sabato 3 dicembre 2016 - Aldo Funicelli

Referendum Costituzionale: Zagrebelski risponde a Scalfari. Il "NO" innovativo

Zagrebelsky risponde a Scalfari, sempre su Repubblica, sul referendum: si parla di riforme,di Ventotene, dei principi della Costituzione e del perché voterà no al referendum:

Vengo, caro Scalfari, a quella che tu vedi come un'ostinazione. Mi aiuta il riferimento che tu stesso fai a Ventotene e al suo "Manifesto", così spesso celebrati a parole e perfino strumentalizzati, come in quella recente grottesca rappresentazione dei tre capi di governo sulla tolda della nave da guerra al largo dell'isola che si scambiano vuote parole e inutili abbracci, lo scorso 22 agosto.
C'è nella nostra Costituzione, nella sua prima parte che tutti omaggiano e dicono di non voler toccare, un articolo che, forse, tra tutti è il più ignorato ed è uno dei più importanti, l'articolo 11. Dice che l'Italia consente limitazioni alla propria sovranità quando - solo quando - siano necessarie ad assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni. Lo spirito di Ventotene soffia in queste parole. Guardiamo che cosa è successo. Ci pare che pace e giustizia siano i caratteri del nostro tempo? Io vedo il contrario. Per promuovere l'una e l'altra occorre la politica, e a me pare di vedere che la rete dei condizionamenti in cui anche l'Italia è caduta impedisce proprio questo, a vantaggio d'interessi finanziario-speculativi che tutto hanno in mente, meno che la pace e la giustizia. Guardo certi sostegni alla riforma che provengono da soggetti che non sanno nemmeno che cosa sia il bicameralismo perfetto, il senato delle autonomie, la legislazione a data certa, ecc. eppure si sbracciano a favore della "stabilità". Che cosa significhi stabilità, lo vediamo tutti i giorni: perdurante conformità alle loro aspettative, a pena delle "destabilizzazioni" - chiamiamoli ricatti - che proprio da loro provengono.
Proprio questo è il punto essenziale, al di là del pessimo tessuto normativo che ci viene proposto che, per me, sarebbe di per sé più che sufficiente per votare No.
La posta in gioco è grande, molto più grande dei 47 articoli da modificare, e ciò spiega l'enorme, altrimenti sproporzionato spiegamento propagandistico messo in campo da mesi da parte dei fautori del Sì. L'alternativa, per me, è tra subire un'imposizione e un'espropriazione di sovranità a favore d'un governo che ne uscirebbe come il pulcino sotto le ali della chioccia, e affermare l'autonomia del nostro Paese, non per contestare l'apertura all'Europa e alle altre forme di cooperazione internazionale, ma al contrario per ricominciare con le nostre forze, secondo lo spirito della Costituzione. Si dirà: ma ciò esigerebbe una politica conforme e la politica ha bisogno di forze politiche. E dove sono? Sono da costruire, lo ammetto. Ma il No al referendum aprirà una sfida e in ogni sfida c'è un rischio; ma il Sì non l'aprirà nemmeno. Consoliderà soltanto uno stato di subalternità.
Questa, in sintesi, è la ragione per cui io preferisco il No al Sì e perché considero il No innovativo e il Sì conservativo.
Ti ringrazio dell'attenzione. A cose fatte avremo tempo e modo di ritornare su questi temi con lo spirito e lo spazio necessari.

E' la risposta anche all'intervista del presidente del Consiglio sul Corriere, dove Renzi parla dei figli, che vorrebbe che non crescessero assistendo a talk dove si parla di casta (lo dica anche ai sostenitori del "Sì") e che, è vero, se non passa il "Sì", ha paura per la povera gente, per il potere d'acquisto, per il risparmio. Per il governo tecnico che potrebbe arrivare, per gli allarmi che arrivano dai mercati...

Una politica che gioca sulla paura, che tratta i giovani a colpi di bonus, non è una politica riformista.

 
 


2 réactions


  • pv21 (---.---.---.6) 3 dicembre 2016 17:50

    SOTTO voce >

    A quanti INDECISI che reprimono l’idea di votare No per “paura” delle paventate conseguenze negative, come a quanti CONVERTITI al Si dalla “speranza” di cambiare in meglio.


    Primo.

    Stiamo già registrando alcuni sgradevoli “risvolti” collaterali di riforme sin qui varate (art.18 e jobs act, buona scuola, competenza servizi pubblici, conversione Banche popolari, ..).

    Secondo.

    Più che il passaggio ad un ragionato monocameralismo (foriero di stabilità oltre che di semplicità e velocità procedurale) sembra il terreno ideale per dei futuri accesi “conflitti” politici. Con contrapposizioni alimentate anche dalla fin d’ora prevedibile necessità di apportare vari “correttivi” a un sistema/testo mal formulato (v. art.57, art.70, ..)”.


    ERGO.

    Nel mettere mano alla Costituzione la vera chiave di volta è andare Avanti con Metodo


    • pv21 (---.---.---.6) 3 dicembre 2016 18:02

      PS > Chi “spera” di cambiare in meglio legga bene (e memorizzi) quanto sopra esplicitato al SECONDO punto.

      Saluti …


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