lunedì 3 ottobre 2016 - Camillo Pignata

Renzi - Zagrebelsky. Dopo il confronto che cosa è rimasto: conoscenza della riforma o propaganda referendaria?

Fanno a gara, stampa e tv a dissertare su chi ha vinto e chi ha perso, nel confronto Renzi/ Zagreblesky, moderato da Mentana. Ma il punto non è stabilire chi ha vinto o chi ha perso, il punto è stabilre se i cittadini ne sanno di più o di meno della riforma, se il confronto ha prodotto più propaganda o più conoscenza.

Certo, non c’è stato confronto sul merito della normativa, sugli articoli, sui comma del disegno di legge. Non c’è stato e non ci poteva essere, perchè Renzi non voleva e non poteva spiegare, ma solo fare propaganda. Non c’è stato e non ci poteva essere, perché è impossibile sintetizzare, nei tempi televisivi di un talk, questioni complesse come quelle che gravitano intorno alla riforma. E così solo pochi hanno capito, mentre il resto della gente era impegnato più che a capire, a vedere chi vinceva, ad arrabbiarsi o gioire per l’arroganza del Premier, per le difficoltà comunicative del professore. I suoi sforzi di spiegare, di chiarire, sono valsi a ben poco, anche per il livello alto delle argomentazioni.

E dunque solo pochi hanno capito: che la riforma è stata fatta per migliorare il nostro sistema decisorio; che la riforma sconvolge l’intera seconda parte della Costituzione, senza raggiungere gli obiettivi; che il sistema resta bicamerale, imperfetto, ma bicamerale; che la riforma non può essere atto di governo; che un governo non può presentare al suo popolo un testo incomprensibile come l’articolo 70, perché il voto deve essere libero e consapevole.

Ma se la spiegazione alta e cattedratica di una riforma è allergica ai più, non sono invece comprensibili e accattivanti, i luoghi comuni le frasi a effetto, specie se ascoltati in continuazione.

La riduzione del numero dei parlamentari, dei costi di funzionamento delle istituzioni. e dei tempi di approvazione delle leggi, sono un mantra che ha imperversato per mesi su stampa e tv ed è entrato nella mente degli italiani creando convinzioni e consensi. 

E così anche "la palude", gli anni attesi per il varo di una buona riforma, conoscere subito chi ha vinto, e “dulcis in fundo” il solito ricatto: se vincono i "no", si blocca il processo riformatore. E in questo contesto, si è dissolto come neve al sole quel contributo di conoscenza che ci sarebbe stato se la trasmissione fosse stata diversa, con protagonisti diversi. Ed invece abbiamo assistito ad un festival dell’arroganza, dell’ipocrisia e dell’ignoranza, che la tv ha trasformato in umiltà, lealtà e conoscenza.

Questo è avvenuto con buona pace di Mentana che tutto questo sapeva quando ha organizzato il confronto. Con buona pace di tutti i comitati per il “no” che ben conoscono i meccanismi comunicativi, anche quello del confronto slogan/ragionamenti, che esalta i primi e umilia i secondi e rovescia le parti in commedia, rendendo l’umile arrogante e l’arrogante umile, l’ignorante professore e il professore ignorante.

Colpa di Mentana? No Mentana ha fatto il suo mestiere, fare audience, e c’è riuscito. Colpa dei comitati del “no”, che erano i più interessati a far capire alla gente i contenuti della riforma, fino ad oggi occultati da una stampa serva.

I comitati del no, per quanto inesperti di comunicazione, sanno benissimo che la tv è manichea: bianco o nero, buono cattivo non c’è spazio per il grigio.

Sanno benissimo che in un confronto tra slogan e ragionamenti, tra asserzioni ed argomentazioni, i primi silenziano sempre i secondi.

E quindi ben potevano capire che il confronto Renzi/Zagreblesky, non andava bene per il tipo di trasmissione, per le qualità di comunicatore dell’avversario, di gran lunga superiori a quelle del professore.

 

E allora, perchè hanno accettato il confronto? Potevano chiedere una intervista.

Potevano inviare una persona diversa, anche meno brava in diritto, ma più brava a comunicare, e forse avrebbero evitato una trasmissione di propaganda, contribuito a costruire una trasmissione di conoscenza della riforma, più che mai necessaria per capire una riforma pasticciata e non spiegata.

 




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