martedì 29 novembre 2016 - Aldo Giannuli

Referendum Costituzionale | Soglie di vittoria: come analizzare il voto del 4 dicembre?

Come nelle altre occasioni, cerchiamo di capire il valore del voto del 4 dicembre non solo in riferimento a chi supererà il 50%, ma anche in riferimento all’ampiezza del consenso e delle sue particolarità (distribuzione territoriale, questione voti all’estero ecc).

Nonostante questa volta ci siano solo due voci (Si e No) da valutare, a differenza delle elezioni dove ci sono i risultati delle due o tre coalizioni e degli 8 o 9 partiti che di solito partecipano, l’interpretazione di questo risultato deve tener conto di un notevole pluralità di punti di vista da considerare. Ovviamente il dato fondamentale sarà chi prende un voto più dell’altro e vince, ma c’è modo e modo di vincere (o di perdere).

Cominciamo dal rapporto fra voto effettivo ed aspettative: i sondaggi, in genere danno il "no" al 52-53% e questo è il risultato che in genere la gente si aspetta. Ma si tratta di sondaggi che considerano anche il voto all’estero o no? E questo è già un primo problema che però considereremo a parte. Per cui il fronte del "Si" parte in qualche modo “avvantaggiato” nel senso che se dovesse vincere anche di un solo voto, avrebbe superato la prova e invertito le previsioni. Un secondo vantaggio sta nel fatto che il fronte del "si" è costituito dal solo Pd, salvo poca insalata di contorno, mentre il No assomma tutti gli altri, per cui, anche con un 48-49% Renzi si confermerebbe segretario del partito di maggioranza relativa mentre gli altri sono una pura sommatoria aritmetica, messa insieme occasionalmente dal quesito referendario.

Però andrebbero considerati anche i fattori opposti: in gennaio il Si registrava sondaggi con valori molto elevati (in qualche caso intorno al 60%) ed in più ha goduto di un appoggio mediatico senza precedenti. Per cui un risultato inferiore indicherebbe una vittoria morale dell’opposizione. Ma come è noto “vincitore morale” è sinonimo di perdente e quello che conta è chi vince e, dunque, se vince il Si questo dato apparirà irrilevante e nessuno si degnerà di notarlo ma, vice versa, se vince il No questa considerazione farà di “moltiplicatore” del senso di vittoria.

Ma facciamo alcune ipotesi a scaglione:

a-  SI vincente oltre il 52-52%: vittoria piena di Renzi che ragionevolmente porterà al voto appena possibile, magari con l’Italicum (il risultato potrebbe influire anche sulla Corte Costituzionale) così da vincere al primo turno con il 40%; anche la Ue dovrebbe tenerne conto, dato il risultato il controtendenza rispetto alle sconfitte delle élite al potere; ovviamente ci sarebbe una durissima epurazione nel partito (si e no sarebbe rieletto il solo Cuperlo. L’esito potrebbe essere sintetizzato in una sola parola: regime. Crisi economica permettendo.

b-  SI vincente di misura, dal 50,1 al 52%: Renzi uscirebbe rafforzato dalla prova, ma non del tutto padrone della situazione, sarebbe assediato da quanti l’avranno aiutato e che passerebbero a riscuotere. Inoltre dovrebbe misurarsi anche con gli umori della Corte Costituzionale e fare i conti sul quando e come andare a votare ed intanto misurarsi anche con gli effetti di spesa delle regalìe elettorali con una Ue meno comprensiva di quanto non lo sia stata sino al voto. Probabile scissione del partito ad opera di D’Alema.

c-  NO vincente di strettissima misura: Renzi incasserebbe il colpo dimettendosi nella notte stessa dei risultati, ma resterebbe segretario del partito, anche se potrebbe manifestarsi una fronda (Franceschini, Emiliano, Rossi, forse i piemontesi); magari potrebbe ottenere un reincarico o quantomeno imporre un Presidente del consiglio di suo gradimento (in fondo, senza il Pd non c’è maggioranza possibile). Una eventuale bocciatura della legge (anche perché la sopravvivenza del Senato spingerebbe la Corte in questo senso) complicherebbe non poco la vita a Renzi che, dovendo trovare una maggioranza per una nuova legge elettorale dovrebbe rivolgersi a Fi che detterebbe le sue condizioni. Il fronte del no, ovviamente si scomporrebbe subito non avendo mai avuto alcuna reale solidarietà interna, il M5s chiederebbe le elezioni subito, ma senza sponde in altri partiti resterebbe isolato come al solito. Probabilissima scissione del Pd. Insomma, mare mosso con moto ondoso in aumento

d-  Vittoria netta del NO fra il 53 ed il 55%: corrisponderebbe, ovviamente ad una secca sconfitta di Renzi che si troverebbe subito una sommossa nel partito. Facilmente a questo si sommerebbe una pronuncia sfavorevole della Corte sulla costituzionalità dell’Italicum. Forti difficoltà nel trovare una nuova legge elettorale e concreta possibilità di andare a votare in primavera con un qualche “consultellum”. Scissione quasi certa del Pd e marea montante del M5s. Sarebbe la fine del renzismo ma non del Pd.

e-  Vittoria travolgente del No oltre il 56%: sarebbe la fine del Pd. Le elezioni sarebbero inevitabili, salvo attendere il giudizio della Corte ed andare a votare con quel che resta della legge dopo la sentenza. spinto a frantumarsi (da vedere se già prima delle elezioni), questo potrebbe tanto avvantaggiare il M5s quanto sfavorirlo, togliendogli il principale avversario. Vice versa, potrebbe giovare alla destra che potrebbe riorganizzarsi approfittando un sistema semi proporzionale.

Dato variabile: che succede se il SI prevale grazie al voto degli italiani all’estero: scontato il ricorso del comitato del No per le diverse irregolarità già emerse (ad esempio, il ministero ha dato al solo Pd gli indirizzi di quanti si sono iscritti nelle liste dei votanti all’estero e questo comporta già una violazione dell’uguaglianza delle condizioni di partenza, poi ci sono molti altri dubbi sulla procedura), in ogni caso, sarebbe la situazione più difficile da equilibrare: il risultato, anche se dovesse risultare formalmente ineccepibile, sarebbe politicamente debolissimo perché chiunque capisce che non puoi perdere sul territorio nazionale e vincere con i voti presi in Argentina o Australia.

Altra variabile: è normale che ci sia un’alternanza di risultati fra regione e regione, soprattutto se il risultato finale dovesse ruotare intorno al 50% per ciascuno dei due schieramenti, ma la cosa si caricherebbe di significati politici più minacciosi se, ad esempio, ci fossero risultati troppo divaricanti fra Nord e Sud con medie del 60% dei No da una parte e, viceversa del Si dall’altra.

Infine vedremo la distribuzione di voto per classi di età e strati sociali (nei limiti in cui ciò è possibile in consultazioni di questo tipo).




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