 Questa riforma riduce il numero dei parlamentari.

La definizione del numero dei parlamentari non può che essere il risultato della combinazione ottimale tra rappresentatività degli interessi delle articolazioni sociali del Paese, e la governabilità.

In sostanza si tratta di stabilire quanta rappresentatività, e quindi quanti parlamentari, s'intende sacrificare, per raggiungere la velocità ottimale nella produzione delle leggi.

Questa riforma riduce i costi di funzionamento delle istituzioni e velocizza il processo di formazione delle leggi.

E d’altra parte, non si può trascurare l’importanza e la necessità del risparmio negli organismi pubblici. Non si risparmiano un miliardo di euro o cinquecento milioni, come è stato detto. Il risparmio è ben poca cosa. Secondo la ragioneria generale dello stato si risparmiano solo 60 milioni di euro l’anno.

Così come non si può sottovalutare, la velocità di formazione degli atti legislativi.

Risparmio dei costi delle istituzioni e velocità del processo legislativo non devono essere i criteri ispiratori della costruzione della riforma.

I criteri ispiratori sono: la velocità di realizzo degli obiettivi delle leggi, e la democrazia del processo formativo.

La domanda è cosa si può fare per approvare leggi che raggiungono presto i suoi obiettivi.

La domanda è cosa si può fare per velocizzare il processo formativo, nel rispetto della dialettica democratica.

Occorre velocizzare, ma nel rispetto della democrazia e dei diritti dell'opposizione. E per fare questo bisogna incidere sulle cause reali della lentezza della politica.

Le cause reali della lentezza delle leggi

Esperienze precedenti ci hanno rivelato che non si è inciso sulle cause reali della lentezza delle leggi. L’utilizzo spropositato dei decreti legge, la ghigliottina, la riduzione dei tempi di intervento, non sono valsi a scongiurare alcuna inefficienza.

Regole nate per velocizzare non hanno velocizzato.

 Le norme sul bicameralismo si sono rivelate ininfluenti sui tempi del processo legislativo, perché non sono la causa reale della lentezza del processo legislativo.

 Se le inefficienze del processo legislativo non dipendono dalla doppia lettura, dai regolamenti delle camere, da che cosa dipendono?

 I fattori accellerativi del processo legislativo.

 La realtà e la politica marciano a velocità diverse. Non ci sono vie di mezzo, la realtà o si anticipa o si rincorre. Fino ad oggi la politica ha rincorso e non anticipato la realtà, e ciò deriva dal pragmatismo, dal decidere giorno per giorno. Se ritardi e vischiosità del processo legislativo sono imputabili al pragmatismo, la politica deve abbandonare l’approccio pragmatico. Ma sopratutto deve sviluppare una visione politica,e con essa la capacità di produrre progetti proiettati nel futuro, che coprano più anni. Insomma deve acquisire un approccio programmatico alle problematiche socio/economiche del Paese.

 Dunque niente pragmatismo, niente rincorsa della realtà, ma programmazione e visione politica per velocizzare la produzione delle leggi.

 E d’altra parte, il contingentamento dei tempi di intervento, la ghigliottina, e l'eliminazione di un ramo del Parlamento, sono strumenti di inefficienza politica, giacché riducono:

 a) la qualità delle leggi e quindi la loro capacità di fornire i servizi ai cittadini in tempi rapidi;

 b) il grado di democrazia nel loro processo elaborativo.

 Per questo, una riforma del Senato deve assicurare anche, con la modifica dei regolamenti parlamentari, il pieno sviluppo del confronto dialettico tra maggioranza e minoranza.

 La doppia lettura, la discussione, il ragionamento, non sono una perdita di tempo, ma consentono una costruzione meditata della normativa e servono ad evitare possibili errori. Il controllo interno dei due rami del Parlamento, le valutazioni di giornalisti ed intellettuali, sono un contributo fondamentale per la qualità del provvedimento.

 E la qualità del provvedimento assicura la sua velocità nel raggiungimento degli scopi per cui esso è nato, siano essi un incentivo alla imprese, il finanziamento di un'opera pubblica o un taglio irpef.

 La legge è un servizio al cittadino, e per questo non esaurisce la sua funzione con la pubblicazione della legge sulla gazzetta ufficiale, ma con il suo utilizzo da parte dei cittadini.

 Una legge che completa rapidamente il suo processo formativo non è veloce, se non raggiunge rapidamente i suoi scopi, per difficoltà di utilizzo conseguenti a difficoltà interpretative ,e per carenza di atti operativi semplici per il cittadino che li usa, e per il burocrate che li applica.

 Se una legge, offre un incentivo alle imprese e queste fanno fatica ad utilizzarlo, la velocità formativa di questa legge, non contribuisce alla competitività delle imprese beneficiate.

 Se una legge, offre una qualche provvidenza finanziaria ai più poveri, e questi fanno fatica ad utilizzarlo, per la farraginosità e complicanza dell’iter burocratico,la velocità formativa di questa legge, non contribuisce ad aiutarli in tempo utile,ma li lascia,chissà per quanto tempo, nella loro situazione di indigenza, alle prese con le difficoltà burocratiche.

Questa riforma se non viene approvata blocca il processo riformatore.

Se vincono i no, si blocca il processo riformatore ,che rende più efficiente il sistema decisionale.

Nessun blocco del processo riformatore

Se vincono i "no", è sempre possibile presentare una riforma costituzionale alternativa, diretta ad efficientare il sistema decisionale del Parlamento,con la sfiducia costruttiva, con l'introduzione nei regolamenti parlamentari della corsia preferenziale per i disegni di legge governativi, con la costituzionalizzazione della questione di fiducia. 

Una cosa è il monocameralismo, per velocizzare il sistema decisionale del Governo.

Altra cosa è il monocameralismo, per razionalizzare il sistema decisionale del Parlamento.

Nel primo caso, l'obiettivo è la velocità di approvazione delle leggi.

Nel secondo caso,l 'obiettivo è la qualità delle leggi.

 




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