lunedì 17 ottobre 2016 - Camillo Pignata

Riforma Costituzionale: conoscenza e pubblicità

Una modifica costituzionale sottoposta a Referendum deve essere analizzata, chiarita e spiegata ai cittadini, nel rispetto della par condicio, e non pubblicizzata dal Governo, perché la riforma appartiene a tutti i cittadini.

La riforma stabilisce regole fondamentali della nostra vita presente e di quella futura, che vanno rappresentate per quello che sono, senza gli interventi manipolativi, distorsivi della pubblicità. Per questo hanno bisogno di una vita propria, per evitare il rischio di una rappresentazione che confonde realtà normativa effettiva e realtà virtuale, il significato vero con quello comunicato o pubblicizzato.

Per di più, la gestione governativa della pubblicità della riforma ha creato solo confusione, mettendo insieme cose diverse che devono stare separate, riforma e governo, così la pubblicita della prima è diventata pubblicità del secondo, provocato divisioni in un campo dove c’è bisogno di unità.

E d’altra parte il ricorso a tale strumento può dar luogo a vari contenziosi,come è avvenuto di recente con il ricorso del M5S e di Sel, contro la scheda elettorale, assimilata dai ricorrenti ad uno spot pubblicitario. Ma tutto ciò è l’inevitabile conseguenza della riduzione della riforma ad atto governativo.

Indifferenti a tutti questi rischi, Renzi e il Governo, alla ricerca di voti e di consensi per il “sì”, hanno cercato, in modo assillante ed ossessivo, di influenzare le le nostre scelte con una marea di spot che ha invaso i terreni vergini della normativa costituzionale.

Hanno messo in moto una macchina massmediale di propaganda, che ha utilizzato tutto e tutti, le frasi ad effetto della Boschi, lo spot di Benigni, il ponte sullo stretto, ma anche le pressioni internazionali del mondo della finanze. 

E tutto ciò per non ragionare, per evitare che altri ragionassero sui singoli articoli, sui singoli commi, perché analizzare, riflettere e spiegare sarebbe stato controproducente per il governo, avrebbe rivelato la confusione e il pasticcio e la puzza di fascismo, che esalava da più parti questo disegno costituzionale.

Abbiamo assistito ad una vera e propria aggressione mediatica, contro spettatori frastornati, e comunque incapaci di sottrarsi all’influenza di stampa e tv. E ciò mentre i comitati per il no , non hanno saputo e potuto svolgere un ruolo comunicativo altrettanto possente, per cui gli spazi dedicati alle ragioni del “sì” sono stati molto più ampi di quelli dedicati alle ragioni del “no”.

Una chiara violazione della par condicio, rilevata dall’A.G.C.O.M, ma pubblicata solo dopo molte richieste della vigilanza Rai, e per di più non sanzionata. Un atto grave, verso la Commissione e i cittadini, che hanno diritto a conoscere in termini equilibrati le posizioni a confronto, per un voto libero e consapevole. Ben altro rispetto avrebbero meritato i cittadini , che sono stati lasciati soli, a parlare di partigiani, Casa Pound, di Benigni, di Renzi e della Boschi, senza il supporto di un’analisi appropriata delle realtà normativa, ad interrogarsi sul significato e sulle ragioni della riforma, senza avere risposta.

 



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